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Il Foglio Rassegna Stampa
18.07.2020 La Francia e l'islam secondo Boualem Sansal
Lo intervista Giulio Meotti

Testata: Il Foglio
Data: 18 luglio 2020
Pagina: 3
Autore: Giulio Meotti
Titolo: «Il mea culpa senza perdono»
Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 18/07/2020 a pag.III, con il titolo "Il mea culpa senza perdono”, l'analisi di Giulio Meotti.

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Giulio Meotti

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Boualem Sansal

"La Francia ci deve ancora chiedere scusa", dichiara il presidente algerino Tebboune, dopo aver istituto per l'8 maggio la "giornata nazionale della memoria", in riferimento ai massacri dell'8 maggio 1945 perpetrati dall'esercito francese. Ma quale storia? Quale memoria? Sono le domande sollevate dallo scrittore algerino Boualem Sansal nel suo dialogo con Boris Cyrulnik, "France-Algérie: Résilience et réconciliation en Méditerranée", pubblicato da Odile Jacob. Secondo Sansal, l'obiettivo di questa richiesta di scuse del mondo arabo all'Europa è triplice: "Iscrivere la guerra di liberazione nella jihad globale della nazione araba e musulmana contro i crociati", "impedire che la conquista araba e il dominio ottomano venga considerate colonizzazione allo stesso modo di tutte le altre colonizzazioni", infine "oscurare il passato giudeo-cristiano prima dell'islam". Di decolonizzazione si parla da oltre un mese in occidente, dalle statue abbattute ai curricula universitari rivisitati. "La guerra totale contro l'occidente bianco giudaico-cristiano continua, portando ogni giorno cose nuove", dice Boualem Sansal in questa intervista al Foglio. E' l'autore di alcuni fra i romanzi più fortunati pubblicati in Francia negli ultimi anni, su tutti "2084". A ottobre, Sansal per Gallimard pubblicherà un nuovo lavoro, "Abraham: La cinquième alliance". "L'ultima novità è particolarmente feroce, si rivolge alle donne e agli uomini che hanno fatto la storia e la grandezza dell'occidente, a volte la sua vergogna. Denunciamo coloro che sono stati coinvolti nella colo "La visione razzista è sconfitta in occidente. Per gli islamisti c'è una sola razza, i musulmani, gli altri sono cani e maiali" "I leader occidentali non hanno mai capito l'islam né percepito le ossessioni e gli impulsi che influenzano la ummah nizzazione e nella schiavitù, domani inventeremo altre cose, come l'orientamento sessuale, l'appartenenza a determinati partiti, i precedenti penali. E a poco a poco l'occidente finirà per perdere la sua identità e la sua memoria e sarà un territorio morto. Se l'occidente cede su questo terreno, è morto senza appello". Veniamo all'Algeria. "Il senso di colpa è naturale, possiamo ovviamente rimpiangere alcune delle nostre azioni e fare ammenda a chi ha sofferto. Ciò che è pericoloso è lasciarsi prendere dall'eccesso: più ci si pente, più si alimenta la domanda di pentimento e di riparazione. Le cose stanno così perché alla base c'è la paura del conflitto, e la mancanza di coraggio per mettere fine a questo gioco assurdo che infantilizza l'uno e rende l'altro più piccolo.

