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Zvi Mazel/Michelle Mazel
Diplomazia/Europa e medioriente
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Per l’ennesima volta i media accettano la logica di Hamas 29/06/2020
Per l’ennesima volta i media accettano la logica di Hamas
Commento di Michelle Mazel

(Traduzione di Yehudit Weisz)


Il manuale della disinformazione contro Israele – UGEI
Come i media informano su Israele e Gaza


Nella notte tra venerdì e sabato scorsi sono stati lanciati due missili da Gaza verso i kibbutzim oltre il confine. L’allarme tempestivo ha spinto gli abitanti a precipitarsi verso i rifugi più vicini. Fortunatamente non ci sono state vittime. L'esercito israeliano ha reagito bombardando degli impianti in cui si fabbricano missili. "Questi scambi di missili avvengono in un contesto di crescente tensione con l’avvicinarsi di una scadenza chiave del progetto di annessione", recita Le Figaro del 27 giugno. Solo che Hamas ha dato un'interpretazione originale della risposta israeliana: non si tratterebbe di rappresaglie ma di un atto di aggressione, per così dire gratuito, nel quadro del progetto di annessione. Una spiegazione che Le Figaro non sembra respingere, visto che cita una dichiarazione rilasciata due giorni prima dal portavoce delle Brigate Ezzedin al-Qassam: “La resistenza considera un'annessione della Cisgiordania e della Valle del Giordano come una dichiarazione di guerra contro il nostro popolo e noi faremo in modo che il nemico se ne penta (...)” Ma per chi l'avesse dimenticato, queste brigate, braccio armato di Hamas, sono state dichiarate organizzazioni terroristiche vietate da molti Paesi tra cui l'Unione europea. La spiegazione sarebbe stata quindi ascoltata. Hamas sta preparandosi alla guerra per contrastare le velleità di annessione israeliana. Quel che è curioso è che, mentre è da anni che Hamas lancia missili prendendo di mira la popolazione civile, la risposta di Israele è proporzionale al numero di vittime e di danni. Questi attacchi hanno già causato tre guerre. Citiamole, tanto per la cronaca: sono le operazioni "Piombo fuso" nel 2008, "Pilastro di difesa" nel 2012 e "Margine di Protezione" nel 2014. Tuttavia, non c’è alcun contenzioso territoriale, essendosi Israele completamente ritirato dalla Striscia di Gaza nel 2005 . Allora perché questi conflitti? Semplicemente perché Hamas ribadisce in tutte le occasioni che intende stabilire un califfato islamico sull'intera Palestina mandataria e per farlo deve eliminare in primo luogo un vicino che non chiama mai per nome, evocando di volta in volta "l'entità sionista" “l'occupazione” o come qui “il nemico”. È una presa di posizione di principio che non è mai cambiata dal giorno in cui Hamas ha cacciato i rappresentanti dell'Autorità Palestinese in un sanguinoso colpo di Stato per impadronirsi del potere a Gaza.  Ancora non molto tempo fa, ha lanciato “la grande marcia del ritorno” in cui centinaia di migliaia di Gazawi si accalcavano ogni settimana alla frontiera, con l'obiettivo dichiarato di irrompere oltre i confini di Israele internazionalmente riconosciuti, per massacrare ogni cosa si fosse trovata sul loro cammino. Manifestazioni seguite con una strana simpatia dai media in Francia e altrove in Europa. Insomma, con o senza la minaccia dell'annessione, Hamas, sostenuto e finanziato dall'Iran, mira a rafforzare il suo arsenale di missili in vista di un nuovo confronto con “il nemico sionista”. E’ veramente un peccato che i media si lascino ingannare.

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Michelle Mazel scrittrice israeliana nata in Francia. Ha vissuto otto anni al Cairo quando il marito era Ambasciatore d’Israele in Egitto. Profonda conoscitrice del Medio Oriente, ha scritto “La Prostituée de Jericho”, “Le Kabyle de Jérusalem” non ancora tradotti in italiano. E' in uscita il nuovo volume della trilogia/spionaggio: “Le Cheikh de Hébron".


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