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Il Sole 24 Ore Rassegna Stampa
10.06.2020 Territori contesi: ecco un esempio di disinformazione contro Israele
Nel pezzo di Roberto Bongiorni

Testata: Il Sole 24 Ore
Data: 10 giugno 2020
Pagina: 26
Autore: Roberto Bongiorni
Titolo: «Annessione a luglio: Netanyahu sogna un Israele più grande»
Riprendiamo dal SOLE24ORE di oggi, 10/06/2020, a pag.26, con il titolo "Annessione a luglio: Netanyahu sogna un Israele più grande" l'analisi di Roberto Bongiorni.

L'articolo di Bongiorni è ambiguo, il titolo del pezzo è invece pessimo: fa pensare, infatti, che l'unico motivo dietro la possibile annessione sia estendere i confini di Israele e omette completamente le questioni legate alla sicurezza. Anche nel pezzo la sicurezza di Israele viene solo vagamente accennata, mentre è questo il motivo principale che soggiace alle possibili annessioni, insieme all'assenza manifesta e cronica, da parte palestinese, di una volontà di compromesso e dialogo.

Ecco l'articolo:

AG's office said to warn PM Jordan Valley annexation could lead to ...
Netanyahu illustra la situazione nella valle del Giordano

Lo aveva promesso. In ciascuna delle tre campagne elettorali che si sono succedute nel 2019. E ora il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, fresco del quinto mandato, intende mantenere la parola data. Il primo di luglio, ha fatto sapere, inizieranno le discussioni nel Governo e in Parlamento per realizzare l'annessione degli insediamenti in Cisgiordania. Una mossa avventata? Agli occhi dei palestinesi, e non solo dei loro, si tratta di un'iniziativa unilaterale che sancisce perentoriamente la fine degli accordi di pace nati a Oslo nel 1993. Ancora una volta il Governo palestinese ha fatto sentire la sua voce, minacciando un'azione altrettanto plateale: se Israele andrà avanti con il piano di annessione di aree della Cisgiordania, i palestinesi dichiareranno in modo unilaterale la nascita di uno Stato sulla base dei confini precedenti al 1967, con Gerusalemme capitale, ha detto il premier palestinese Mohammed Shtayyeh. Chiedendo poi alla comunità internazionale di riconoscerlo. Una minaccia che non spaventerà Netanyahu. In verità la data del i° di luglio è stata stabilita nell'accordo con cui è stato formato lo scorso mese l'atteso Governo di emergenza nazionale, un Esecutivo appoggiato da una coalizione trasversale che comprende sia il Likud, il partito di destra di Netanyahu, sia il partito centrista Blu e Bianco. In questo anomalo Esecutivo Netanyahu assumerà l'incarico di premier i primi 18 mesi per poi cederlo al suo "ex" rivale Benny Gantz, leader di Blu e Bianco. Lo stesso Gantz, ministro della Difesa per il prossimo anno e mezzo, ha reso noto di aver dato disposizioni ai vertici militari per organizzarsi e valutare le conseguenze derivanti dall'annessione. Insomma, a prima vista il cammino di quello che potrebbe essere un passo storico, capace di provocare un terremoto geopolitico, sarebbe già iniziato. Dopo esser divenuto il primo ministro più longevo nella storia di Israele, Bibi Netanyahu vuole divenire l'uomo che ha trasformato in realtà, anche se solo in parte, il sogno della "Grande Israele". Il 1°luglio dovrebbe essere discussa solo l'annessione della Valle del Giordano, ovvero l'area che confina con la Giordania e che comunque rappresenta il 30% circa della Cisgiordania. Dalla sua parte Bibi ha gli Stati Uniti. Il piano di pace voluto dall'amico Donald Trump, da lui stesso battezzato "Accordo del secolo", prevede infatti l'annessione degli insediamenti. Che però dovrebbe avvenire nel contesto di un negoziato di pace con la controparte palestinese. Anche il nuovo ministro degli Esteri, Gabi Ashkenazi (Blu Bianco) aveva mostrato in maggio il suo sostegno al piano di Trump. Sembrerebbe tuttavia che, al pari di Trump, Ashkenazi e Gantz preferirebbero coinvolgere i palestinesi e comunque attendere tempi migliori. Anche se appare come cosa fatta, la strada per l'annessione è tutta in salita. Se c'è un angolo del Medio Oriente dove spostare anche solo una pietra da un lato della strada all'altro può avere gravi conseguenze sul fronte della sicurezza questo è proprio la Cisgiordania. Israele la conquistò nel 1967. Da