Lo scandalo del Consolato d'Italia a Gerusalemme
Analisi di Jonathan Pacifici
Jonathan Pacifici
L’Italia, cosí come il resto dei paesi dell’Unione Europea, non riconosce Gerusalemme come capitale d’Israele e notoriamente mantiene la sua Ambasciata in Israele a Tel Aviv. Ciò genera ovviamente delle situazioni paradossali. In primis, dal momento che il Presidente riceve gli accrediti dei diplomatici stranieri e risiede a Gerusalemme, per presentare le proprie credenziali, all’atto dell’assunzione del loro incarico, gli ambasciatori devono recarsi da Tel Aviv a Gerusalemme. Non solo. Le massime cariche della Repubblica sono sistematicamente venute a Gerusalemme, qui hanno avuto qui incontri con Presidenti e Premier ed hanno parlato alla Knesset. Tutto a Gerusalemme. Tutto ufficiale. Peccato che a pochi metri in linea d’aria dalla Residenza del Presidente d’Israele dove Inno di Mameli ed Hatikvà hanno più volte risuonato, il Consolato Generale d’Italia continui ad essere uno schiaffo in faccia ad ogni israeliano ed ogni ebreo. Il Consolato – simbolo del non riconoscimento della sovranità israeliana – non dipende dall’Ambasciata e non è accreditato in Israele. Dipende direttamente dalla Farnesina. In effetti il Consolato Generale d’Italia a Gerusalemme funziona come una vera e propria Ambasciata presso l’Autorità Palestinese. Spieghiamoci meglio: l’Italia non riconosce Israele a Gerusalemme (salvo doverci venire per incontrarne le cariche), tiene la sua Ambasciata in Israele a Tel Aviv, ma vi mantiene la sua Ambasciata presso i palestinesi. Non è una supposizione, è scritto nero su bianco sul sito ufficiale del Consolato. “Il Consolato Generale cura le relazioni che il Governo italiano intrattiene con le autorità palestinesi e che si sostanziano in rapporti politici, economici, culturali, di cooperazione allo sviluppo e di dialogo tra realtà locali e tra società civili. È questo il primo scopo del Consolato.
Solo dopo: Il Consolato Generale assicura inoltre assistenza agli italiani a Gerusalemme, in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza: dalla comunita’ israelitica italiana di Gerusalemme, ai connazionali impegnati in attivita’ di cooperazione internazionale; dai numerosi religiosi di nazionalità italiana qui presenti, al personale italiano che opera presso missioni internazionali, oltre che a tutti i connazionali che si trovino a risiedere o anche solo di passaggio. Da notare la dicitura comunita’ israelitica. Non israeliani. Gli uffici sono dislocati in due sedi, situate rispettivamente a Gerusalemme ovest e a Gerusalemme est, dove si trova anche l’Ufficio dell’AICS (Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo).” Da qui le continue vessazioni contro la popolazione ebraica che ha bisogno di servizi consolari. Dal celeberrimo codice Gerusalemme (ZZZ) che sui Passaporti Italiani cancella Israele, alle cartoline elettorali con dicitura Gerusalemme (Palestina), salvo poi nascondersi dietro “sviste dei Comuni di origine”. Da pochi giorni è arrivato a Gerusalemme un nuovo Console Generale, Giuseppe Fedele che ieri ha diramato un messaggio in occasione della Festa della Repubblica. La rinascita del 2 Giugno – che ricordiamolo mette fine alla persecuzione degli ebrei italiani da parte del Governo Italiano – viene trasformata nel preambolo per il sostegno ai palestinesi. “Questa rinascita non sarebbe potuta avvenire senza una collaborazione tra le diverse anime politiche e sociali del Paese, che scelsero di sedersi allo stesso tavolo per dar vita alla Costituzione. Questa e` da allora faro del nostro lavoro ed e` basata su principi più che mai attuali oggi, mentre ci risolleviamo