Se a Monaco di Baviera i francesi e gli inglesi avessero detto `stop', la Seconda guerra mondiale non ci sarebbe stata. La codardia è stata fatale per molti popoli nel corso della storia". Nella nuova decolonizzazione occidentale subentrano le grandi dittature e autocrazie, Turchia, Cina, Russia e Iran. "La ruota della storia sta girando", spiega Sansal. "La Turchia, la Cina, la Russia, la Russia, l'Iran, il mondo arabo-musulmano, erano imperi potenti che l'occidente ha sconfitto, smantellato e saccheggiato. Oggi si dice: dobbiamo distruggere Roma per ritrovare la grandezza del passato. L'occidente si è indebolito, non è più in grado di difendersi, è in procinto di essere sconfitto, smantellato e saccheggiato a sua volta, tale è il significato della storia che si sta scrivendo sotto i nostri occhi. La prossima tappa ci dirà chi vincerà, la Cina imperiale, la Russia degli Zar, l'impero persiano degli Ayatollah o l'impero dei Califfi e del Rais? Il mondo arabo-musulmano ha un vantaggio sugli altri, ha una religione potente che sa mobilitare i suoi seguaci fino al martirio, le comunità musulmane in tutto il mondo che si organizzano e si rafforzano. Di fronte a tali avversari, l'Europa divisa e pusillanime non sa cosa fare, se non procrastinare e finire sempre per cedere. I suoi leader non sono chiaramente all'altezza del compito e i suoi popoli non sono in grado di affrontare le sfide". Da algerino, Sansal rifiuta il nuovo antirazzismo ideologico. "Mentre la visione razzista viene sconfitta in occidente, essa è molto attiva in molte parti del mondo. Per il conquistatore, l'altro, quello che viene a distruggere, è una razza vile. Per gli islamisti c'è una sola razza, i musulmani, gli altri sono cani e maiali". In Francia sul carro della guerra e della recriminazione razziale sono saliti subito gli islamisti. "Non ci dovrebbero essere dubbi, l'islamismo sta conducendo una guerra totale contro l'Europa e contro la Francia in particolare, la guerra razziale ne è un episodio, come lo è stata a lungo la guerra del velo o la guerra contro le discriminazioni miste, ecc". Si colpisce anche la grande letteratura. "Questo è il principio della guerra totale, non cessa mai e si combatte su tutti i fronti, secondo la regola del `sempre più alto, più forte, più veloce"'. La libertà di parola sta declinando ovunque. "La libertà di espressione sta per scomparire completamente. La tragedia è che l'occidente si sta mettendo la museruola, mantenendo un profilo basso e imponendo il silenzio alle voci libere per non `far disperare Billancourt', come diceva Sartre. Oggi Billancourt è la periferia, roccaforte di comunità in aperta rivolta contro il sistema bianco. Il caos crea ordine. C'è uno slogan islamista: `provocate il caos, apparirà la luce"'. Julien Benda scrisse "Il tradimento dei chierici". "Ci sono tre tipi di tradimento oggi", ci spiega Sansal. "Il tradimento attivo dell'intellettuale che, affetto dalla sindrome di Stoccolma, sposa le idee dei suoi rapitori; il tradimento egoista, quello della sinistra, per esempio, che sta radunando gli islamisti per sostituire i lavoratori, e il tradimento passivo, quello della maggioranza, attraverso un pusillanime silenzio. Ahimè, sembra che oggi i traditori siano molto più numerosi delle persone oneste". Sansal è rimasto colpito dalla mancanza di reazione occidentale alla reislamizzazione di Santa Sofia da parte dei turchi. Necip Fazil Kisakurek, il più importante poeta e polemista islamista dell'epoca, il 29 dicembre 1965, durante una conferenza su Santa Sofia, disse che la decisione di convertire la struttura in un museo fu come "mettere lo spirito dei turchi all'interno di un museo". Riferendosi al governo di Ataturk come a una "cricca", Kisakurek li accusò di aver commesso un atto di indicibile autolesionismo. Il poeta in quel discorso del 1965 disse anche che la riconversione a moschea della Basilica di Santa Sofia era solo una questione di tempo. Al tempo, Erdogan era solo un ragazzo di undici anni nel quartiere religioso della classe operaia di Kasimpasa a Istanbul. Quando Erdogan si è rivolto alla Turchia il 10 luglio dopo la sentenza della corte, ha citato la conferenza del 1965 di Kisakurek. Venerdì 24 luglio due imam e quattro muezzin reciteranno a Istanbul la prima preghiera islamica nella nuova moschea di Santa Sofia. E' l'anniversario del Trattato di Losanna, che ha tracciato i confini della moderna Turchia. "Erdogan vuole che il mondo occidentale lo guardi da vicino", scrive Selim Koru sul New York Times. Il presentatore Fatin Dagistanli, che lavora per l'emittente governativa Akit Tv, ha dato voce durante un'intervista al sogno proibito di molti musulmani