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L’accordo tra Israele e gli Emirati Arabi Uniti: una svolta nella storia del Medio Oriente?
Analisi di Antonio Donno
Benjamin Netanyahu, Donald Trump, Mohammed Bin Zayed Bisognerà attendere la fine dei colloqui tra la diplomazia israeliana e quella degli Emirati Arabi Uniti per avere il quadro completo degli accordi di pace tra i due paesi. Ma la notizia data daTrump, confermata da Netanyahu e da Mohammed Bin Zayed, non lascia dubbi sull’importanza storica dell’evento. Netanyahu ha inanellato un altro successo fondamentale nella sua lunga carriera alla testa di Israele e, dal canto suo, Trump può essere definito come il presidente americano che ha rivoltato la storia del Medio Oriente nella direzione della costruzione di una regione che può aspirare ad un assetto meno conflittuale e, in prospettiva, pacificato. Il mondo arabo sunnita sta prendendo coscienza che la sua esistenza e il suo sviluppo non possono prescindere da una nuova fase della storia del Medio Oriente, in cui la presenza di Israele è un fattore di importanza capitale sul piano politico e su quello economico. L’intreccio di questi due aspetti è, perciò, cruciale ed essi vanno considerati contestualmente per avere un quadro più chiaro di quello che si sta muovendo in un settore, quello sunnita, decisivo per la pace e il progresso della regione. Innanzitutto, l’avvio degli accordi di pace tra Israele e gli Emirati Arabi Uniti è un colpo molto duro per l’Iran. Posti in uno snodo strategicamente decisivo nel Golfo Persico, gli Emirati, con la loro ricchezza petrolifera, pongono una seria sfida alla pretesa di Teheran di essere la potenza primaria nella geopolitica del Golfo e della propaggine occidentale del Mar Arabico. Di conseguenza, lo Stretto di Hormutz, di fatto finora controllato dall’Iran, che dalla sua sponda minaccia militarmente, come si è visto nel passato, il transito delle petroliere e di altre navi di ogni paese, è ora affidato anche alla sua controparte geografica, gli Emirati Arabi Uniti, che stanno discutendo un trattato di pace che potrà avere anche risvolti militari importanti. Dunque, Abu Dhabi, la capitale del paese, ha compiuto un passo fondamentale per la propria sicurezza. Un colpo molto duro per l’acciaccato regime degli ayatollah. Il passo compiuto dagli Emirati Arabi Uniti può essere l’anticamera di avvenimenti a catena nel mondo arabo sunnita.
Già in precedenza Netanyahu aveva preso contatti con l’Oman e ancor più con il regime saudita. In quest’ultimo caso, il ruolo avuto da Mike Pompeo, Segretario di Stato americano, è stato fondamentale. Se l’Arabia Saudita e l’Oman dovessero intavolare colloqui di pace con Israele, la carta politica del Medio Oriente sarebbe stravolta. I paesi arabi sunniti, posti sulla sponda della Penisola Arabica, una volta conclusi i trattati di pace con Israele, cancellerebbero la storica pretesa iraniana di essere il paese geo-politicamente padrone del Golfo Persico. Esso diventerebbe definitivamente Golfo Arabico, sciogliendo un contrasto secolare che aveva contrapposto il mondo arabo a quello persiano. Ma, accanto al problema geo-politico, si deve tener conto di un altro fattore che i paesi arabi sunniti da tempo stanno attentamente valutando: la potenza economica di Israele e la sua eventuale proiezione nell’intero Medio Oriente. Si tratta di un aspetto che Trump aveva fin dall’inizio preso in considerazione quando aveva dato inizio a una nuova politica americana nella regione; e ciò era avvenuto in stretto coordinamento con il governo di Netanyahu. Questa visione congiunta tra i due paesi si era posta due obiettivi in connessione reciproca: l’avvicinamento del mondo sunnita a Israele da punto di vista politico e, nello stesso tempo, economico. Israele è ormai una potenza economica planetaria, grazie a uno sviluppo nel campo tecnologico e informatico che ha destato l’ammirazione internazionale. Le sue innovazioni sono così rivoluzionarie da non poter essere ignorate dai paesi della regione mediorientale che devono pensare ad un loro futuro non esclusivamente legato alla ricchezza petrolifera. Sicurezza e sviluppo, quindi, sono due fattori inscindibili che opportunamente il mondo sunnita ha preso in considerazione, sollecitato dall’apertura di credito politico offerta dal progetto comune israelo-americano. L’incontro tra Israele e gli Emirati Arabi Uniti ha, dunque, una valenza rivoluzionaria per il Medio Oriente. Ciò si deve alla felice intuizione del presidente americano, che, fin dai primi tempi del suo mandato, ha ritenuto che gli Stati Uniti dovessero avere un ruolo decisivo nella ridefinizione politica di una regione del mondo fondamentale per gli equilibri internazionali e per la stessa esistenza dello Stato degli ebrei.
Antonio Donno |
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