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L’ostilità della Svezia nei confronti di Israele non conosce tregua
Analisi di Zvi Mazel
(Traduzione di Yehudit Weisz)
Con la nomina di Erik Ullenhag come Ambasciatore in Israele, la Svezia ha tenuto a ricordarci che, nonostante il Covid 19 abbia già mietuto oltre 5000 vittime svedesi e causato una crisi economica senza precedenti, essa vuole dare continuità alla sua tradizionale ostilità nei confronti dello Stato ebraico. Altrimenti sarebbe difficile spiegare la scelta di una personalità che non tenta neppure di nascondere i suoi pregiudizi contro il Paese in cui è chiamato ad esercitare la sua missione. Un ambasciatore che si rispetti dovrebbe infatti promuovere e sviluppare le relazioni tra il proprio ed il Paese ospitante; da lui ci si attende che abbia una mentalità aperta e che dimostri una certa simpatia verso coloro che lo ospitano. Come se non bastasse, Ullenhag non è un diplomatico di carriera, cosa che gli avrebbe conferito una certa professionalità; è un politico, uno dei leader del partito liberale in cui le sue posizioni anti-israeliane avevano potere decisionale su quelle dei suoi colleghi. Iniziò come leader della giovane guardia del partito, poi è stato Ministro incaricato dell'Integrazione degli immigrati nei governi di centrodestra a seguito delle elezioni del 2006 e del 2010, quindi Presidente del Gruppo parlamentare del suo partito fino al 2016, data in cui è stato nominato Ambasciatore in Giordania. Dopo quattro anni in quel Paese, non ci si può di certo aspettare che la sua opinione su Israele sia diventata più positiva. I quattro partiti di destra della Svezia, i Moderati, il Partito del Centro, i Liberali e il Partito Cristiano Democratico erano comunque ben disposti verso Israele fintanto che erano all’ opposizione; nel formare il governo, questa disposizione è in qualche modo svanita.
Erik Ullenhag Bisogna riconoscere, tuttavia, che le condanne di Israele erano diminuite rispetto al periodo in cui i socialdemocratici, sostenendo una politica decisamente anti-israeliana, erano al potere. Solo la destra ha perso le elezioni nel 2014 ed è stata la nuova squadra socialdemocratica che ha inviato Ullenhag in Giordania e ora in Israele. Nell'annunciare il suo nuovo incarico, il "diplomatico" ha preferito annunciare di essere stato nominato Ambasciatore "a Tel Aviv" per sottolineare che non riconosce Gerusalemme come capitale. Sa che sarà comunque costretto ad andarci spesso, prima per presentare le sue credenziali al Presidente, e poi per andare al Ministero degli Affari Esteri. Il Partito Socialdemocratico, fondato nel 1889, è quasi sempre al potere dal 1932. Ha mantenuto per lungo tempo legami di amicizia con lo Stato ebraico. Come possiamo dimenticare quei giorni lontani in cui arrivavano a centinaia delle bionde svedesi per fare volontariato nei kibbutzim! La Svezia aveva sostenuto la creazione di uno Stato ebraico indipendente, nonostante che nel 1948 il movimento di resistenza Lehi avesse assassinato il conte Folk Bernadotte, mediatore delle Nazioni Unite nel conflitto tra Israele e i Paesi arabi, accusato di voler modificare il Piano di Partizione a favore di questi ultimi. Fu a partire dalla nomina di Olaf Palme alla Presidenza del Partito Socialdemocratico, posizione che occupò dal 1969 al suo assassinio avvenuto nel 1986, che ebbe inizio la svolta anti-israeliana. Due volte Capo del Governo, Palme abbandonò la tradizionale politica filo-occidentale del suo Paese per il campo dei non allineati, allora vicini all'Unione Sovietica. Le sue relazioni con gli Stati Uniti furono costantemente compromesse per il suo sostegno al Vietnam del Nord. Aveva anche preso una posizione a favore dei palestinesi nella loro qualità di membri del