La grande collera delle Chiese di Gerusalemme..per non pagare le tasse dovute
Analisi di Michelle Mazel
(Traduzione di Yehudit Weisz)
La chiesa del Santo Sepolcro, l'arma del ricatto per non pagare le tasse sulle proprietà commerciali
Tre delle più alte autorità cristiane di Gerusalemme, il Patriarca greco-ortodosso, il Custode di Terra Santa e il Patriarca armeno, messe da parte le loro rivalità di campanile, per una volta si sono uniti in un vibrante appello. No, non si tratta di protestare contro la decisione del Presidente turco di trasformare Santa Sofia in una moschea; né di insorgere contro le persecuzioni dei cristiani in Medio Oriente e men che meno in Africa.
C'è invece un problema davvero molto urgente che riguarda i beni ecclesiastici. Sappiamo che nel corso dei secoli, i greco-ortodossi, gli armeni ed i cattolici - questi ultimi tramite l'intermediazione della Custodia, responsabile sin dal XIII secolo degli interessi della Chiesa cattolica in Terra Santa - hanno acquisito numerosi terreni. Non tutti questi ultimi sono stati utilizzati per l'istituzione di chiese, conventi e altri edifici di culto. Alcuni sono stati soggetti a contratti di locazione più o meno a lungo termine e vi sono stati costruiti anche degli edifici residenziali. E’ da diversi anni che il Patriarcato greco-ortodosso cerca di vendere i suoi diritti su tali edifici e finalmente sta per concludersi un accordo definitivo. Resta però solo un ostacolo: l'ammontare delle tasse a cui saranno soggette queste transazioni.
In assenza di un accordo, il comune di Gerusalemme, nel cui territorio si trovano le proprietà in questione, si rifiuta di rilasciare un certificato attestante che i terreni sono liberi da qualsiasi debito. In Israele, come altrove, la legge fondiaria e le relative imposte sono particolarmente complesse e in caso di controversia è necessario ricorrere ai tribunali. Un’ opzione, quest’ultima, che a quanto pare le autorità ecclesiastiche non gradiscono.
Difendendo a spada tratta il loro collega greco-ortodosso, il Custode di Terra Santa e il Patriarca armeno hanno apposto la loro firma su un appello urgente al Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu. Lo sollecitano a ordinare senza indugio al Ministero della Giustizia, e più specificamente al vice consulente legale del governo, di porre fine a quello che definiscono “il suo atteggiamento ostile”. Secondo una figura religiosa di alto livello, “la cattiva volontà dei funzionari rischia di danneggiare le relazioni del mondo cristiano con lo Stato di Israele e di causare l'adozione di misure estreme come, ad esempio, la chiusura del Santo Sepolcro in segno di protesta” .
La minaccia non è vana. Già nel febbraio del 2018, il comune di Gerusalemme aveva preso la decisione di assoggettare alle imposte sui beni immobili le strutture non religiose appartenenti alle Chiese. Si trattava principalmente di ristoranti per una clientela essenzialmente laica e non solo per i pellegrini, ed il mancato pagamento di tali imposte costituiva una concorrenza sleale per gli altri ristoranti della città. Il patriarcato latino allora aveva deciso semplicemente di chiudere il luogo più sacro della cristianità. “Abbiamo deciso di compiere questo passo senza precedenti: chiudere la Chiesa del Santo Sepolcro”, avevano annunciato di fronte al sito, prima di chiudere le sue pesanti porte di legno, dei responsabili greco-ortodossi, apostolici armeni e cattolici, per i quali le misure israeliane erano simili a “un tentativo di indebolire la presenza cristiana a Gerusalemme”. “ Questo ci ricorda tutte le leggi dello stesso tipo promulgate contro gli ebrei durante i tempi bui dell’ Europa”.
Apprezziamo il paragone, che aveva provocato uno scandalo e un “chiarimento” da parte del Vaticano. Ma allora la minaccia aveva sortito il suo effetto ed era stato trovato un compromesso. Succederà lo stesso anche questa volta? O al contrario, il Santo Sepolcro verrà nuovamente preso in ostaggio in un mero affare che riguarda un sacco di soldi?
Michelle Mazel scrittrice israeliana nata in Francia. Ha vissuto otto anni al Cairo quando il marito era Ambasciatore d’Israele in Egitto. Profonda conoscitrice del Medio Oriente, ha scritto “La Prostituée de Jericho”, “Le Kabyle de Jérusalem” non ancora tradotti in italiano. E' in uscita il nuovo volume della trilogia/spionaggio: “Le Cheikh de Hébron".