venerdi 22 novembre 2024
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Lo dice anche il principe saudita Bin Salman: Khamenei è il nuovo Hitler


Clicca qui






Il Manifesto Rassegna Stampa
20.06.2020 Chi è contro il piano di parziali annessioni di Israele?
In un articolo contro lo Stato ebraico, Michele Giorgio fornisce alcune utili informazioni

Testata: Il Manifesto
Data: 20 giugno 2020
Pagina: 9
Autore: Michele Giorgio
Titolo: «'È già tutto nostro', la campagna dei coloni contro il piano Trump»
Riprendiamo dal MANIFESTO di oggi, 20/06/2020, a pag.9, con il titolo "'È già tutto nostro', la campagna dei coloni contro il piano Trump" il commento di Michele Giorgio.

Il tono dell'articolo di Giorgio è come al solito ostile a Israele, ma il suo articolo fornisce utili informazioni se sfrondato della delegittimazione e disinformazione contro lo Stato ebraico. Permette, in altre parole, di cogliere l'opposizione al piano di parziale annessione da posizioni di estrema destra, posizioni minoritarie e tuttavia esistenti.

Ecco l'articolo:

Risultati immagini per michele giorgio il manifesto
Michele Giorgio

Israeli settlers ignore Trump plan - Al Bilad English Daily
Al centro,
Yedidya Shapira

Non solo i palestinesi e i loro (pochi) alleati si battono contro il piano Trump, madre del progetto di annessione unilaterale a Israele di un 30% di Cisgiordania che il premier Benyamin Netanyahu vorrebbe avviare il primo luglio. Una levata di scudi contro l'Accordo del Secolo, così è nota la proposta fatta dal presidente statunitense, viene dai coloni israeliani.

PER MOTIVI OPPOSTI a quelli dei palestinesi. Questi ultimi contestano un piano palesemente finalizzato a relegarli in bantustan. Secondo i coloni la Palestina storica non è altro che la biblica Eretz Israel (la Terra di Israele) e appartiene solo agli ebrei. E la popolazione indigena, i palestinesi, non ha alcun diritto su di essa. Così centinaia di coloni e attivisti israeliani di estrema destra hanno lanciato una campagna contro il piano Trump e per impedire che sia costituito uno Stato palestinese seppur privo di sovranità reale e sotto il controllo di Israele. Il nome della campagna «È tutto nostro» non lascia spazio a interpretazioni. Prevede tre fasi. La prima, in corso da giorni, vede centinaia di «giovani delle colline» — coloni poco più che adolescenti noti per le loro scorribande nei villaggi palestinesi e per la creazione di avamposti coloniali—e studenti delle scuole religiose più nazionaliste, distribuire migliaia di volantini e affiggere manifesti lungo le strade della Cisgiordania occupata che mettono in guardia contro «il pericolo della divisione di Eretz Israel». La seconda prevede raduni di protesta. Nella terza dovrebbero sorgere altri avamposti anche, avvertono i coloni, nelle zone B e C della Cisgiordania amministrate dall'Anp del presidente palestinese Abu Mazen. L'obiettivo è superare i confini attuali degli insediamenti coloniali e stabilirsi in quei pezzi di territorio cisgiordano che verrebbero lasciati ai palestinesi.

«SIAMO DI FRONTE a una sfida e a una opportunità. Se la proposta di Trump ci assegna il 30% del territorio, noi diciamo che anche il 70% ci appartiene, perché è tutto nostro», spiega ai giornalisti che vanno ad incontrarlo Yedidya Shapira, 25 anni, della colonia di Beit El e promotore della campagna «È tutto nostro». Shapira rivela che nei mesi scorsi sono state effettuate «esplorazioni» per stabilire su quali terreni palestinesi saranno create le «nuove comunità», con o senza l'approvazione del governo israeliano. Un'altra campagna, caratterizzata da grandi manifesti di Netanyahu e Trump con la scritta «Sovranità - Fallo nel modo giusto!», è guidata da David ElHayani, presidente di Yesha, il consiglio che racchiude le colonie ebraiche in Cisgiordania. ElHayani è insediato nella Valle del Giordano, il territorio che Netanyahu nelle ultime due campagne elettorali ha promesso di annettere a Israele poiché, dice, rappresenta «il confine orientale di Israele». ElHayani perciò dovrebbe essere soddisfatto degli sviluppi che si annunciano dopo il primo luglio.

INVECE E’ A CAPO della protesta più dura. «Non accetteremo mai la creazione di uno Stato palestinese», avverte il capo dei coloni che ha dietro di lui quasi 140 insediamenti. Sarebbero solo una dozzina le colonie che appoggiano senza riserve il programma del premier e il piano Trump. Netanyahu ha promesso che non darà mai il suo consenso alla nascita dello staterello palestinese. ElHayani non si fida: «Che Israele estenda la sovranità legale su tutta la Cisgiordania, controlliamo già tutto il territorio, il piano Trump ci crea solo inutili problemi».

Per inviare al Manifesto la propria opinione, telefonare: 06/687191, oppure cliccare sulla e-mail sottostante

redazione@ilmanifesto.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT