E' stato il Fuori!, il primo movimento di liberazione omosessuale in Italia Cronaca di Nicola Catenaro, commento di Elena Tebano, cronaca di Massimiliano Rambaldi
Testata:Corriere della Sera - La Stampa Autore: Nicola Catenaro - Elena Tebano - Massimiliano Rambaldi Titolo: «'Aggredito dal branco perché gay, tenevo la mano del mio compagno' - I cinquant'anni del Pride (che per la prima volta è senza sfilate) - Scuse e inviti per i due papà respinti dalla piscina»
Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 29/06/2020, a pag. 19, con il titolo 'Aggredito dal branco perché gay, tenevo la mano del mio compagno', la cronaca di Nicola Catenaro; con il titolo "I cinquant'anni del Pride (che per la prima volta è senza sfilate)", il commento di Elena Tebano; dalla STAMPA - Torino, a pag. 31, con il titolo "Scuse e inviti per i due papà respinti dalla piscina", la cronaca di Massimiliano Rambaldi.
Elena Tebano racconta la storia di Stonewall, un bar di NY dove avvenne una rivolta di grande importanza nella vicenda dei movimenti Lgbt, nel 1972. Tebano dimentica però che il primo movimento di liberazione omosessuale italiano è stato il Fuori!, nato nel 1971, a dimostrazione che le battaglie per i diritti civili hanno avuto come palcoscenico non solo gli Stati Uniti, ma anche l'Italia. I 50 anni cadono dunque nel 2021, non nel 2022. L'Arcigay venne fondato negli anni '80. Il tentativo di cancellare la storia del Fuori! spostando di un anno per imporsi come unico rappresentante storico delle lotte per i diritti Lgbt in Italia è evidente, un tentativo di cancellare la storia del Fuori! e collegandosi direttamente con le vicende americane.
Ecco gli articoli:
CORRIERE della SERA - Nicola Catenaro: 'Aggredito dal branco perché gay, tenevo la mano del mio compagno'
«Sono arrabbiato, certo, perché questa cosa è accaduta in una città in cui ho vissuto da studente per quattro anni e che è stata sempre aperta e accogliente al riguardo. E poi perché ero lì a farmi i fatti miei, sono stato aggredito solo perché passeggiavo mano nella mano con il mio fidanzato, abituato come sono a vivere la mia omosessualità liberamente». A parlare è lo studente universitario di venticinque anni picchiato da un gruppo di ragazzi, forse addirittura minorenni, sul lungomare di Pescara, in pieno centro, alcuni giorni fa. Un'aggressione violenta e inaspettata, che ha lasciato indenne il suo compagno, più giovane di qualche anno, ma che a lui è costata la frattura della mascella e un intervento chirurgico con l'inserimento di una placca in titanio. Accetta di parlare con la promessa dell'anonimato, non vuole che questa storia coinvolga la sua famiglia che, comunque, è stata sempre dalla sua parte e lo ha aiutato a vivere liberamente. «L'episodio è avvenuto tra giovedì e venerdì notte, intorno all'una — racconta —. Eravamo all'altezza del monumento "La nave di Cascella", in corrispondenza di piazza Salotto. Chi conosce Pescara, sa che quello è il cuore della città. Ci incrociamo con questo gruppo, che all'inizio non dice nulla. Poi, però, dopo essersi allontanati, iniziano a urlare: "Froci, froci". Ci giriamo, li guardiamo e io dico: "Ok, e quindi?". Ci raggiungono, uno di loro chiede insistentemente se ho qualche problema con lui. Non mi faccio intimorire. Io vado per la mia strada, dico. Per tutta risposta, un altro mi assesta un pugno sulla mascella e, a quel punto, scoppia il parapiglia perché intervengono in nostra difesa diversi passanti. Alcuni di loro si sono presi anche dei cazzotti al posto mio e questo mi è dispiaciuto». Sono in sei, forse sette, i ragazzi che hanno partecipato all'aggressione, sono molti giovani, forse non hanno neanche diciotto anni e tra di loro c'è anche una ragazza. Ma sono svelti e abituati a usare le mani. «Lo scontro è stato rapido, quello che mi ha colpito aveva una corporatura robusta ed era più alto di me, all'incirca uno e ottanta. Il pugno è arrivato a sorpresa quando stavo parlando con un altro di loro». I ragazzini scappano appena capiscono che le cose si stanno mettendo male e riescono a dileguarsi prima dell'arrivo dei carabinieri. All'inizio, per il venticinquenne, sembra che non ci siano problemi. Dopo avervisto la radiografia, però, il chirurgo decide che è necessario operarlo. «Provo pena per questi ragazzi — racconta dal suo letto in ospedale — non hanno avuto la fortuna di crescere in un ambiente come quello in cui sono cresciuto io, il loro disagio quotidiano si riflette nelle azioni che hanno compiuto giovedì sera, peraltro proprio durante gli eventi dell'Abruzzo Pride. E evidente, e quello che mi è successo ne è una dimostrazione, che le aggressioni di stampo omofobo continuano a esserci e questo dovrebbe farci riflettere ulteriormente proprio ora che sta partendo l'iter per la legge contro l'omofobia». I carabinieri della Compagnia di Pescara sono al lavoro per acquisire i filmad delle videocamere di sorveglianza. Sembrerebbe che il luogo in cui è avvenuta la colluttazione non sia coperto dalle telecamere, presenti invece dove sono iniziati gli insulti. Un vistoso tatuaggio sul collo avrebbe già consentito l'individuazione di uno degli autori del pestaggio.
