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La Stampa Rassegna Stampa
25.07.2020 Israele, no alla discriminazione degli omosessuali
Commento di Francesca Paci

Testata: La Stampa
Data: 25 luglio 2020
Pagina: 16
Autore: Francesca Paci
Titolo: «Israele, cade un tabù anti-gay. Diventa fuorilegge la pratica che discrimina gli omosessuali»
Riprendiamo dalla STAMPA di ieri, 24/07/2020, a pag.16, con il titolo "Israele, cade un tabù anti-gay. Diventa fuorilegge la pratica che discrimina gli omosessuali", il commento di Francesca Paci.

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Francesca Paci

OutRight Action International

Appena un anno fa l'allora ministro dell'istruzione israeliano Rafi Peretz, leader del partito nazional-religioso "Focolare ebraico" e attuale ministro degli affari di Gerusalemme, affermava in tv che «l'omosessualità si può curare» e che lui stesso aveva personalmente rimesso in sesto «alcuni malati». Cambiano i tempi, seppur meno rapidamente di quanto auspicabile. Così, se i parlamentari confermeranno la legge con cui la Knesset ha appena messo al bando quella pratica perversa, nota come "terapia di conversione" e diffusa, con poche virtuose eccezioni, in tutto il mondo, Peretz e gli altri dovranno alzare bandiera bianca. Anzi, arcobaleno. Israele, nella cui attuale 23esima Knesset siede la cifra record di 6 parlamentari gay dichiarati su 120, diventa così il primo Paese del Medioriente a emanciparsi dal tabù della "sodomia", l'ossessione omofobica sublimata nella missione salvifica di correggere i presunti vizi contro natura. Intorno, la umma musulmana picchia durissimo in materia e in molti casi prevede la pena capitale per i trasgressori del genere. Ma, a onor del vero, “la terapia di conversione" resiste anche nell'occidente liberal: secondo un rapporto recente di Outright International, nonostante il Parlamento europeo l'abbia condannata nel 2018 e Instagram non ne ospiti più le pagine pubblicitarie, solo 4 nazioni al mondo l'hanno esplicitamente vietata (a maggio scorso alla lista abolizionista si è aggiunta la Germania) . «La terapia di conversione nasce nell'illegalità e il suo posto è quello» plaude il ministro della difesa e prossimo premier Benny Gantz, l'alter ego di King Bibi. Il suo partito, Blue e Bianco, ha sostenuto l'iniziativa insieme alle sinistre scontrandosi con l'opposizione dura degli ultra ortodossi e del Likud (ostile, ad eccezione del ministro della pubblica sicurezza Amir Ohana, gay) . In realtà l'anima dell'operazione che ha spaccato la coalizione di governo, già di suo non compattissima, è Nitzan Horowitz, leader di Meretz e primo firmatario della proposta di legge. E' lui a spiegarci la portata storica di questo passo in avanti: «Non succedeva da tantissimo tempo che il Parlamento votasse una misura a favore di omosessuali e lgbtqi. Sebbene la comunità gay abbia grande influenza in Israele si è fatta strada per via mediatica e giuridica: non grazie ma malgrado la politica, un ambito dove grava il peso dei partiti religiosi». Correva l'anno 1990 quando l'Organizzazione Mondiale della Sanità rimuoveva l'omosessualità dalla lista delle malattie mentali. Praticamente ieri. Da allora celebri istituzioni mediche come l'American Psycohological Association mettono in guardia dalle conseguenze deleterie del voler cambiare a qualcuno il suo orientamento sessuale (un tempo si ricorreva anche alla lobotomia, oggi, generalmente, si prescrivono farmaci: ma fino a qualche anno fa a Gaza c'era un centro psichiatrico in cui venivano ricoverate le lesbiche, irraccontabile onta familiare).

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