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Zvi Mazel/Michelle Mazel
Diplomazia/Europa e medioriente
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Cronaca di ordinario antisemitismo 18/07/2020
Cronaca di ordinario antisemitismo
Commento di Michelle Mazel

(Traduzione di Yehudit Weisz)


ET AINSI DE SUITE DI JEAN-LUC MELENCHON. | AFV
Jean-Luc Mélenchon

Una frase molto breve, capitata quasi per caso, dopo una lunga intervista. Jean-Luc Mélenchon, presidente fondatore del movimento La France insoumise, deputato del quarto dipartimento delle Bocche del Rodano, ed ex candidato senza successo alle elezioni presidenziali, dove aveva ottenuto quasi il venti percento, rispondeva in diretta su BFMTV e RMC alle domande di Apolline de Malherbe. Un'intervista che tutto sommato filava liscia come l’olio. Poi, a due minuti dalla fine, la giornalista gli ha chiesto se durante le manifestazioni “la polizia dovrebbe starsene ferma come Gesù sulla croce, senza reagire.”  Una domanda leggermente provocatoria: ma cosa c’entra questo riferimento qui? Inoltre, qual è il rapporto tra la situazione della polizia di fronte alle minacce di una folla e quella di un condannato a morte che non è assolutamente in grado di reagire? Mélenchon senza pensarci due volte, risponde "Non so se Gesù fosse sulla croce. So chi lo ha messo lì, a quanto pare, sono stati i suoi compatrioti”… Una risposta che a sua volta, non ha nulla a che fare con la domanda posta e che solleva un certo numero di riflessioni. Dal punto di vista logico, è difficile conciliare la prima parte - non so se Gesù fosse sulla croce - e la seconda - so chi l'ha messo lì. Di fatto, secondo l'unica storia che abbiamo a disposizione, quella dei Vangeli, non erano "i compatrioti di Gesù" - bell’eufemismo, per non dire “gli ebrei ” - che lo avrebbero messo lì, ma dei soldati romani che agivano per ordine di un certo Ponzio Pilato che, secondo quello strumento essenziale che è Wikipedia, era “un cittadino romano, membro dell’ordine equestre, che dal 26 d.C., sotto il regno dell'imperatore Tiberio, e per dieci-undici anni , ebbe la carica di prefetto della Giudea.”  Quindi non era neanche ebreo. Giusto? Ma sappiamo che il Signor Mélenchon nutre i più neri sospetti riguardo ciò che secondo lui è l'onnipotente lobby ebraica. Non l’ha forse accusata di essere intervenuta nel far cadere la candidatura di Jeremy Corbyn e garantire così l'elezione di Boris Johnson? Questa volta ritorna alla terribile accusa che ha pesato per secoli sugli ebrei, definiti “popolo deicida” e come tali sottoposti a terribili persecuzioni, che hanno culminato con la Shoah. Un'accusa definitivamente respinta dal cosiddetto Concilio Vaticano II nel 1965, nella Dichiarazione “Nostra Aetate”. Siamo certi che il Signor Mélenchon, che all'epoca aveva quindici anni, non ne abbia mai sentito parlare. E senza dubbio la stessa cosa vale per la maggioranza dei suoi elettori. Dimostrando grande indulgenza verso il tribuno, la stampa francese nel suo insieme non ha ritenuto opportuno commentare i le dichiarazioni espresse su un canale francese di grande ascolto in prima serata. Eppure, alla vigilia della commemorazione di quella macchia indelebile che è stata la Rafle du Vel d'Hiv, ci saremmo aspettati che un grande quotidiano condannasse nel suo editoriale una frase dal pesante fetore di un’accusa che avremmo voluto credere scomparsa per sempre…

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Michelle Mazel scrittrice israeliana nata in Francia. Ha vissuto otto anni al Cairo quando il marito era Ambasciatore d’Israele in Egitto. Profonda conoscitrice del Medio Oriente, ha scritto “La Prostituée de Jericho”, “Le Kabyle de Jérusalem” non ancora tradotti in italiano. E' in uscita il nuovo volume della trilogia/spionaggio: “Le Cheikh de Hébron".


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