A Tel Aviv la manifestazione contro l'annessione: ecco come viene mistificata da Fabio Scuto La disonestà del giornalista del Fatto
Testata: Il Fatto Quotidiano Data: 07 giugno 2020 Pagina: 17 Autore: Fabio Scuto Titolo: «Tel Aviv grida 'no' all'annessione»
Riprendiamo dal FATTO Quotidiano di oggi, 07/06/2020, a pag.17 con il titolo "Tel Aviv grida 'no' all'annessione", l'articolo di Fabio Scuto.
Scuto scrive un pezzo di disinformazione contro Israele riportando con enfasi fuori luogo la notizia della manifestazione che si è svolta a Tel Aviv per protestare contro la possibile annessione di aree dei territori contesi da parte di Israele a luglio. 4000 persone per Scuto diventano l'intera "Tel Aviv": solo questo basterebbe a chiarire la disonestà del giornalista. Israele, a differenza dei Paesi arabi circostanti, è una democrazia e chiunque può dimostrare contro il governo. E' un bene che sia così. E' scorretto invece far passare l'opinione di alcune migliaia di israeliani per la voce dell'intera cittadinanza, come Scuto fa.
Ecco l'articolo:
Fabio Scuto
Benny Gantz, Benjamin Netanyahu
Sono arrivati da ogni parte di Israele. Con i bus, con auto private, moto e persino con i taxi, per rispondere all'appello per "la democrazia, contro l'annessione". In quattro-cinquemila hanno marciato dal Museo dell'Arte alla piazza più iconica di tutto lo Stato di Israele, Rabin Square, nel cuore di Tel Aviv, dove nel 1995 venne assassinato da un estremista ebreo il premier-soldato che voleva la pace. Tutti in piazza contro l'annessione della Valle del Giordano annunciata per il 1° luglio dal premier Benjamin Netanyahu, e sostenuta dal presidente Usa Donald Trump. Una protesta pacifica, con tamburi, striscioni, cartelli, slogan e anche qualche bandiera palestinese. Sulla piazza gli spazi a terra sono stati contrassegnati per aiutare il distanziamento sociale che tanto "preoccupava" la polizia. La manifestazione "No all'occupazione, no all'annessione, sì alla democrazia" era stata inizialmente vietata dalla polizia, poi il divieto è stato annullato venerdì dopo gli incontri con gli organizzatori, partiti e movimenti di sinistra e la Joint Arab List, il cartello dei tre partiti arabi presenti alla Knesset, che avevano annunciato la protesta in ogni caso. "Non ci siamo arresi ai tentativi di zittirci", ha detto uno degli oratori dal palco, "o di cedere all'annessione, che perpetuerà l'occupazione e vanificherà la soluzione a due Stati". II leader della Joint Arab List Ayman Odeh ha mandato un videomessaggio perché in isolamento preventivo per il coronavirus. "Non mi sorprende che l'unica dimostrazione che la polizia ha cercato di vietare sia questa arabo-ebraica contro l'annessione e per la democrazia". Anche l’ex candidato Usa alla presidenza Bernie Sanders ha mandato un video di sostegno alla protesta. Dopo più di un anno di stallo politico e due elezioni inconcludenti, Netanyahu e il rivale Benny Gantz in aprile si sono uniti in un governo di coalizione e sotto il loro accordo, dal 1° luglio Netanyahu può proseguire con il suo progetto di annessione. Gran parte della comunità internazionale - Cina, Russia, UE, ONU - ha già espresso una netta opposizione. Sul fronte interno dopo le contrarietà del leader dei coloni della Cisgiordania, anche due ministri del governo Netanyahu, Rafi Peretz e Yuval Steinit, hanno espresso perplessità: inaccettabile l'idea di un mini-Stato palestinese su ciò che resta della Cisgiordania. Tutti i Paesi arabi si dicono a fianco del presidente palestinese Abu Mazen nel contestare il piano Trump, che dà a Israele il via libera per annettere gli insediamenti ebraici e la Valle del Giordano, in un territorio che è parte del negoziato nell’accordo sui "due Stati". I palestinesi in Cisgiordania venerdì si sono radunati per celebrare 53 anni dalla "Guerra dei sei giorni" del 1967 e protestare contro l'annessione. Manifestazioni in gran parte pacifiche, ma di fronte a un atto così unilaterale come quello del 1° luglio la violenza potrebbe esplodere.
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