sabato 23 novembre 2024
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Lo dice anche il principe saudita Bin Salman: Khamenei è il nuovo Hitler


Clicca qui






La Repubblica Rassegna Stampa
07.08.2020 Macron e patto Grecia/Egitto contro Erdogan
Analisi di Enrico Franceschini,Marco Ansaldo

Testata: La Repubblica
Data: 07 agosto 2020
Pagina: 27
Autore: Enrico Franceschini-Marco Ansaldo
Titolo: «Macron, un'alleanza contro la Turchia-Patto Grecia-Egitto sui confini marini La Turchia però non ci sta:È nullo»

Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 07/08/2020 alle pagg. 27 e 4 i due pezzi di Enrico Franceschini e Marco Ansaldo

Il piano di Erdogan: un “esercito dell'Islam” per distruggere Israele e  poi...

Macron, un'alleanza contro la Turchia 

ENRICO FRANCESCHINI | Cristofariphoto
 Enrico Franceschini

Una tragedia, avvolta in un disastro, dentro una polveriera. Parafrasando Churchill sulla Russia , l'apocalittica esplosione che ha devastato Beirut riannoda tutti i fili di una crisi. • a pagina 27 Mano tesa al Libano e sfida alla Turchia con l'aiuto di Grecia e Egitto Il grande gioco di Macron di Enrico Franceschini Una tragedia, avvolta in un disastro, dentro una polveriera. Parafrasando la nota massima di Churchill sulla Russia ("un rebus, avvolto in un mistero, dentro un enigma"), l'apocalittica esplosione che ha devastato Beirut con una potenza paragonata a un decimo della prima bomba atomica, riannoda tutti i fili della crisi che da quasi mezzo secolo investe il Libano, ponendo le basi per una resa dei conti. Quattro ex primi ministri locali chiedono una commissione d'inchiesta internazionale affIdata all'Onu o alla Lega Araba sulle ragioni della sciagura, ma fra loro c'è Saad Hariri, il premier che ha dato le dimissioni sei mesi fa sull'onda della protesta popolare per un crollo economico che ha portato il Paese alla bancarotta. Domanda giustizia pure il presidente cristiano maronita Michel Aoun, ma l'alleanza di ferro da lui stretta con i militanti islamici scifi di Hezbollah, manovrati dall'Iran, fa dubitare della sua imparzialità. La zona del porto epicentro della deflagrazione è nrourio sotto il controllo di Hezbollah, che potrebbe anche decidere di collaborare con le indagini, ma certamente con l'obiettivo di assicurarsi che non colpisca i suoi interessi. Molti sapevano che 2750 tonnellate di nitrato d'ammonio depositate da anni in un magazzino erano una bomba a orologeria. Fra i libanesi cresce la rabbia. "L'Hiroshima di Beirut", come viene soprannominata, riflette lo storico malgoverno che ha condotto il Libano al collasso. La guerra civile del 1975-1990 e una lunga scia di attentati terroristici lo hanno consegnato a fazioni religiose militarizzate e dinastie politiche che, dietro un'apparenza di democrazia, spartiscono il potere tra un clientelismo dilagante. il Fondo Monetario Internazionale stava negoziando un aiuto da 10 miliardi di dollari a sostegno di una spaventosa crisi economica a cui si è aggiunta la pandemia, ma anch'esso è in dubbio di fronte alle drammatiche negligenze rese più macroscopiche dall'esplosione di questa settimana, vista dagli stessi libanesi come un nuovo, gigantesco] accuse nei confronti della classe dirigente. Adesso, privato del suo porto principale, il Libano è ancora più in ginocchio. Sebbene tutto il mondo gli offra giustamente assistenza per questa catastrofe senza precedenti, la solidarietà non basta, come ha detto il presidente francese Macron arrivando ieri a Beirut: «Sono qui anche per proporre un nuovo patto politico per attuare riforme, cambiare il sistema, fermare le divisioni, combattere la corruzione». La missione del capo dell'Eliseo coincide con l'annuncio di un accordo marittimo, energetico ed economico fra Grecia ed Egitto In contrapposizione con quello firmato lo scorso anno fra Turchia e governo libico di Tripoli. Coincidenza probabilmente non casuale: dietro le quinte si intravede anche qui la mano della Francia, umiliata dalla Turchia In Libia e decisa a rispondere ad Ankara in quel Libano che una volta era un suo cortile mediorientale. Un "grande gioco" nel Mediterraneo, con Parigi in cabina di regia. il Libano è un puzzle complicatissimo che mescola bancarotta, estremismo, corruzione, coronavirus e infine una "città perduta" sotto l'effetto di una scossa analoga a un terremoto. Eppure non mancano strumenti per cercare di risolverlo. Uno è internazionale: la risoluzione 1701 dell'Onu del 2006. aoorovata all'unanimità dal Consiglio di Sicurezza, che chiedeva tra l'altro il disarmo di *** Hezbollah e la smilitarizzazione della zona di confine con Israele, recentemente teatro di nuovi scontri; così come la sentenza del Tribunale Speciale in Olanda contro quattro membri di Hezbollah per l'assassinio del primo ministro Rafiq Hariri (padre di Saad), attesa per stamane ma rinviata al 18 agosto per il lutto libanese, L'altro dipende dai libanesi: quindici anni or sono la "rivoluzione dei cedri" ottenne il ritiro delle forze armate siriane con una pacifica rivolta di popolo che anticipò la forza dirompente della "primavera araba". È possibile che la "bomba" di Beirut produca una ribellione simile. Con una capitale un tempo chiamata "la Parigi del Medio Oriente", una società multiconfessionale (per metà cristiana), grandi tradizioni commerciali, un formidabile potenziale turistico, una leggendaria gioia di vivere a dispetto di decennali conflitti e famosi espatriati che gli danno lustro, dall'avvocatessa dei diritti umani Amal Clooney al politologo Nassim Nicholas Taleb autore del best-sellerll cigno nero, il Libano dovrebbe essere un modello per l'intero mondo arabo. L'Occidente deve fare tutto ciò che può affinché possa diventarlo. L'iniziativa di Macron potrebbe essere la prima mossa.

