Riprendiamo dall'ESPRESSO di oggi, 14/06/2020, a pag.79, con il titolo "Giardiniere Shalev" la recensione diSabina Minardi.
La copertina (Bompiani ed.)
Un giorno, una coppia di neo sposi, con le rispettive mamme, fotografi e amici invade il giardino di uno scrittore. Lui esce di casa e arrabbiato caccia via gli intrusi. Ora, in ebraico il giardino si dice Gan mentre il Paradiso è Gan Eden e quindi la scena allude alla cacciata dal Paradiso, con l'autore del magnifico libro "Il mio giardino selvatico" nel ruolo di Dio. Le sembianze divine sono quelle di Meir Shalev, romanziere israeliano che esordì a fine anni Ottanta con "La montagna blu", grande successo di pubblico e di critica, ambientato all'epoca dei primi pionieri ebrei (fra cui i suoi nonni) nella Bassa Galilea, non lontano da Megiddo, la biblica Armageddon, il luogo della lotta finale fra la Luce e la Tenebra.
Meir Shalev
Ecco, il fascino della letteratura israeliana deriva anche dall'intreccio naturale fra mito e lingua, ambedue ancorati nell'Antico Testamento, pure quando si tratta di un libro, come quello di cui stiamo parlando, incantevole nella sua apparente spensieratezza e nella saggia leggerezza. Shalev ha un giardino che ama e coltiva, in una regione, la Galilea dove abitano ebrei e arabi. Così, grazie a questo libro veniamo a sapere che i fichi d'India, una pianta che è sinonimo del nativo israeliano (sabra) sono stati importati dal Messico e servono a tracciare i confini, ma impariamo pure come coglierli. Siamo informati sulla vita e sulle abitudini dei piccoli rettili. Seguiamo le spiegazioni sulle fioriture delle scille. Ci viene detto che i buchetti che troviamo nei tubi d'irrigazione di gomma sono fatti dai picchi, e fino a essere informati, per tornare al mito, quanto i primi contadini ebrei immigrati dall'Ucraina piantassero alberi citati nelle sacre scritture. Questa enciclopedia della vita rurale ha una sola pecca. Quando Shalev racconta gli ulivi, chi vive in Toscana e cura queste piante resta deluso. Ma il resto è quasi perfetto, comprese le illustrazioni di Refaella Shir.
Per inviare all'Espresso la propria opinione, telefonare: 06/84781, oppure cliccare sulla e-mail sottostante