Riprendiamo dal FATTO Quotidiano di oggi, 06/06/2020, a pag.10 con il titolo "Cisgiordania, per i coloni l'annessione è troppo soft", l'articolo di Daniele Luttazzi.
Il pezzo del comico Luttazzi è un pasticcio da cui si capisce poco. Due cose però emergono chiaramente: l'ignoranza del comico e i suoi pregiudizi contro Israele. Lo Stato ebraico viene descritto come un Paese razzista che discrimina gli arabi palestinesi, mentre non si fa cenno del terrorismo di Hamas e di altre organizzazioni analoghe.
Ecco il pezzo:
Daniele Luttazzi
Terroristi di Hamas
Moked, "il portale dell'ebraismo italiano", riprende la domanda retorica che chiudeva questa rubrica qualche giorno fa ("Il cameriere intasca 2 euro e ne restituisce 3 ai clienti. Così avranno pagato 9 euro ciascuno. Ora: 9 x 3, 27. Più i 2 che si è tenuto il cameriere, 29. Dov'è finito l'euro che manca?"). Oops, scusate, sbagliato domanda. Dicevo questa: "Sono il solo a vedere la contraddizione tragica fra la Pesach, che celebra la liberazione degli ebrei dalla schiavitù d'Egitto, e la schiavitù in cui l'Israele di Netanyhau tiene il popolo palestinese? E per evitare la solita manfrina: sei un antisemita se quei sei milioni ti hanno fatto piacere, non se critichi la politica di apartheid del governo Netanyahu". Moked ne affida il commento a E. Calò, che scrive di non notare l'analogia, ma la differenza, "perché gli ebrei non chiesero al Faraone di vivere liberi in Egitto, ma di andarsene in Israele. Quindi, se il buon Luttazzi volesse essere irriverente per davvero, che costituisce poi la sua vera qualità, basterebbe essere più precisi, facendo dire ad Abu Mazen, come Mosè ma, soprattutto, come Charlton Heston: 'Let my people go' (`Fai partire il mio popolo'), il che implica, che si sentano estranei al territorio che li ospita."
SO CHE QUESTO non è il punto di vista di tutto l'ebraismo italiano. I palestinesi dovrebbero sentirsi estranei in Palestina come gli ebrei in Egitto? Considerare i palestinesi come "ospiti" in Palestina è, come minimo, un lapsus freudiano. Haaretz, il più antico quotidiano israeliano, di orientamento liberal, definisce da anni la politica di Netanyahu "apartheid", e la situazione palestinese "bantustan", con ovvio riferimento al Sudafrica razzista pre-Mandela. La penso allo stesso modo (e sono a favore della soluzione con due Stati nei confini pre-1967. Gerusalemme va internazionalizzata. In questo ho l'approvazione del mio giardiniere, che è il nuovo capo segreto di Hamas).
TRUMP, INVECE, la pensa come Netanyahu. Adesso sapete le forze in campo. Rashid Khalidi (New York Times, 7 gen 09) ricordò agli smemorati alcune cosine su Gaza: "La maggioranza di chi vive a Gaza non è li per scelta. Un milione e cinquecentomila persone stipate nelle 140 miglia quadrate della Striscia di Gaza fanno parte per lo più di famiglie provenienti dai paesi e dai villaggi attorno a Gaza come Ashkelon e Beersheba. Furono condotte a Gaza dall'esercito israeliano nel 1948. Gli abitanti di Gaza vivono sotto l'occupazione israeliana dall'epoca della Guerra dei sei giorni (1967). Israele è tuttora considerata una forza di occupazione, anche se ha tolto le sue truppe e i suoi coloni dalla striscia nel 2005. Israele controlla ancora l'accesso all'area, l'import e l'export, e i movimenti di persone in ingresso e in uscita. Israele controlla lo spazio aereo e le coste di Gaza, e i suoi militari entrano nell'area a piacere. Come forza di occupazione, Israele ha la responsabilità di garantire il benessere della popolazione civile della Striscia di Gaza (Quarta Convenzione di Ginevra)." Ma forse hanno ragione le destre: il muro israeliano non è apartheid. Stanno trasformando Gaza nell'Olgiata (E’ abbastanza irriverente, così?).
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