L'artiglio di Ankara sugli sfollati yazidi Commento di Sara Lucaroni
Testata: Avvenire Data: 16 giugno 2020 Pagina: 14 Autore: Sara Lucaroni Titolo: «L'artiglio di Ankara sugli sfollati yazidi»
Riprendiamo da AVVENIRE di oggi, 16/06/2020, a pag.14 con il titolo "L'artiglio di Ankara sugli sfollati yazidi" il commento di Sara Lucaroni.
Profughi yazidi
Era il monte Sinjar quello che tra la mezzanotte e l'una di domenica notte bruciava nei video diffusi subito su Twitter. Si è trattato del più grave attacco nell'area dell'Iraq dai tempi dell'invasione da parte del Daesh, che ne12014 mise in fuga più di 450mila civili. Sull'altura, oltre 10.000 yazidi, la minoranza religiosa più colpita dal fanatismo islamista di al-Baghdadi, vivono ancora in tende e sistemazioni di fortuna, testimoni di una massiccia militarizzazione dell'area e vittime di recenti nuovi attacchi da parte dei miliziani. La Turchia l'ha chiamata Operazione "Artiglio d'aquila" ed è guidata dal ministro della Difesa Hulusi Akar in persona: 18 aerei F-16 e 8 droni avrebbero colpito 81 obiettivi sensibili, comprese "grotte e nascondigli"; contro la "minaccia terroristica" del Pkk, il Partito dei Lavoratori del Kurdistan, in risposta a presunti attacchi a polizia e basi militari lungo il confine. Oltre a Sinjar, Makhmour, Qaragosh e Salahadin sulla piana di Ninive, l'operazione ha interessato anche i mondi Qandil, questi ultimi base operativa della forza militare presente in Iraq dal 2014, quando permise la fuga di centinaia di yazidi assediati dalle milizie di Baghdadi. Secondo fonti del posto, oltre ai danni ad un ospedale, il pericolo maggiore l'avrebbe corso il campo profughi di Makhmour, nel quale vivono migliaia di sfollati già a partire agli anni '90. Secondo quando riferisce al network Rudaw il sindaco Bedran Pirani, gli attacchi nei pressi delle tende "hanno lasciato incoscienti diversi bambini, che sono stati poi portati d'urgenza in ospedale': A Sinune invece, secondo il primo cittadino Naif Saedo, tre membri delle Ybs, le Unità di Protezione di Shingal affiliate al Pkk, sono rimasti feriti. La Turchia non è nuova ad operazioni di questo tipo in Iraq. Oltre ai raid periodici dei caccia su Qandil, nel novembre 2019 era già stata colpita l'area dei profughi a Makhmour. II governo iracheno e quello della regione semi-autonoma del Kurdistan più volte hanno invitato le milizie del Pkk a ritirarsi dal Paese. Due giorni fa 150 famiglie yazide avevano lasciato i campi profughi di Dohuk per raggiungere le loro case e ristabilirsi nell'area da cui furono rapite oltre 6.000 donne e bambini, quasi la metà mai più tornati. Durante i raid erano incolonnate con i camion carichi di mobilio ai checkpoint a nord, in attesa delle procedure di ingresso a Sinjar. «Gli yazidi furono abbandonati di fronte a genocidi, schiavitù sessuale sistematica e sei anni di sfollamenti forzati - ha scritto su Twitter il premio Nobel per la Pace ed ex vittima delle violenze del Daesh Nadia Murad -. La comunità internazionale ha rinunciato alla sua responsabilità morale di facilitare un ritorno sicuro e dignitoso per i sopravvissuti al genocidio degli yazidi nella loro terra natale». Secondo alcune ricostruzioni, gli attacchi a Sinjar sarebbero stati anticipati pochi giorni prima al governo iracheno durante una visita a nord e nella capitale dal capo dei servizi segreti turchi Hakan Fidan.
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