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Il Messaggero - La Repubblica Rassegna Stampa
01.06.2020 Stati Uniti 1: ecco i fatti e le prospettive
Cronache e commenti di Alessandro Orsini, Federico Rampini

Testata:Il Messaggero - La Repubblica
Autore: Alessandro Orsini - Federico Rampini
Titolo: «L'equazione sbagliata sul tramonto di Trump - L’America vive nel coprifuoco. Scontro sugli infiltrati in piazza»

Riprendiamo dal MESSAGGERO di oggi, 01/06/2020, a pag.1, con il titolo "L'equazione sbagliata sul tramonto di Trump" l'analisi di Alessandro Orsini; dalla REPUBBLICA, a pag. 14, con il titolo "L’America vive nel coprifuoco. Scontro sugli infiltrati in piazza", l'analisi di Federico Rampini.

Ecco gli articoli:

Le violenze a Minneapolis sono fuori controllo. Trump minaccia l ...
Violenza a Minneapolis

IL MESSAGGERO - Alessandro Orsini: "L'equazione sbagliata sul tramonto di Trump"

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Alessandro Orsini

Una rivolta scuote gli Stati Uniti e molti sono convinti che Trump sia politicamente finito. II pensiero comune si presenta sempre in abiti succinti. Poche parole e un lieto fine: "Un nera e stato ucciso da un poliziotto bianco e la giustizia sta trionfando". Proviamo a dire qualche parola in più. In primo luogo, non si voterà domani. C'è tempo fino al voto. Il fatto che la protesta possa degenerare rischia di aumentare i voti di Trump. Sia chiaro: non è una protesta, è un tipo di protesta. E una rivolta senza capi e, quindi, disorganizzata, con tutte le conseguenze negative che la disorganizzazione comporta nei fenomeni ribellistici a carattere insurrezionale. Siamo davanti al caos. È una rivolta di tutti contro tutti. I negozi bruciati, le auto incendiate, gli assalti ai supermercati, non vengono condotti dopo avere suddiviso i proprietari in suprematisti e liberali. Non esiste alcuna organizzazione o leader carismatico a dire cosa fare e come farlo. Immaginando che questo tipo di rivolta perduri e degeneri, i vantaggi sarebbero quasi certamente per Trump. Nemmeno gli americani che provano repulsione peri suprematisti sarebbero contenti di ritrovarsi con una pietra in fronte mentre attraversano la strada. Ecco il paradosso: coloro che vorrebbero assistere alla caduta di Trump tifano affinché la rivolta aumenti, senza sapere che, in questa forma, la rivolta lo avvantaggia. Forse alcuni trovano appagante vedere Trump sotto assedio alla Casa Bianca. Attenzione però: ciò che appaga psicologicamente non sempre paga politicamente. Joe Biden lo sa e sta prendendo le distanze dalla rivolta. Queste sono state le sue parole, che traduciamo testualmente: "Siamo una nazione nel dolore, ma non possiamo consentire a questo dolore di distruggerci". Biden sa che questo tipo di protesta favorisce Trump a lungo andare. Anche Trump ne è consapevole, tant'è vero che soffia sulle fiamme. Cerca lo scontro, mica l'incontro. Una volta chiarito che questa rivolta è un tipo di rivolta, i cui esiti sono iscritti nella sua genesi, cerchiamo di capire dove affondi le radici. Si è detto: nell'esasperazione prodotta dal suprematismo di Trump o nei suoi errori nella lotta contro il virus. Sc così fosse, le radici della rivolta sarebbero nel partito repubblicano, ma è chiaro che sono nella società, anzi, in un tipo di società. La condizione essenziale dei neri svantaggiati negli Stati Uniti rimane sempre la stessa. Che al governo sieda il partito democratico o quello repubblicano, niente cambia in modo sostanziale. Quasi nessuno conosce il nome di Eric Garner. un caso identico a quello di George Floyd. Eric Garner era un nero, alto e in sovrappeso, che chiedeva a un gruppo di poliziotti bianchi dl non ammanettarlo perché: "lo non ho fatto niente". Il video, disponibile anche su youtube. non lascia dubbi: Garner era l'uomo più pacifico del mondo, sospettato di vendere qualche sigaretta sfusa per pochissimi centesimi (singole sigarette e non bastimenti). I poliziotti lo atterrano in gruppo, lo ammanettano e uno di loro, Daniel Pantaleo, gli stringe il braccio al collo e inizia a soffocarlo. Garner. il viso schiacciato sul marciapiede, pronuncia per undici volte questa parola: "I can't breath". ovvero "non riesco a respirare", le stesse parole di George Floyd. Eric Garner è stato ucciso a New York, il 17 luglio 2014. quando la Casa Bianca era guidata da Obama, presidente nero e democratico. II medico, che visitò il corpo di Garner, disse: "E stato un omicidio". Se, dopo otto annidi amministrazione Obama, George Floyd muore come Eric Garner, vuol dire che il problema non e Trump. Per motivi di sintesi, non elencheremo tutti i casi recenti di razzismo che hanno infiammato l'America, dai terribili abusi contro il tassista nero Rodney King, nel 1991, fino a oggi. Ci limiteremo a dire che, caduto Trump ed eletto Biden, avremmo altri George Floyd, magari non filmati e, pertanto, a tutti ignoti. Fino a quando i neri delle classi svantaggiate non si saranno dotati di un'organizzazione, non usciranno dalla disperazione. II cambiamento non può essere affidato a un uomo solo. Otto annidi Obama, un nero che ama i neri, lo dimostrano.