CORRIERE della SERA - Elena Tebano: "I cinquant'anni del Pride (che per la prima volta è senza sfilate)"
Mezzo secolo in cui tutto è cambiato. Cinquant'anni fa lesbiche, gay e transgender scesero in strada a New York e Los Angeles nei primi Pride della storia. Si chiamavano «Christopher Street Gay Liberation Day March» e commemoravano i moti di Stonewall: le rivolte scoppiate l'anno precedente in Christopher Street, a New York, quando la polizia provò a chiudere lo Stonewall Inn, un pub gestito dalla mafia e frequentato da persone lgbt. Nella notte tra il 27 e 28 giugno 1969, i clienti e le clienti invece di subire come era sempre avvenuto alle perquisizioni che dovevano accertare se avessero almeno tre indumenti «corrispondenti» al proprio sesso (come prevedeva la legge) si erano rivoltati in proteste durate tre giorni, rendendo visibile il movimento lgbt americano. Un anno dopo tornavano a sfilare per dire che non volevano ripiombare nell'invisibilità. Da allora, ogni anno, il rito si ripete e si è allargato dall'America, all'Europa, all'Africa, all'Asia e all'Oceania (anche se in Italia bisognerà aspettare il 1979 per un corteo: a Pisa in risposta all'omicidio di un uomo gay). Nel 2020 per la prima volta, in gran parte del mondo la sfilata del Pride non si è potuta tenere per motivi che non hanno niente a che fare con le discriminazioni nei confronti delle persone lgbt: la pandemia di Covid-19. E stata sostituita da eventi online. Cinquanta anni fa i rapporti gay erano vietati in gran parte degli Usa, le trans «condannate» a prostituirsi o a reprimersi. Il Pride sfidò tutto questo. Ha vinto: ora in Nord America, in quasi tutta Europa (non in Italia che ha le unioni civili) e in molte altre democrazie i gay si possono sposare. Però nell'America di Trump i diritti lgbt sono tornati sotto attacco. Da noi la legge contro omo e transfobia, che sarà depositata martedì alla Camera, è lontana dall'esser approvata. Le lotte del Pride non sono ancora finite.
LA STAMPA - Massimiliano Rambaldi: "Scuse e inviti per i due papà respinti dalla piscina"
Chiede scusa il Blu Paradise di Orbassano. Il parco acquatico dove pochi giorni fa è stato negato lo sconto famiglie a una coppia omogenitoriale fa mea culpa: «L'episodio è frutto di un difetto di comunicazione interna, non sicuramente da una volontà discriminatoria nei confronti dei due papà, ai quali porgiamo le nostre scuse. Li abbiamo invitati con i loro bambini a tornare presso la nostra struttura», spiegano i gestori. I due uomini, arrivati con i loro bambini di 3 e 6 anni, avevano chiesto lo sconto famiglia che la struttura riconosce ai genitori con figli piccoli. Ma, incassato il rifiuto degli addetti alle casse e dopo aver cercato di spiegare, preso atto della discriminazione subita, se ne sono andati. L'episodio però non è passato sotto silenzio. La denuncia è stata raccolta dalla Uil Diritti, componente del sindacato che si occupa di lavoratori e lavoratrici lgbt, impegnata contro ogni tipo di discriminazione legata all'orientamento sessuale. Il fatto così scatenato aspre polemiche, ma ha anche mosso molta solidarietà verso la famiglia arcobaleno. Non solo sono arrivate le scuse dei gestori del parco acquatico, con l'invito a tornare, ma altre strutture si sono fatte avanti. Ad esempio a Nichelino la piscina comunale gestita dal Centro Nuoto: saputa la notizia, l'assessore allo sport Michele Pansini ha invitato i papà a trascorrere un pomeriggio nella struttura assieme ai loro bambini: «Un ingresso per quattro persone costerebbe 60 euro: con lo sconto famiglia 45. E vale per tutti, senza distinzioni.
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