insieme ai nostri partner del mondo dall’emergenza sanitaria: libertà, uguaglianza, giustizia e democrazia. Si tratta degli stessi principi che guidano la presenza dell’Italia e dell’Unione Europea in quest’area. Continuiamo a sostenere le istituzioni dell’Autorità palestinese in vista della creazione di uno Stato palestinese indipendente e democratico, che viva in pace e sicurezza al fianco dello Stato di Israele, nell’ambito di una soluzione negoziata del conflitto che preservi lo status di Gerusalemme quale capitale condivisa dei due Stati. L’intera collaborazione dell’Italia con la Palestina – a tutti i livelli: politico, economico, culturale – resta ispirata a questo obiettivo di fondo.“ Cioè l’Italia sta a Gerusalemme, per aiutare i palestinesi a minare la sovranità israeliana sulla città. Il tono del resto del messaggio va di conseguenza: “Tengo inoltre a ricordare il nostro impegno per diffondere la lingua e la cultura italiana nella circoscrizione, anche grazie alla preziosa azione della Societa’ Dante Alighieri con i suoi Comitati di Gerusalemme e di Ramallah-Betlemme, e per fornire quanto più efficacemente possibile i consueti servizi alla Comunità italiana di Gerusalemme, della Cisgiordania e della Striscia di Gaza, rappresentata dal Comites che ringrazio per la sempre fruttuosa collaborazione. Mi piace ricordare quanto questa Comunita` sia ricca, articolata e radicata: da quella israelitica a quella palestinese, dai connazionali attivi nella cooperazione allo sviluppo al personale impegnato nelle Organizzazioni e missioni internazionali, fino ai religiosi, che da secoli svolgono un ruolo cruciale in Terra Santa.” Il Consolato Generale ha una lunga storia di connivenza con le corrotte autorità palestinesi ed il loro sostegno al terrorismo contro gli ebrei ed Israele. Ad onor del vero non gli è (ancora) successo di essere colti in flagrante dalle forze di sicurezza israeliane, come è avvenuto per i dipendenti del Consolato Francese beccati a trafugare armi (nel 2018), ma come mi disse il precedente Console Fabio Sokolowicz “Se non incontrassi chi ha avuto a che fare con terroristi non lavorerei“. Nei pochi giorni di attività il nuovo Console ha già iniziato i suoi rapporti da Ambasciatore con le controparti palestinesi. Gli è bastato poco per mettersi a regime. Qui nella foto incontra la Ministra per gli Affari Femminili, Amal Hamad. Hamad, nominata nell’Aprile 2019 nel nuovo esecutivo (non eletto) di Mohammad Shtayyeh era stata fino ad allora direttrice del distretto di Gaza della General Union of Palestinian Women. In questa veste, ha denunciato il Jerusalem Post in un articolo del 8 Marzo 2019, ha usato la Festa della Donna per celebrare il terrorismo femminile. “Abbiamo avuto donne martiri, ferite e prigioniere” ha detto spiegando che le donne sono state le prime a prendere parte “alla battaglia”. Per poi nominare ed elogiare alcune note terroriste tra le quali Shadia Abu Ghazaleh, condannata per aver preparato esplosivi per attacchi terroristici, Dalal Mughrabi, (terrorista responsabile della morte di 38 persone nel 1978, 12 dei quali bambini), Wafa Idris la prima terrorista suicida, Ayyat Al-Akhras la più giovane terrorista suicida (facendo due morti) e Darin Abu Aisheh, altra terrorista suicida. Questi i modelli di virtù femminile di cui il Console Fedele ha parlato con la Hammad? La realtà è che il Consolato Generale resta un entità ostile ad Israele ed al popolo ebraico ed è il simbolo di una politica discriminatoria verso Israele e gli ebrei a Gerusalemme. Poggiare poi questa politica sull’eredità della Resistenza e del 2 Giugno è ignobile. Ed è uno scandalo che deve finire.