L'Iran uccide una 'spia': ma il Messaggero è l'unica testata a dare risalto alla notizia Cronaca di Flavio Pompetti
Testata: Il Messaggero Data: 21 luglio 2020 Pagina: 13 Autore: Flavio Pompetti Titolo: «Iran, l'ultima sfida a Trump: 'Giustiziata spia della Cia'»
Riprendiamo dal MESSAGGERO di oggi, 21/07/2020, a pag.13 con il titolo "Iran, l'ultima sfida a Trump: 'Giustiziata spia della Cia' ", il commento di Flavio Pompetti.
Il Messaggero è l'unico quotidiano a dare risalto oggi alla notizia, ignorata o passata in secondo piano dalle altre testate.
Ecco l'articolo:
Nel cerchio rosso, Mahmoud Mousavi-Majd. Alla sua destra Qassem Suleimani
«Abbiamo impiccato un agente del Mossad» ha scritto ieri l'agenzia iraniana Fars nei comunicare la morte di Mahmoud Mousavi-Majd. Il cittadino iraniano era accusato di aver raccolto fonti di informazioni riservate, e di averle vendute «in cambio di somme ingenti in dollari» alle agenzie di intelligence straniere: la Cia e il Mossad. Una lettura più profonda della vicenda rivela pera una nebulosa di accuse non provate e di date non concordanti, che fanno sospettare una diversa interpretazione della realtà. Il governo di Teheran sembra intento a costruire accuse e sentenze in modo strumentale, a seconda delle emergenze politiche e del bisogno di inviare messaggi alla cancellerie estere con le quali non ha canali di comunicazione aperti. Secondo la stampa iraniana. Mousavi-Majd era stato arrestato già nell'ottobre del 2018, e aveva ricevuto una sentenza nel giugno del 2019. Non è chiaro se dopo quest'ultima data fosse stato rilasciato, ma nel processo che ha portato alla sua condanna a morte, è stato accusato tra l'altro di aver passato informazioni sugli spostamenti del generale dei Quds Qasem Solelmani.
L'ATTENTATO Informazioni che sarebbero poi servite alla Cia per eseguire il raid aereo del 3 di gennaio di quest'anno, durante il quale un missile lanciato da un drone: statunitense ha colpito e ucciso Soleimani nelle prossimità dell'aeroporto di Baghdad. L'esecuzione di Mousavi-Majd ieri mattina è avvenuta il giorno dopo il ritorno in patria del ministro degli Esteri iraniano Mohammed Javaci Zarif, reduce da una visita ufficiale in Iraq. Mousavi-Majd aveva viaggiato da giovane al fianco del padre, un uomo d'affari che aveva rapporti di lavoro con la Siria, e in questo paese era diventato un abile traduttore dall'arabo all'inglese. Forse era già Il all'inizio della rivolta contro Assad; di sicuro si era avvicinato al comando della forza di consulenza che l'Iran aveva inviato dopo lo scoppio della guerra civile a ldlib e a Latakia. E in questa funzione che sarebbe entrato in possesso delle informazioni che poi avrebbe venduto ad un agente della Cia in Medio Oriente. Il collegamento con la morte di Soleimani invece è menzionato nella fonte di agenzia, senza nessun riferimento specifico, e senza citare prove. L'ambizioso raid lanciato dalla Cia all'inizio dell'anno ha lasciato ferite profonde nell'orgoglio nazionale dell'Iran, e il presidente Rouhani l'indomani dell'attacco aveva promesso vendetta. A giugno le autorità giudiziarie del paese hanno emesso un mandato di cattura internazionale contro Donald Trump. con la promessa dl renderlo esecutivo quando il leader statunitense lascerà la Casa Bianca.
ESPLOSIONI MISTERIOSE A sei mesi dalle minacce, la vendetta non è ancora arrivata, se non nella forma di un bombardamento delle postazioni militari che ospitano i soldati statunitensi in Iraq. La cronaca locale ha invece registrato nell'ultimo mese esplosioni misteriose in prossimità della centrale nucleare di Natanz e dei complesso militare di Parchin; attacchi che l'intelligence iraniana ritiene di nuove essere opera dell'intelligence Usa. Le Guardie rivoluzionarie henna arrestato numerosi iraniani che sono stati dichiarati spie e collaboratori al soldo dei nemico straniero: diciannove l'anno scorso, otto da gennaio ad oggi, tutti accusati di aver passato segreti sul programma nucleare. Alcuni sono stati giustiziati, come Amir Rabimpuor, anche lui impiccato lo scorso febbraio a Teheran. Le esecuzioni soddisfano solo in parte la sete di rivalsa popolare che era emersa nei giorni successivi la morte di Soleimani. Sembrano centellinate dal governo, per dare l'impressione di un'attenzione continua al caso, e confermare la determinazione a non lasciare impunito l'oltraggio. Dietro le quinte della tensione, Iran e Usa continuano invece a comunicare, come indicano le frequenti trattative per lo scambio di prigionieri. Washington vorrebbe riaprire il tavolo del negoziato sul nucleare a condizioni molto più restrittive, ma deve stare attenta a non pigiare troppo l'acceleratore per evitare che il governo di Tehran esca dall'isolamento con un abbraccio totale delI'alleanza già in corso con la Cina.
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