 Patto Grecia-Egitto sui confini marini La Turchia però non ci sta:È nullo

Marco Ansaldo
Marco Ansaldo

L'accordo ha l'obiettivo di cancellare l'intesa Tripoli-Ankara siglata meno di un anno fa Una sfida strategica per gas e petrolio di Marco Ansaldo Egitto e Grecia firmano un patto nel mare per opporsi a Libia e Turchia. Un accordo nuovo, inatteso, che ha l'intenzione dichiarata di cancellare l'intesa siglata nemmeno un anno fa da Tripoli e Ankara "da gettare - intima Atene - nel cestino". In una zona che va a sovrapporsi, e in buona parte addirittura a incrociarsi con l'area compresa dal Memorandum d'intesa sottoscritto nel novembre 2019. ll Mediterraneo orientale diventa cosi sempre più i1 teatro di un possibile scontro fra le potenze che lo delimitano, e ne hanno scoperto tutte le potenzialità primarie in termini strategici. Al Cairo i due ministri degli Esteri di Egitto e Grecia, Sameh Shoukry e Nikos Dendias, hanno firmato «un accordo che traccia le frontiere marittime e crea una Zona economica esclusiva fra i due Paesi». I ministri hanno sottolineato il senso anti-turco dell'iniziativa. E con Macron nelle stesse ore a Beirut il fronte anti-Ankara, di cui Parigi fa parte, ha voluto battere un colpo. Shoukry ha spiegato che l'intesa «consente di trarre profitto dalle risorse che si trovano nell'area», riferendosi a gas e petrolio. E il collega greco ha aggiunto che l'accordo è «l'opposto, l'esatto contrario» di quello firmato da Ankara con Tripoli. Per Dendias il patto consentirà al due Paesi «di fare fronte, fianco a fianco, a tutte le sfide». Immediata e durissima la risposta turca. Con questa nota del ministero degli Esteri: «Non c'è alcun confine marittimo tra Grecia ed Egitto. Un'intesa che viola i diritti della Libia. La Turchia non riconosce il valore giuridico dell'accordo annunciato e firmato oggi, nullo. Mostreremo sul campo e a livello diplomatico la nostra idea di questo accordo. La Turchia non permetterà alcuna attività in queste zone e continuerà a difendere con determinazione nel Mediterraneo orientale i diritti propri e dei turco-ciprioti». Il Memorandum d'intesa firmato il 27 novembre 2019 fra il governo di Erdogan e quello libico di Serra,' aveva segnato una svolta per il Mediterraneo orientale. Ha dato il via libera alle forze armate di Ankara per poter entrare in territorio libico e cacciare i ribelli del generale Khalifa Haftar che, sostenuti da mercenari russi, stavano assediando Tripoli e la Tripolitanla, rispingendoli verso la Cirenaica. Ha concesso "un'area franca" alle navi turche, che seçondo diverse accuse violano l'embargo portando armi sulla costa libica e non permettono controlli né a francesi né ad americani. E sta avviando perla Turchia una stagione di intense trivellazioni, non più entro i confini marittimi della Repubblica turca dl Cipro Nord, ma ben più a sud, oltre Cipro greca, la sola riconosciuta a livello internazionale. Questo disegno ha ampliato per Erdogan i poteri di esplorazione dei mari, dandogli una posizione strategica invidiabile, da cui sarà difficile scostarlo. Ecco perché Egitto e Grecia hanno reagito. Con la Francia e la Russia alle loro spalle. Ma ora, al solo guardare la mappa, c'è un confronto incrociato pericolosissimo nell'area chiamata un tempo "Mare Nostrum".

Per inviare alla Repubblica la propria opinione, cliccare sulla e-mail sottostante, oppure telefonare:06/49821


rubrica.lettere@repubblica.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT