Il libro di John Bolton contro Trump Commento di Glauco Maggi
Testata: Libero Data: 19 giugno 2020 Pagina: 11 Autore: Glauco Maggi Titolo: «Un altro libro di fango contro Trump»
Riprendiamo da LIBERO di oggi, 19/06/2020, a pag.11, con il titolo "Un altro libro di fango contro Trump" il commento di Glauco Maggi.
La copertina del libro trai due protagonisti: Donald Trump e John Bolton
Per dare un contesto all'uscita del libro di John Bolton, l'ex consigliere della sicurezza di Donald Trump, partiamo da due fatti. Bolton è stato alla Casa Bianca per 17 mesi, fino al licenziamento del 10 settembre 2019. In novembre, rappresentato dalla agenzia letteraria Javelin che ha tra i clienti James Comey, ha firmato un contratto per 2 milioni di dollari d'anticipo con la Simon e Schuster. In 5 mesi, tempi da instant-book insoliti per i rigorosi costumi editoriali USA, ha scritto "The Room Where It Happened: a White House Memoir" (La stanza dove è avvenuto: memorie dalla Casa Bianca"), quasi 600 pagine di demolizione del presidente. Fin qui, ok: Bolton non è il primo dei funzionari cacciati che ha cercato vendetta "a caldo". L'apripista era stata Omarosa Manigault, entrata nel team della comunicazione nel gennaio 2017. La nera, ex star del reality di Trump "The Apprentice", fu fisicamente rimossa dalla Casa Bianca nel dicembre dello stesso anno, e presentò nelle librerie il suo velenoso "Unhinged" (Squilibrato) nell'estate del 2018. Il secondo fatto è più sottile nell'esporre il puro interesse economico, a 4 mesi dal voto: invitato a raccontare dal DEM Adam Schiff ciò che sapeva del "quid pro quo" ucraino alla commissione della Camera che preparava l'impeachment, «Bolton si rifiutò e disse che avrebbe querelato se avessimo chiesto formalmente la sua deposizione», ha detto Schiff ieri. «Ha tenuto tutto per il libro. Può essere un autore, ma non è un patriota». In realtà, la bomba "rivelata" da Bolton che ha fatto i titoli grossi è che Trump pensa e agisce solo in funzione della rielezione. Per esempio ha chiesto al presidente cinese di aiutarlo comprando prodotti della terra Usa. «Stressava l'importanza dei contadini e degli aumenti di acquisti cinesi di soia e grano per l'esito elettorale», scrive Bolton. Ma è stranoto che Trump "coltivava" così il voto negli Stati agricoli. L'ex consigliere ha pure ribadito che Trump non voleva mandare aiuti all'Ucraina fino a quando non fosse venuto fuori, da Kiev, il materiale sulle indagini legate agli hacker ucraini pro Clinton durante la campagna del 2016, e sulle azioni del vicepresidente Joe Biden e del figlio Hunter. Il ministero della Giustizia ha ingiunto a Simon e Schuster di bloccare la vendita prevista per martedì, perché nel testo «ci sono informazioni secretate». «La causa è frivola, politicamente motivata e futile, essendo il libro già distribuito», ha detto la casa editrice. Vedremo come evolverà la faccenda legale, ma Trump ha già risposto: «E un bugiardo, tutti nella Casa Bianca lo odiavano». E ha spiegato perché lo aveva assunto: per la fama di falco poteva essere usato come strumento di pressione sui leader esteri avversari. Uno dei tanti calcoli errati di Trump, che ha promosso troppi personaggi che gli si sono rivoltati contro. Per un businessman il continuo riciclo di manager, liquidati con una buona uscita, può (magari) avere senso. Per un presidente la pratica genera nemici giurati. I quali, di fronte a 2 milioni cash, non si chiedono se sia etico o immorale rivelare (o millantare) confidenze raccolte alla Casa Bianca nell'esercizio del governo. E mentre l'ex boss è in carica sono sicuramente non etiche, ma redditizie.
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