Riprendiamo da AVVENIRE di oggi, 21/06/2020 a pag.17 con il titolo "Il primo comizio di Trump comincia con gli spintoni" la cronaca di Elena Molinari.
La cronaca di Elena Molinari viene presentata dal quotidiano dei vescovi con un pessimo titolo che accosta le parole "Trump" e "spintoni", creando un nesso tra il Presidente americano e la violenza. L'unico scopo del titolo non è descrivere l'accaduto ma gettare ombre sulla figura di Trump.
Ecco l'articolo:
Donald Trump a Tulsa
Gli scontri sono cominciati ore prima del comizio di Donald Trump, che doveva rilanciare la campagna elettorale del presidente Usa dopo il lockdown imposto dall'epidemia da coronavirus. Già ieri mattina, all'esterno del centro congressi, dove in serata il capo della Casa Bianca ha incontrato i suoi sostenitori, sono volati insulti e spintoni fra elettori di Trump in fila e manifestanti che sfilavano contro il razzismo delle forze dell'ordine. A incendiare gli animi la scelta del luogo del comizio, nei pressi del quartiere, teatro di un massacro di neri, cent'anni fa, e della data, all'indomani dell'anniversario dell'abolizione del razzismo. Le tensioni sono state alimentate anche dal fatto che la maggior parte dei partecipanti erano bianchi, e che l'Amministrazione Trump non ha mai riconosciuto la validità delle proteste contro la violenza della polizia. Ha gettato benzina sul fuoco anche il video dell'omicidio di un afroamericano il 6 giugno a Tulsa (emerso ieri) da parte di una guardia giurata bianca che ha aggredito la vittima senza provocazione. Sullo sfondo delle polemiche resta, inoltre, la paura che l'evento elettorale faccia da volano alle diffusione dei contagi in uno degli Stati, l'Oklahoma, dove il numero di casi di Covid-19 continua a salire. L'appuntamento ha riunito 19mila persone al chiuso, fuori ne erano attese centomila, dopo che la Corte Suprema dell'Oklahoma ha respinto varie richieste di vietare il comizio o di imporre l'uso di mascherine e norme di distanziamento sociale. La procedura di acquisto dei biglietti prevedeva la firma di una liberatoria nella quale si accetta il rischio di esposizione al Covid-19 e si esenta la campagna elettorale da qualsiasi responsabilità. Questo non ha impedito, però, che sei persone dello staff presidenziale risultassero positive. Il capo della Casa Bianca è da settimane ansioso di ricominciare i bagni di folla con i suoi sostenitori, che considera fondamentali per assicurarsi la rielezione a novembre in un momento in cui perde terreno nei sondaggi e si sente attaccato dai suoi ex alleati. Ieri ad esempio un giudice del distretto di Washington ha respinto la richiesta di bloccare l'imminente uscita del libro dell'ex consigliere per la Sicurezza nazionale John Bolton, che contiene rivelazioni imbarazzanti e compromettenti per Trump. Nel resto del Paese intanto continuano le manifestazioni e la distruzione di statue che possono alludere al passato schiavista degli Stati Uniti. A Seattle, una persona è stata uccisa durante un corteo e un'altra è stata ferita in modo grave. A San Francisco, la folla ha abbattuto la statua dell'autore dell'inno nazionale, Francis Scott Key, e quella di Ulysses Grant, che guidò le forze del nord contro il sud schiavista nella guerra di Secessione. Rovesciata anche l'effige del missionario spagnolo Junipero Serra. Ma ha fatto discutere soprattutto lo sfregio a Grant, che comprò o ricevette in regalo uno schiavo nel 1859 e lo liberò un anno dopo. Molti hanno reagito indignati ricordando il suo ruolo nel metter fine alla schiavitù e combattere il Ku Klux Klan.
Per inviare la propria opinione a Avvenire, telefonare: 02/6780510, oppure cliccare sulla e-mail sottostante