Steven Pinker sotto accusa Commento di Alberto Flores d'Arcais
Testata: La Repubblica Data: 17 luglio 2020 Pagina: 17 Autore: Alberto Flores d'Arcais Titolo: «Le accuse di razzismo al linguista superstar»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 17/07/2020, a pag.17, con il titolo "Le accuse di razzismo al linguista superstar", la cronaca di Alberto Flores D'Arcais.
Alberto Flores D'Arcais
Steven Pinker
L’accusa è pesante, perché si parla di razzismo. Lo è ancora di più perché arriva dal mondo a lui più vicino, quello dei suoi colleghi della Linguistic Society of America. Steven Pinker non è un semplice professore di Harvard. 65 anni, canadese naturalizzato americano, è uno degli psicologi cognitivi e dei linguisti più famosi al mondo, una celebrità del mondo intellettuale americano, premiato per i suoi studi e i suoi libri, ricercato da riviste più o meno sofisticate, seguitissimo sui social network. Un intellettuale da anni sulla cresta dell’onda (nel 2004 Time lo ha inserito nella lista dei cento uomini più influenti al mondo), tanto amato quando odiato e adesso accusato — non per quanto scrive ma per i suoi tweet — da 563 membri della società linguistica d’America, di «minimizzare le ingiustizie razziali» spesso «travisando i fatti nel momento in cui gli afroamericani si mobilitano contro il razzismo». Con una lettera aperta inviata diversi giorni fa alla Linguistic Society of America, i firmatari (che insegnano nelle più prestigiose università americane, britanniche e di altri Paesi), compresi diversi colleghi di Harvard, chiedono adesso che il nome di Pinker venga «cancellato dalla lista dei più illustri accademici». Come atto d’accusa allegano «sei rilevanti occasioni» in cui «è sistematicamente e direttamente in contrasto con gli obiettivi dichiarati della Lsa» Il primo è un tweet del 2015, in cui diceva che la polizia non spara ai neri in modo sproporzionato, ma che il problema sono «le troppe sparatorie della polizia». In altri post su Twitter (del 2017) sosteneva che «la polizia uccide troppa gente, sia bianchi che neri». Pinker, che ha sempre rivendicato la totale «libertà di opinione e parola» è uno dei 153 firmatari dell’appello che condanna l’intolleranza culturale, da sempre in prima linea nel denunciare quella che considera una «chiusura mentale » delle università americane più liberal.
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