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Il Manifesto Rassegna Stampa
13.08.2020 Sconfitta la verità: per il tribunale di Roma Gerusalemme non è capitale d'Israele
Il Manifesto applaude, ma la realtà è un'altra

Testata: Il Manifesto
Data: 13 agosto 2020
Pagina: 1
Autore: Tommaso Di Francesco, Vincenzo Vita
Titolo: «Stavolta i palestinesi hanno vinto»

Riprendiamo dal MANIFESTO di oggi, 13/08/2020, a pag.1, con il titolo "Stavolta i palestinesi hanno vinto" il pezzo di Tommaso Di Francesco, Vincenzo Vita.

Forse gli arabi palestinesi e la loro linea al solito intransigente hanno vinto. Ha perso, però, la verità, che è stata calpestata permettendo alle menzogne che delegittimano Israele di affermarsi. Il tribunale di Roma è stato complice di questo passaggio, ma la realtà dei fatti è una sola: è Gerusalemme la capitale che lo Stato di Israele ha liberamente scelto.

Ecco l'articolo:

Paolo D'Arpini: ....digita
Gerusalemme, capitale d'Israele

Il tribunale di Roma - sezione diritti della persona e immigrazione - ha emesso un'ordinanza lo scorso 3 agosto di grande valore internazionale. E a nostra memoria è la prima volta che questo accade da parte di una assise italiana. Una ordinanza che recita: «...ordina alla Rai radiotelevisione di trasmettere nel corso della prossima puntata del programma L'eredità una rettifica, espressamente riferita a quanto accaduto nel corso delle puntate del 21 maggio e del giugno 2020, contenente la dichiarazione che "il diritto internazionale non riconosce Gerusalemme quale capitale dello Stato d'Israele"... ». È il risultato positivo dell'azione intentata dagli avvocati Dario Rossi di Genova e Fausto Gianelli di Modena, come difensori di due associazioni di palestinesi (associazione Palestinesi in Italia con sede a Milano e associazione Benefica di Solidarietà con il popolo palestinese di Genova), contro l'atteggiamento tenuto dalla Rai in merito alla capitale di Israele. Facciamo un passo indietro. Durante la puntata dello scorso 21 maggio del programma preserale L'eredità, il conduttore Flavio Insinna chiese alla concorrente Simona quale fosse la capitale di Israele. La risposta giusta « è Tel Aviv» fu corretta (4 volte) in'Gerusalemme•. Ovvie e immediate le proteste della comunità palestinese di Roma e il caso fu ripreso proprio da il manifesto. Fu inviata una richiesta di rettifica alla Rai, basata sull'evidenza di fatto e di diritto.

Rai - Wikipedia

Le risoluzioni del diritto internazionale e le decisioni delle Nazioni unite hanno sempre ribadito ciò che si trova in un normale manuale di studio: malgrado Rai/Gerusalemme Stavolta i palestinesi hanno vinto diversi tentativi israeliani e, da ultimo di Donald Trump, la capitale è Tel Aviv, e non Gerusalemme (fin dal 1947 regolata da un regime speciale di Ecittà sotto regime internazionale'). Insomma, affermare che Gerusalemme è la capitale non è solo un grave errore, bensì una forma di esplicita lotta politica. Dentro il generale contesto di occupazione delle terre palestinesi, considerate dal governo di Tel Aviv (appunto) un territorio coloniale perdi più condannato all'apartheid. Una prima replica venne dal direttore di Rail Stefano Colet ta con una missiva all'ambasciatrice Abeer Odeh: parole, però, difensive e imbarazzate. Nella edizione del 5 giugno il presentatore Insinna pronunciò una parzialissima correzione, purtroppo assai pilatesca : «...abbiamo ritenuto di non entrare, noi che non abbiamo titolo, in una disputa così delicata, e ci scusiamo per averla involontariamente evocata, e per questo ai fini del gioco consideriamo nulla questa domanda...». Ma è nulla anche la risposta giusta? Intanto si era tenuto un sit-in davanti al cavallo di viale Mazzini per sollecitare l'azienda pubblica che tergiversava. Voci maligne suggerivano la notizia che la rettifica fosse inizialmente di ben maggiore chiarezza, vanificata poi da qualche manina sensibile alle enormi pressioni che arrivano se si tocca il governo israeliano e la questione palestinese. Un governo, di Netanyahu(e Gantz)-che perla precisione se la batte con Orbán e Bolsonaro. Ragionevolmente, dunque, le comunità palestinesi si sono ritenute insoddisfatte e, in assenza di una precisa presa di posizione Rai, hanno adito le vie legali. Con successo. Ora che succederà, dopo una sentenza così esplicita ed importante-a nostra memoria è la prima di una assise italiana su una crisi internazionale? La trasmissione, chissà se diretta dallo stesso conduttore, riprenderà non prima di settembre. Il tempo è una variabile rilevante. II ricordo rischia di appannarsi. Certo non si mancherà di tenere viva la memoria. Qual e il sugo della storia? Innanzitutto, come è bene sottolineare sempre, la lotta paga. Insistere, insistere, insistere. La vicenda Tel Aviv-Gerusalemme, inoltre, non riguarda solo un quiz e neppure un esame di geografia. E un simbolo di una tragedia attualissima e collettiva, delle colpevoli ambiguità del consesso internazionale, che si piega docilmente ai diktat di un governo di destra-destra. Ancora. Lo strafalcione è pure figlio di una brutta abitudine della Rai: comprare chiavi in mano format, in questo caso dall'asso pigliatutto Banijay (nata nel 2019 dall'unione di Magnolia e Drymedia), che ha acquisito la blasonata Endemol e oggi domina il mercato. Già. E la qualità dei testi? E la correttezza del prodotto? Urge, dopo il sintomo grave, indagare sulla malattia. La Rai si ricordi di essere un servizio pubblico e non una improvvisata stazione commerciale. Se non viene da lì il buon esempio, da chi allora? Una proposta concreta. Invece di aspettare la prossima puntata del programma, non è preferibile risolvere il tutto con una notizia nel Tgl? In fondo, la novità dell'ordinanza del tribunale è di per sé una notizia, che non può e non deve passare sotto silenzio. La verità è parte integrante dell'etica della buona informazione.

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