LA REPUBBLICA - Federico Rampini: "L’America vive nel coprifuoco. Scontro sugli infiltrati in piazza"

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Federico Rampini

Il buio porta di nuovo il caos e la paura, ogni notte è scandita da scontri con la polizia, violenze e saccheggi. Dal focolaio originale di Minneapolis la rabbia per la morte di George Floyd è dilagata in 75 città. Almeno 25 sono sotto coprifuoco, una situazione che si verificò solo nel 1968 dopo l’assassinio di Martin Luther King. Bruciano alcuni quartieri di Los Angeles, si spara a Detroit e Indianapolis, auto della polizia vengono incendiate a Chicago, la tensione ha fatto rischiare il peggio sabato sera a New York. Un’America già stremata da oltre 100mila vittime del coronavirus, e con 40 milioni di disoccupati, assiste sgomenta a questo terzo fronte di crisi. Nella protesta s’infiltrano provocatori, gang, professionisti degli scontri di piazza e del furto organizzato. Molte catene della grande distribuzione devono chiudere e lanciano appelli: siamo rovinati, dopo i lockdown le razzie. Nel disordine s’innestano speculazioni sulle responsabilità, la ricerca di "piste", teorie sugli opposti estremismi. Cresce a sinistra la paura che una protesta pacifica sia stata dirottata e infangata. Donald Trump accusa su Twitter i media di «fare tutto ciò che è in loro potere per fomentare odio e anarchia ». Aggiunge una promessa: «Designeremo Antifa come un’organizzazione terroristica». Antifa (abbreviazione di "antifascista") negli Stati Uniti è una galassia di organizzazioni di estrema sinistra, alcune delle quali teorizzano e praticano l’azione violenta come i black block. Sono entrate spesso in azione in campus universitari di sinistra come Berkeley in California. Il segretario alla Giustizia William Barr ha confermato l’annuncio del presidente, anticipando provvedimenti contro Antifa. Ma gli esperti di diritti civili sostengono che il Primo Emendamento preclude che sia designata come terrorista un’organizzazione americana. Marco Rubio, il senatore repubblicano che presiede la Commissione sull’intelligence, punta il dito contro un arco che «va da Antifa a Boogaloo», un gruppo di estrema destra che tifa per la guerra civile. I suprematisti bianchi — inclusi quelli di Boogaloo — si sono attivati molto sui social media, ma non è stata visibile la loro presenza nelle piazze. La pista dei provocatori esterni — estrema destra, sinistra anti-sistema, grande criminalità organizzata, perfino potenze straniere — era stata lanciata quasi subito dai democratici. Il sindaco democratico di Minneapolis, il progressista Jacob Frey che ha un passato come militante dei diritti umani, ha parlato di suprematisti bianchi venuti da fuori. Il governatore del Minnesota Tim Walz, anch’egli democratico, ha detto che tra gli arrestati durante gli scontri molti «non sono residenti qui». Qualcuno ha aggiunto alla lista i narcos. Il giorno dopo una tv locale ha fatto verifiche sulle identità degli arrestati e risultano a maggioranza residenti in Minnesota. Un ruolo-chiave sembra averlo avuto un leader di estrema sinistra, stile black block, soprannominato The Umbrella Man, ripreso in diversi video di sicurezza mentre guidava assalti a vetrine. Minneapolis ha un nucleo storico di anarchici e anti-capitalisti. I leader storici delle comunità afroamericane ora sembrano preoccupati di contenere le frange estreme al proprio interno. Le scene di Los Angeles con le razzie nei negozi di lusso hanno riportato su tutti gli schermi una storia antica (micro-criminalità locale che approfitta dei disordini). Un leader storico degli afroamericani, il deputato John Lewis che fu compagno di battaglie di Martin Luther King, ha rivolto un appello accorato ai suoi: «Conosco la vostra rabbia e la vostra disperazione, ma incendiare e fare razzie non è la soluzione ». A New York il sindaco di sinistra Bill de Blasio ha preso le difese della polizia, dopo un incidente dove si è sfiorata la tragedia. Una pattuglia su un Suv è stata circondata da manifestanti violenti e bersagliata da bombe molotov. I poliziotti hanno caricato quella folla in auto. Il sindaco, che appartiene all’ala sinistra del partito democratico, li ha difesi evocando il panico dell’accerchiamento. Lo stesso De Blasio ha cambiato a sua volta versione sulla matrice delle violenze. La sera prima aveva detto che le bande scatenate nelle aggressioni «vengono da fuori». Ieri si è corretto: «Sono anarchici organizzati, anche di New York, gente da ideologie distorte. Aggrediscono i poliziotti, che sono lavoratori».

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