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La Repubblica Rassegna Stampa
06.06.2020 Niall Ferguson: 'Vi spiego la nuova guerra fredda con la Cina'
Lo intervista Antonello Guerrera

Testata: La Repubblica
Data: 06 giugno 2020
Pagina: 32
Autore: Antonello Guerrera
Titolo: «Una terribile voglia di Guerra fredda»

Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 06/06/2020, a pag.32, con il titolo "Una terribile voglia di Guerra fredda" l'intervista di Antonello Guerrera a Niall Ferguson.

Ottima l'intervista a Ferguson, che mette in guardia dal regime di Pechino.

Ecco l'intervista:

Immagine correlata
Antonello Guerrera

Niall Ferguson - Wikipedia
Niall Ferguson

«Una seconda Guerra fredda è proprio ciò di cui abbiamo bisogno ».
E perché, Niall Ferguson? «Perché, altrimenti, presto staremo molto, ma molto peggio». Sempre controverso e controcorrente, il celebrato storico scozzese e americano d’adozione risponde dal suo rifugio in Montana, dove si è trasferito di recente con la moglie Ayaan Hirsi Ali e figli, «al riparo dal Covid 19. Via da questo virus. E che bello: niente più ricevimenti, niente più incontri, niente trasferimenti, niente. Tanto lavoro da qui». «E comunque – ammonisce via Skype in t-shirt nera il 56enne intellettuale di Glasgow e autore del bestseller Impero. Come la Gran Bretagna ha fatto il mondo moderno – io lo dico dall’anno scorso una Guerra fredda tra Usa e Cina sarebbe stata imminente. Qualcuno in America mi ascoltava. In Europa nessuno: preferivano perseverare nella farsa».
Lei già nel 2007 coniò il termine "Chimerica", sintetizzando l’osmosi sempre più asfissiante tra i due blocchi. «Già allora era chiaro che non si poteva andare avanti così… la Guerra fredda è un’ottima cosa».
Come mai? «Altrimenti rimarremmo al mantra che l’America è meravigliosa, che la globalizzazione non ha alcun difetto e che va bene concedere sempre più potere e influenza alla Cina. Se avessimo perseverato nella strategia di Obama, il mondo sarebbe presto gravemente peggiorato. Io ho criticato tante volte Donald Trump. Ma almeno una cosa buona l’ha fatta: gli Stati Uniti si stanno svegliando».
Concretamente, perché una seconda Guerra fredda, terribile spauracchio e "Dottor Stranamore" di molti, per lei sarebbe la nostra salvezza? «Perché non possiamo lasciare la supremazia tecnologica e di intelligenza artificiale alla Cina. Perché gli Usa e l’Occidente non sono mai cresciuti così tanto come durante le prime fasi della Guerra fredda tra America e Urss. Perché gli Usa sono profondamente spaccati e ciò può essere un collante. Perché, a differenza della seconda metà del XX secolo, stavolta il rischio di guerre nucleari o "per procura" è molto basso; la Cina militarmente non esiste, comparata all’Unione Sovietica. La nuova Guerra fredda sarà commerciale, strategica, tecnologica, cyber, competitiva. Non assisteremo a un’altra crisi dei missili di Cuba o una nuova guerra del Vietnam».
E Hong Kong? Taiwan? La tensione è già altissima tra Cina e Occidente. «I rischi ci sono. Ma non credo che i leader dei due blocchi vogliano imbarcarsi in un simile conflitto. Il pericolo di una susseguente Terza guerra mondiale è molto basso».
Nel 2011, lei scriveva in "Civilization: The West and the Rest" che presto Cina e Asia avrebbero preso il sopravvento sull’Occidente in decadenza. «Ma ora, a parte "l’anti-americana" Germania, persino l’Europa si sta svegliando. Non possiamo continuare a fare finta che i cinesi un giorno diventeranno liberali e pure i nostri miglior amici».
Il premier britannico Johnson sta facendo retromarcia su Huawei per la gestione della rete ultra-veloce 5G. «Huawei è organo della Cina, è sussidiata dal governo di Pechino e per questo ha costruito in silenzio, a prezzi ridicoli, la sua supremazia in questi anni sul 5G. Per fortuna a Londra sembrano rinsaviti: sarebbe come avere Xi Jinping in collegamento nei consigli dei ministri a Downing Street».
E i danni economici di una nuova Guerra fredda? Non li considera? «La delocalizzazione e il modello di produzione Apple in Cina hanno difetti e distorsioni crescenti, la tecnologia accorcerà sempre di più i processi di produzione globali. Ci sarà un contraccolpo, ma meno grave di quanto si pensi. E comunque era inevitabile».
E la globalizzazione? «È morente dal 2008, a causa della finanza e dei flussi, anche migratori, incontrollati. Il coronavirus ci ha ricordato anche questo. Non c’è migliore pubblicità per l’antiglobalismo».
Il Covid 19 come cambierà il mondo e i suoi equilibri? «Almeno fino a quando non avremo un vaccino, il Covid 19 sarà per la vita sociale ciò che l’Aids ha provocato in quella sessuale. Dovremo adeguarci e cambiare i nostri comportamenti. Ma molti insisteranno a non indossare mascherine, allo stesso modo dei profilattici. Più in generale, come accaduto all’Impero Romano, le economie più aperte e liberali sono le prime a soffrire un evento venefico mondiale come una pandemia. E poi resta il grave declino interno dell’Occidente, soprattutto a livello istituzionale, dimostrato dalla totale impreparazione all’emergenza coronavirus. Ma anche a livello accademico, perché le università almeno in America stanno abbandonando l’erudizione in nome dell’attivismo. Lo scrivevo già in The Great Degeneration e lo vediamo anche negli attuali disordini negli Stati Uniti. Che potrebbero salvare il presidente Trump. E farlo rieleggere».
Perché? «Perché Trump eviterà la condanna politica per la disastrosa gestione della crisi Covid 19 grazie a ciò in cui primeggia da sempre: la culture war, la "guerra culturale"».
Nel suo "La guerra del mondo" lei parlava di qualcosa di simile, tra leader psicopatici, violenze istituzionali, razziste… «Sì, ma almeno lei non mi faccia paragoni con Weimar, come qui in America Andrew Sullivan e Anne Applebaum. Che miopia storica. Non siamo negli anni Trenta e Trump non è Hitler, ma il classico presidente demagogo americano "venditore di automobili". Il nostro mondo oggi somiglia al XVII secolo. Quando si diffuse definitivamente la stampa, anche a livello popolare, come Internet oggi. E proliferarono caos, complottismi, estremismi».

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