Ed è a Hassan Nasrallah, l'onnipotente Segretario Generale di Hezbollah, che lo dobbiamo. E’ successo tutto martedì 7 luglio, dal fondo del bunker dove si nasconde da anni per timore di un attentato che potrebbe arrivare da Israele, dagli Stati Uniti o da uno dei suoi numerosi nemici, in un discorso televisivo si è lasciato andare ad una delle sue solite smargiassate, minacciando con i suoi strali Israele – o meglio, l'entità sionista - e gli Stati Uniti. Ma il temibile e temuto leader non si è accontentato di sistemare i conti con i suoi nemici. Per lunghi minuti ha diffusamente illustrato la sua idilliaca visione di un Libano che riscopre la felicità. Una felicità purtroppo appartenente al passato, perché i libanesi avevano perso la retta via. Cedendo a una mentalità borghese, avevano formato delle élite; e peggio ancora, si erano abituati ai beni di lusso. Avevano persino incentivato il turismo! Dopo questo riferimento al riprovevole edonismo a cui il Paese dei cedri si era dedicato in passato, Nasrallah ha esortato il popolo libanese. E’ giunto il momento, ha detto, di abbandonare queste pratiche nocive e di ricomporsi, vale a dire di dedicarsi alla terra e di sviluppare un'economia basata sull'agricoltura che consenta al Paese di ritrovare la sua indipendenza alimentare. No, quanto sopra non è un'invenzione. Queste sono le parole che Nasrallah ha effettivamente pronunciato il 7 luglio. (https://www.jpost.com/arab-israeli-conflict/nasrallah-urges-people-to-remember-palestine-amid-economic-crisis-634231)
Non sappiamo dove abbia preso ispirazione per questa visione così elegiaca. Potrebbe essere stata la lettura di Virgilio, che oltre duemila anni fa aveva elogiato la felicità della vita contadina: " O contadini troppo felici, se conoscessero la loro felicità! " ? Ci sarebbe piaciuto saperne di più, capire come si potrebbe realizzare questo ritorno alla vita semplice dei loro antenati, ma su questo punto l'oratore è rimasto in silenzio. E’ diventato più loquace su delle misure che potevano essere attuate senza troppi indugi: il Paese, che sta soffrendo crudelmente per la mancanza di valuta estera e quindi ha difficoltà ad acquisire il petrolio essenziale per un'economia moderna, potrebbe rivolgersi ai suoi grandi amici gli Ayatollah, che avrebbero dichiarato di essere disposti a fornire petrolio e ad accettare pagamenti in lire libanesi. Teheran, come sappiamo, è a capo dell'organizzazione sciita a cui fornisce finanziamenti e armamenti; tuttavia, non è certo che, data l'attuale crisi in Iran, questo Paese possa permetterselo, per non parlare ovviamente dell'embargo sull'esportazione di greggio iraniano. Altre soluzioni raccomandate dal leader sciita, sarebbero avvicinarsi alla Cina ma anche all'Iraq. Per il canale Press Tv , che trasmette in francese da Teheran, “ il discorso che Nasrallah ha tenuto martedì 7 luglio dovrebbe seminare il terrore negli Stati Uniti" . I media occidentali, come prevedibile, si sono concentrati sul passaggio relativo al progetto israeliano di annessione. Curiosamente, sembra che i suddetti media non abbiano ritenuto necessario evocare le virtù dell'agricoltura e del ritorno alla terra. Perché mettere in imbarazzo questo valoroso combattente che la Francia rifiuta di considerare un terrorista?
Michelle Mazelscrittrice israeliana nata in Francia. Ha vissuto otto anni al Cairo quando il marito era Ambasciatore d’Israele in Egitto. Profonda conoscitrice del Medio Oriente, ha scritto “La Prostituée de Jericho”, “Le Kabyle de Jérusalem” non ancora tradotti in italiano. E' in uscita il nuovo volume della trilogia/spionaggio: “Le Cheikh de Hébron".