terzo mondo e preso le distanze da Israele, con un susseguirsi di condanne di questo Stato. Per sua iniziativa, la Svezia è stata la prima Nazione in Europa a stabilire delle relazioni con l'OLP. Due anni dopo la sua morte, il suo successore invitò Yasser Arafat in visita ufficiale in Svezia. Da allora, l'ostilità nei confronti di Israele è stata una costante nella politica estera svedese, come dimostra il voto dei delegati svedesi che condanna sistematicamente Israele sia alle Nazioni Unite che all'Unione Europea. L'intero establishment politico-accademico: partiti di sinistra, organizzazioni della società civile, circoli universitari, chiesa svedese e gruppi islamici si stanno mobilitando con il supporto dei media per quella che deve essere chiamata una lotta contro Israele. In un giornale a larga diffusione si è potuto leggere, a firma di un “esperto” che l'odio per l'ebreo era normale fintanto che Israele occupava delle terre arabe, mentre una famosa giornalista scriveva che per capire che cosa fosse il genocidio , era necessario andare a Betlemme e non ad Auschwitz. Ci fu una schiarita nel 1999 quando il Primo Ministro Goran Person era andato in Israele per riavviare i negoziati tra israeliani e palestinesi, ma non è durata a lungo. Condanne ripetute hanno colpito Israele durante la Guerra del Libano e le operazioni contro Hamas a Gaza. Di fronte ai sanguinosi attacchi perpetrati dai palestinesi, solitamente la Svezia si limitava a castigare la violenza “delle due parti”. Nel 2002 il premio Olaf Palme era stato assegnato a “l'attivista per i diritti umani Hanane Ashrawi” da Anna Lindh, Ministro degli Affari Esteri, che non aveva risparmiato critiche a Israele e aveva messo in dubbio il carattere democratico del Paese nel 2003, poco prima del suo assassinio da parte di uno squilibrato serbo. La situazione era peggiorata ulteriormente quando Kjell Stefan Löfven aveva assunto la carica di Capo del Governo nel 2014. La sua prima mossa fu quella di riconoscere la Palestina come uno Stato a sé stante. Margot Wallström, il suo Ministro degli Esteri, aveva attaccato incessantemente Israele, spingendosi fino a paragonarlo al Daesh. La tensione tra i due Paesi salì fino al punto in cui Avigdor Lieberman, allora Ministro degli Affari Esteri israeliano, si rifiutò di ricevere Wallström durante la sua visita nella regione, mentre il Primo Ministro Benjamin Netanyahu respinse la richiesta da parte di Löfven di incontrarlo durante l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Oggi il Partito Socialdemocratico sta perdendo slancio a causa del malcontento di parte del suo elettorato che protesta contro l'impatto dell'afflusso di immigrati musulmani sulla società e sull'economia e che si rivolge al Partito Democratico Svedese, la cui piattaforma conservatrice e nazionalista gli ha fatto guadagnare da parte della sinistra svedese la nomea di essere un partito di estrema destra e come tale poco frequentabile. Ha ottenuto il 16,34% dei voti alle elezioni del 2019, diventando il terzo partito del Paese, ma né la sinistra né la destra hanno voluto formare con esso un governo di coalizione. Il Partito Socialdemocratico non è riuscito a ottenere la maggioranza e ha dovuto rassegnare le dimissioni per formare un governo di minoranza. Il blocco di destra si è diviso e Liberali e Centristi sostengono questo governo senza prenderne parte. La nomina di Allenhag in Israele alla fine del suo mandato in Giordania è un gesto verso i Liberali, pur rimanendo coerente con la posizione anti-israeliana dei Socialdemocratici. Forse non tutto è perduto. Il confronto sul terreno con la realtà israeliana, potrebbe portare il nuovo Ambasciatore a dover rivedere l'immagine che ne aveva ...
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