L'espansione di Erdogan nel Mediterraneo Commento di Marco Ansaldo
Testata: La Repubblica Data: 15 agosto 2020 Pagina: 15 Autore: Marco Ansaldo Titolo: «Droni e jet Erdogan vuole il Mediterraneo»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 15/08/2020 a pag. 15 con il titolo "Droni e jet Erdogan vuole il Mediterraneo" la cronaca di Marco Ansaldo.
Marco Ansaldo
Era il Mare Nostrum, oggi è sempre più il Mare Turco. Per ragioni e motivi diversi. Ma è innegabile, nei fatti, che Ankara sia oggi il protagonista assoluto del Mediterraneo orientale. Come dimostra l’incidente dell’altra notte, quando una mini-collisione al largo di Rodi fra una nave da guerra turca e una greca hanno fatto temere il peggio, e che una possibile guerra potesse aprirsi fra Ankara e Atene. Ipotesi non scongiurata del tutto, visti i nodi che si stanno intrecciando in quel lembo di mare dove già Francia, Stati Uniti, Libia, Egitto, Cipro e pure Italia sono presenti con mezzi di mare e di aria, mentre da distante Israele, Germania e tutta l’Unione europea guardano agli sviluppi con preoccupazione. Ieri il Consiglio d’Europa ha tenuto una riunione straordinaria sull’offensiva di ricerca energetica (gas e petrolio) decisa dalla Turchia oltre il proprio territorio marittimo. Un summit chiesto da Atene, al quale i vertici europei hanno infine risposto con un avvertimento: «Stop alle tensioni». Ma Recep Tayyip Erdogan negli ultimi giorni è stato chiaro: «Quelli sono i confini spirituali della Turchia». Una dichiarazione inequivocabile, che si lega alla recente presa del museo di Santa Sofia a Istanbul per ritrasformarlo in moschea, e la spiega nella sua concezione neo ottomana di conquista. «Avevamo detto che avremmo risposto a qualsiasi attacco – ha dichiarato - e abbiamo risposto nella maniera necessaria. E che l’avrebbero pagata cara. Se sarà il caso risponderemo ancora, perché la nostra nave da ricerca Oruc Reis continuerà la sua attività fino al 23 di agosto». Erdogan ha poi parlato con la cancelliera tedesca Angela Merkel e con il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel. «Siamo rimasti d’accordo di riprendere un processo non appena la tensione scenderà». Le circostanze dell’incidente non sono evidenti. Secondo alcuni media greci, la fregata Limnos avrebbe urtato e danneggiato la nave da guerra turca Kemal Reis che scortava la Oruc Reis al largo fra Rodi e Creta. Per l’agenzia turca Eha, la Kemal Reis ha intercettato e danneggiato la nave greca, costringendola a tornare in porto. Il portale Greek city times mostra però in alcune foto dell’esercitazione fatta dalla Marina francese con quella greca che la Limnos sarebbe intatta. L’altro ieri il capo di Stato francese Emmanuel Macron, dopo avere scritto due tweet in greco, ha mandato un paio di aerei e la fregata La Fayette nel Mediterraneo a sostegno delle forze armate greche e cipriote. Erdogan non ha lasciato passare l’intervento senza accusare Parigi: «Un Paese che non ha nemmeno una costa nel Mediterraneo orientale. Fatemi essere molto chiaro: non cercate di mettere su uno show». Droni turchi hanno così cominciato a sorvolare per la prima volta l’isola di Rodi e 11 fra jet e droni delle Forze Armate di Ankara hanno accompagnato la loro nave da ricerca. Il punto del confronto sono i confini marittimi turchi con le isole greche. La Oruc Reis da settimane vuole trivellare nelle acque dell’atollo greco di Castellorizo, a 580 chilometri dalla Grecia continentale, ma a soli 2 km dalla turca Kas. Ankara rivendica uno spazio che corrisponde, in parte, a quello che aveva nell’Impero ottomano. Intende oltrepassare il Trattato di Sevres del 1920 e il Patto di Losanna del 1923 che riducevano quelle frontiere, e non riconosce l’Accordo di Parigi del 1947 che toglieva all’Italia il Dodecaneso consegnandolo ad Atene. Ecco perché oggi Erdogan dice: «La Turchia non si lascerà imprigionare dalle isole greche ». E siamo solo alle prime battute.
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