allora eresse sempre più insediamenti, che tuttavia sono ritenuti illegali da gran parte della comunità internazionale (inclusi Onu e Ue). Oggi il popolo dei coloni ammonta ad oltre 400mila persone in Cisgiordania e altri 200mila a Gerusalemme Est, ovvero la parte della Città santa che l'Autorità nazionale palestinese (Anp) ha sempre voluto come capitale del suo futuro Stato (nel piano di Trump ai palestinesi andrebbero soltanto alcuni quartieri orientali periferici della città). Gli oltre 200 insediamenti (tra autorizzati e non) hanno già reso il territorio amministrato dall'Anp una macchia di leopardo dove gli spostamenti richiedono percorsi tortuosi. Ben inteso. Per quanto avesse dichiarato in campagna elettorale di voler annettere tutti gli insediamenti, in luglio Netanyahu dovrebbe pianificare l'annessione della sola Valle del Giordano. Anche se così fosse, la reazione palestinese, e di molti Paesi musulmani, si preannuncia ostile, potenzialmente esplosiva. Nel peggiore dei casi si rischia una terza Intifada nel periodo in cui tutto il mondo sta vivendo una profonda recessione a causa della pandemia. E conseguenze economiche ulteriormente negative sia per gli israeliani che per i palestinesi. Furente per queste iniziative unilaterali, lo scorso mese il presidente palestinese Abu Mazen ha rotto ogni rapporto di collaborazione con le autorità israeliane, anche quelli sulla sicurezza, respingendo con forza il piano di Trump e il ruolo degli Usa . La situazione è fluida. Tanto che domenica, in un incontro tra il premier e i sindaci di n insediamenti, sarebbero emerse delle novità. L'annessione potrebbe riguardare meno insediamenti. Ma non vi sarebbero congelamenti all'espansione delle colonie. E per quanto concerne lo Stato palestinese che dovrebbe sorgere (senza confini) sul resto della Cisgiordania, Netanyahu avrebbe detto che per lui non rappresenta uno Stato. Anche sul fronte israeliano non mancano le difficoltà. Migliaia di persone sono scese in piazza sabato a Tel Aviv per protestare contro l'annessione. Non solo. Perfino un nutrito numero di leader degli insediamenti hanno mostrato la loro netta contrarietà al piano Trump; a loro avviso, l'annessione permetterebbe ai palestinesi di avere un loro Stato nel 70% della Cisgiordania, cosa che vedono come il fumo negli occhi perchè metterebbe fine al loro sogno: la Grande Israele. Con la conseguenza, poi, che i diversi insediamenti esclusi dall'annessione diverrebbero delle enclave. Ma è forse il fronte regionale a destare più preoccupazioni. Pur con toni diversi, tutti i Paesi arabi hanno rigettato l'annessione degli insediamenti. Israele non può permettersi di giocarsi due alleati indispensabili come Egitto e Giordania, con cui ha firmato nel 1979 un accordo di pace. La Giordania rappresenta poi una zona cuscinetto strategica tra Israele e Paesi molto ostili come Siria e Iraq. Insomma, il gruppo di chi rigetta questo piano è numeroso e determinato. Re Abdullah II di Giordania ha chiarito che l'annessione rischia di scatenare un conflitto, e può mettere fine all'accordo di pace. Il capo della politica estera europea, Josep Borrell ha minacciato non meglio precisate «conseguenze», l'ex vice presidente americano Joe Biden, che potrebbe divenire il prossimo presidente Usa, ha già espresso la sua opposizione. Anche l'Arabia Saudita, che con Israele sta portando avanti contatti informali, ha rigettato l'annessione. Offrirebbe un assist all'Iran per farsi promotore della causa palestinese, e farebbe apparire i sauditi, custodi di due dei tre luoghi più sacri dell'Islam, alla stregua di voltafaccia se non peggio. È ancora tutto piuttosto confuso. «Ma quando Netanyahu parla di annessione a cosa si riferisce? - scriveva la scorsa settimana Haaretz, quotidiano israeliano liberal. - I capi della sicurezza non hanno ancora idea. Netanyahu non glielo ha ancora detto, forse perché neppure lui è così sicuro di quello che intende fare. Annettere la Valle del Giordano? Annettere i grandi blocchi di insediamenti? Annettere l'intera Cisgiordania?». Quello che emerge è la sua fretta. Bibi ne è consapevole; l'era del suo grande amico Donald potrebbe presto volgere al termine.

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