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Il Foglio Rassegna Stampa
15.07.2020 La storia di Yuri Dimitriev e i gulag
Analisi di Paola Peduzzi

Testata: Il Foglio
Data: 15 luglio 2020
Pagina: 1
Autore: Paola Peduzzi
Titolo: «Riscrivere la storia e cancellare quella di Yuri Dmitriev, che ha svelato, cadavere per cadavere, i gulag staliniani»
Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 15/07/2020 a pag.1, con il titolo "Riscrivere la storia e cancellare quella di Yuri Dmitriev, che ha svelato, cadavere per cadavere, i gulag staliniani", l'analisi di Paola Peduzzi.

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Paola Peduzzi

Russian Historian of Stalin-Era Crimes Denied Bail Amid ...
Yuri Dmitriev

Quando Yuri Dmitriev fu arrestato la prima volta, alla fine del 2016, stava finendo di completare l'elenco di 64 mila nomi e cognomi di persone deportate nei gulag sovietici, il lavoro della sua vita, l'ossessione della sua vita: ricostruire le storie dell'orrore staliniano. Negli ultimi quattro anni Dmitriev è entrato e uscito di prigione, è stato agli arresti domiciliari, poi è stato riarrestato: l'accusa è di aver fatto foto di Natasha, sua figlia in affido, per scopi pornografici. Una corte ha stabilito nel 2018 che l'accusa non aveva fondamento, mentre molti appelli internazionali chiedevano la liberazione di Dmitriev, è una accusa del regime, è la cancellazione della storia fatta dal Cremlino, dicevano, ma la settimana scorsa un'altra corte ha chiesto per lo storico quindici anni di carcere per la solita accusa: pedofilia. Se c'è una forma di cancellazione che non ha bisogno di interpretazioni, di spiegazioni, di didascalie è proprio la storia di Dmitriev, che ha contribuito con il suo approccio scientifico a dare forma alla brutalità dei gulag. Nel libro “Never Remember: Searching for Stalin's Gulags in Putin's Russia”, Masha Gessen racconta questo lavoro di riconoscimento: “I certificati di morte potevano contenere due verità e una bugia, a volte una verità e due bugie. ‘La causa di morte' era solitamente una bugia - infarto, polmonite - ma a volte era la verità: esecuzione. La linea che più probabilmente conteneva la verità era quella che indicava la data di morte. Ma non potevi mai esserne sicuro, spesso i documenti sostenevano che una vittima dei gulag aveva vissuto molto oltre la vera data di esecuzione. E più spesso non c'era proprio nessun documento”. La Gessen presenta anche Dmitriev, che vuole riesumare tutti i corpi, catalogare tutte le ossa, mettere i nomi, costruire un archivio della memoria sovietica, mentre altri pensano che i corpi debbano restare dove sono, nel silenzio dei boschi, ma Dmitriev vuole buttare in faccia a tutti l'orrore e sul memoriale di Sandarmokh, inaugurato nel 1997, fa scrivere che “tra il 1934 e il 1941 qui sono state uccise almeno settemila persone del tutto innocenti”. Cosa ne sai che fossero innocenti?, gli chiedevano gli altri, e ci furono proteste perché Dmitriev cercava le storie e le persone e gli altri catalogavano ossa, perché lui era un attivista e non soltanto uno scienziato dei gulag. Vent'anni dopo, il Cremlino ha deciso di cancellare quella storia, un gruppo di storici della Russian Military Historical Society ha deciso che Sandarmokh doveva essere ricordato come il luogo in cui i soldati dell'Armata rossa erano stati vittime di crimini di guerra da parte delle forze armate della Finlandia che durante la Seconda guerra mondiale avevano occupato quella zona. La Society ha fatto una sua indagine sulla memoria, ha detto di aver trovato le prove di un'altra storia d'orrore che cancella quella del grande terrore staliniano e per confermarla ha usato ogni sistema per denigrare e svilire non soltanto il lavoro di Dmitriev, ma Dmitriev stesso. Natasha è stata tolta dalla casa di Dmitriev, “l'unica dove aveva trovato un po' di affetto”, dicono gli avvocati della difesa. Il nuovo processo in cui l'accusa chiede quindici anni di prigione per lo storico è stato fatto a porte chiuse, trapelano informazioni non verificate, nessuno sa per certo che cosa stia accadendo lì dentro. Fuori molti dicono che si sta cancellando la storia sotto i nostri occhi, lo fa il Cremlino e non ci sono proteste, non ci sono statue da abbattere. Solo una sentenza che arriverà il 22 luglio.

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