conservatori, fedeli elettori di Erdogan: "La riconversione di Santa Sofia manda un messaggio importante. Questa mossa dovrebbe essere seguita dalla rinascita del Califfato. Porterebbe vantaggi politici ed economici. Sarebbe molto importante anche per lo sviluppo della umma musulmana". E lo stesso Erdogan che su Santa Sofia ha detto che si tratta di un messaggio a tutte le città che furono sotto il dominio islamico, compresa l'Andalusia. "L'islam lo ordina e il Profeta Maometto lo ha costantemente ripetuto ai credenti: i musulmani devono vivere uniti sotto lo stendardo assolutista di un califfo, l'unico rappresentante di Allah sulla terra" prosegue Sansal al Foglio. "Lo hanno fatto per quattordici secoli, fino al Ventesimo, quando i paesi occidentali smantellarono l'Impero Ottomano e lavorarono per l'abolizione del Califfato, avvenuta il 3 marzo 1924. Creando la Turchia, una repubblica moderna, laica, aperta al mondo, volendo integrarla nell'Unione europea, e incoraggiando d'altra parte la primavera araba a spingere i Paesi arabi sulla stessa strada della Turchia kemalista, si è creduto di aver messo fine alle minacce che i successivi califfati (arabi poi ottomani) avevano posto per secoli sul mondo, sull'Europa e sul Mediterraneo in particolare. Dopo la vittoria dei cristiani, i musulmani sono tormentati dall'idea di un ritorno del califfato per uscire dalla povertà in cui sono sprofondati con le decolonizzazioni, per riconquistare il potere di un tempo che faceva tremare il mondo e per punire gli occidentali per i loro crimini contro l'islam. Questo è il quadro storico attraverso il quale va letta la storia del mondo musulmano. Questo sogno è stato portato dagli arabi che credevano di ricostruire il califfato arabo così com'era ai tempi di gloria a Damasco, Baghdad, Il Cairo, Andalusia. Nasser, Saddam, Boumediene, Al Saud, Gheddafi, ci hanno creduto e hanno fatto di tutto per avere successo, grazie soprattutto al potere che il petrolio ha dato loro. Alla fine hanno fallito tutti. Gli islamisti hanno preso la fiaccola e ci sono quasi riusciti con al Qaeda e l'Isis. L'intera politica dell'Arabia Saudita è quella di unire la ummah sotto la sua bandiera e far risorgere il califfato. Oggi è Erdogan che cerca di farlo. Finora è riuscito in molte imprese, affermandosi come il padrone assoluto della Turchia, ricostruendo il suo potere economico e militare, islamizzando profondamente la popolazione. Con la trasformazione di Santa Sofia in moschea, in un momento in cui si sta imponendo in Libia e minaccia gli europei in vari modi (migranti, aggressione di una nave da guerra francese), ha compiuto forti atti simbolici che nei mesi e negli anni a venire produrranno notevoli effetti. Istanbul diventerà il centro del mondo musulmano e Santa Sofia detronizzerà Al Azhar e infonderà nuova energia al mondo musulmano. In generale, i leader occidentali non hanno mai compreso appieno l'islam, né hanno percepito correttamente le ossessioni e gli impulsi che stanno influenzando profondamente la Ummah. Oggi nessun leader europeo è all'altezza di Erdogan, tutti lo temono e fanno di tutto per compiacerlo. Gli unici leader che possono contrastarlo (Putin e Xi Jinping) preferiscono lasciarlo continuare a indebolire e screditare i leader europei, che ogni giorno mostrano debolezza e persino codardia sulla scena mondiale. Erdogan tiene in mano l'Europa, ne precipiterà il declino". Ma cosa prenderà il suo posto, se dovesse cadere? "L'occidente è ovunque in declino", conclude Sansal. "La pandemia di coronavirus ha accelerato il movimento. E così che Roma finì, minacciata dai conquistatori del Nord, dell'Est e del Sud. Si è divisa in due imperi. Bisanzio e parte dell'Impero Romano d'Occidente furono rapidamente conquistati. La fine dell'Europa non fermerà il mondo, che continuerà a girare". Quella che il Papa umanista Enea Silvio Piccolomini chiamò "la seconda morte di Omero e di Platone", riferendosi alla caduta di Costantinopoli nel 1453, avrebbe cambiato tutto. Le frontiere dell'occidente furono battute da una guerra nuova. E fu proprio l'indifferenza occidentale per quanto avveniva a Costantinopoli a segnarne la sorte. Come dirà Ferdinand Braudel nel 1985 a Châteauvallon, in Provenza, in un incontro con Hélène Ahrweiler, bizantinista e rettore della Sorbona, "noi l'impero bizantino l'abbiamo smembrato da vivo, proprio come prescrivono i libri di cucina quando dicono: `Il coniglio deve essere spellato vivo'! Noi abbiamo pelato viva Bisanzio". Forse, come dimostra la clamorosa decisione turca su Santa Sofia, continuiamo a pagare tormentati per quel tradimento.

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