Politicamente corretto e genealogia: una storia tedesca Commento di Roberto Giardina
Testata: Italia Oggi Data: 15 luglio 2020 Pagina: 14 Autore: Roberto Giardina Titolo: «Rissa sull'albero genealogico»
Riprendiamo da ITALIA OGGI di oggi 15/07/2020, a pag.14 con il titolo "Rissa sull'albero genealogico" il commento di Roberto Giardina.
Roberto Giardina
Winfried Kretschmann
Ho sempre vissuto da straniero, o da estraneo, da quando ho tredici anni, siciliano a Roma, Torino, Milano. Italiano ad Amburgo, Parigi, Bonn, ora a Berlino. Dovrei andare in giro non solo con la carta di identità ma anche con un documento con il mio albero genealogico fino ai bisnonni? Nell'ondata antirazzismo che continua in Germania, per conseguenza di quanto accade negli Usa, viene messa sotto accusa la polizia del Baden-Württemberg: avrebbe avviato una Stammbaumrecherche, una ricerca appunto sulle radici etniche di quanti sono stati arrestati durante la notte di violenze che devastò il centro di Stoccarda il 20 giugno. Il bilancio fu di una ventina di agenti feriti, alcuni in modo grave. Sui 39 aggressori fermati, quindici erano immigrati, e sui 24 tedeschi undici avevano il passaporto, magari nati in Germania, ma erano di origine straniera, figli di profughi. Cioè in totale due terzi venivano da fuori.
Il ministro degli interni, il cristianosociale Horst Seehofer, si indignò: chi abusa della nostra ospitalità va subito espulso. Impossibile comunque per chi ha ottenuto la cittadinanza. Ma non è lui sotto accusa. La Süddeutsche Zeitung ha messo sotto accusa le autorità di Stoccarda, e subito si è sdegnata Frau Saskia Esken, leader dei socialdemocratici, e i verdi. La polizia è razzista. Ma, a quanto pare, non è vero: non risulta da nessun documento che il capo della polizia a Stoccarda abbia ordinato la ricerca genealogica, e non se ne parla nei verbali del consiglio comunale. C'è solo una domanda dei cristianodemocratici che si chiedono come mai i violenti erano in gran parte stranieri. È anche vero che i documenti ufficiali non sempre sono una sicurezza: l'ordine è stato forse impartito solo verbalmente. E una questione delicata e ogni parola di troppo rischia di provocare un'accusa di razzismo. Resta il fatto che i giovani in prima linea durante le devastazioni (auto in fiamme, vetrine infrante) erano in maggioranza stranieri. È un problema sociale, a che serve negarlo per rispettare il politically correct? Bisogna chiedersi il perché l'integrazione sia fallita. Senza dimenticare che da nove anni il Baden-Württemberg ha un premier verde, il primo e l'unico in Germania. Winfried Kretschmann, 72 anni, professore in pensione, ha dichiarato che «se i dati della polizia sono veritieri, è necessario compiere un'indagine sull'ambiente sociale dei giovani... la violenza rimane violenza, non importa se i genitori vengono dalla Siria o sono tedeschi». P che non mi sembra una richiesta razzista. Ma, ad evitare equivoci, i giovani non sono tutti arabi, alcuni vengono dall'Europa dell'Est. In realtà le autorità tedesche hanno sempre indagato sulle origini dei presunti colpevoli di reati, non per razzismo, ma come un'attenuante. Quando giunsi ad Amburgo, decenni fa, il quartiere a luci rosse di Sankt Pauli era una sorta di ghetto del sesso, dove tutto o quasi era tollerato, evitato dagli abitanti della città anseatica. Bastava passare una piazza e ci si trovava nell'Amburgo moralista e puritana. I nostri immigrati non capivano la differenza, e venivano denunciati per molestie solo per aver fischiato dietro a una ragazza. I giudici cercavano di tenerne conto. Un mio amico a Colonia, un professore italiano, è chiamato a far da consulente per i ragazzi coinvolti in risse: un adolescente siciliano o pugliese per temperamento è portato a esagerare? Lui quasi sempre risponde di sì, e favorisce una sentenza più mite. Perché a Berlino lo spaccio della droga è controllato dagli arabi? Ma si pretende che non si dica. E la polizia ha l'ordine di non rivelare l'etnia di chi arresta.
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