La solita velina sull'Osservatore Romano Sul quotidiano vaticano hanno spazio solo le opinioni di parte araba palestinese
Testata: L'Osservatore Romano Data: 27 giugno 2020 Pagina: 1 Autore: la redazione di OR Titolo: «Si acuisce la tensione in vista delle annessioni israeliane»
Riprendiamo dall' OSSERVATORE ROMANO di oggi, 27/06/2020, a pag. 1, l'articolo "Si acuisce la tensione in vista delle annessioni israeliane".
OR pubblica la solita velina in cui Israele è descritto come occupante e gli arabi palestinesi esclusivamente come vittime. Ecco fino a che punto arriva la censura e la disinformazione su quello che accade nei territori contesi sul quotidiano ufficiale del Vaticano, sempre in prima fila quando si tratta di demonizzare lo Stato ebraico. Per definire la violenza terrorista OR scrive di "tensione", in modo da sminuire la responsabilità degli arabi palestinesi. Come al solito viene dato ampio risalto alle voci palestinesi, non a quelle israeliane.
Ecco l'articolo:
Netanyahu illustra la situazione nella valle del Giordano
«L'annessione che Israele progetta nei Territori palestinesi è una dichiarazione di guerra». Questo l'avvertimento lanciato ieri da Abu Odeida, portavoce di Hamas. A pochi giorni dall'avvio del progetto di annessioni unilaterali di parte dei Territori da parte del governo di Benjamin Netanyahu, il movimento islamico che controlla la striscia di Gaza lancia un durissimo avvertimento: se Israele andrà avanti con i suoi piani l'intera regione ricadrà in un vortice di violenza. Abu Obeida ha poi ribadito che, a causa del piano di annessioni, Hamas «non è disposto ad ammorbidire in alcun modo le proprie posizioni per uno scambio di prigionieri con Israele». Le autorità israeliane, ha aggiunto, «dovranno liberare i nostri grandi leader», inclusi quelli che hanno partecipato ad attentati. Nei contatti indiretti con Hamas intrattenuti negli ultimi mesi, grazie alla mediazione dell'Egitto e di altri Paesi, Israele ha cercato di recuperare in cambio della scarcerazione di detenuti palestinesi i resti di due militari caduti a Gaza nel 2014 nonché di due civili entrati anni fa di loro iniziativa nella striscia. Da allora di loro non si è più avuta alcuna noti zia. Ora, a causa del progetto di an nessioni unilaterali di parti dei Terri tori promosso dal governo Neta nyahu, il negoziato tra le parti è ii stallo e potrebbe addirittura fallire. Negli ultimi giorni, secondo i me dia israeliani, l'esercito ha condotte varie esercitazioni a ridosso della striscia di Gaza per tenersi pronto a reagire ad un eventuale ripresa dei lanci di razzi palestinesi verso le principali città del Paese. Il timore — dice sempre la stampa locale — è quello dello scoppio di una nuova Intifada. Da parte sua, il governo Netanyahu intende seguire la linea dura. «Israele non accetterà minacce» ha scritto su Twitter il ministro della Difesa israeliano Benny Gantz, rispondendo alle minacce di Hamas. «Ricordo ai leader di Hamas che saranno loro i primi a pagare per qualsiasi aggressione», ha scritto Gantz. «Il prezzo di qualsiasi tentativo di colpire i nostri civili sarà doloroso e forte», ha aggiunto il ministro. Sul piano internazionale, il piano di annessioni unilaterali continua a far discutere. Ieri, a meno di 24 ore dallo scontro al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, sono intervenuti altri Paesi sulla questione. «L'Italia rivendica una soluzione sostenibile, realistica, giusta e direttamente negoziata tra le due Parti, nel quadro di una prospettiva a due Stati che tenga nella dovuta considerazione le legittime aspirazioni e necessità di entrambe» ha detto il ministro degli esteri, Luigi Di Maio. «Gli ultimi sviluppi del processo di pace ci preoccupano, in particolare l'ipotesi di annessioni israeliane di parti dei Territori a partire dal primo luglio». Intanto, secondo i media israeliani, il capo del Mossad, Yossi Cohen, si è recato nei giorni scorsi in Giordania, dove ha incontrato Re Abdullah ii e gli ha consegnato un messaggio del premier Netanyahu «per rassicurarlo» sulle annessioni. Anche la Giordania aveva espresso un parere molto negativo sulle intenzioni israeliane.
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