L'Iran degli ayatollah condanna a morte un altro giornalista dissidente Commento di Vincenzo Nigro
Testata: La Repubblica Data: 01 luglio 2020 Pagina: 12 Autore: Vincenzo Nigro Titolo: «Zam, il giornalista oppositore condannato a morte da Teheran»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 01/07/2020, a pag.12, con il titolo "Zam, il giornalista oppositore condannato a morte da Teheran", il commento di Vincenzo Nigro.
Vincenzo Nigro
Ruhollah Zam
l'Iran continua ad essere sottovalutato quale pericolo a livello mondiale. Tra i media italiani solo REP racconta come stanno le cose. Come mai?
"Corruzione sulla Terra": è il comportamento politicamente criminale che i giudici di Teheran hanno individuato nelle azioni di Ruhollah Zam. E lo hanno condannato a morte. Zam è un famoso giornalista in Iran: per molti anni ha vissuto in Francia, da dove ha continuato ad alimentare il suo sito di notizie su Telegram, AmadNews , un sito dal quale invitava gli iraniani alla protesta contro il regime, diffondeva istruzioni e indicazioni sulle proteste, ma secondo i suoi accusatori elencava anche gli ingredienti per confezionare bombe artigianali oltre alle molotov. Il portavoce della Giustizia iraniana annunciando la sua condanna ha detto che «la Corte ha ritenuto che i 13 capi di imputazione corrispondano all’accusa di "corruzione sulla Terra" e quindi ha comminato la pena di morte». Secondo l’accusa Zam è stato «uno strumento nelle mani di servizi di spionaggio stranieri» e ha usato il suo canale Telegram per diffondere informazioni false. "Corruzione sulla Terra" è una possibile traduzione di Mofsed-e-filarz, crimine creato dall’ayatollah Khomeini dopo l’avvento della Rivoluzione islamica per eliminare sostanzialmente gli oppositori. La formula accusatoria è tratta da una previsione del Corano. Aver comminato la condanna sotto la specie del Mofsed-e-filarz ha permesso ai giudici d’imporre la pena di morte: dopo la Rivoluzione con questa incriminazione sono stati giustiziati 8mila fra oppositori, vecchi sostenitori e funzionari del regime dello Shah. Ma il caso Zam ha un retroscena ancora poco chiaro: quando ricomparve in prigione a Teheran nell’autunno del 2019 dopo essere fuggito in Francia, i "Guardiani della Rivoluzione" dichiararono che aveva aderito a una campagna di "guerra psicologica" ed era agli ordini delle autorità francesi. Avrebbe lavorato anche con la protezione dei servizi d’intelligence degli Stati Uniti e di Israele. E quindi era stata necessaria un’operazione dell’intelligence dei Pasdaran per arrestarlo in Iraq, dove era stato attirato con la scusa di partecipare a un progetto per giornalisti. Venne trasferito a Teheran con un’azione che i Pasdaran definirono «sofisticata e professionale: una trappola organizzata con metodi d’intelligence moderni e tattiche innovative ». Da allora è stato preso in gestione dal sistema giudiziario iraniano, che adesso ha emesso la sua sentenza di morte. Ieri la giustizia iraniana si è espressa anche su un altro caso collegato alla Francia: è stata condannata a 5 anni la ricercatrice franco- iraniana, Fariba Adelkhah, accusata di aver partecipato a un’operazione organizzata dai servizi. Il ministero degli Esteri di Parigi la definisce «una decisione esclusivamente politica».
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