Quando l'Unione Europea non si esprime all’unisono
Commento di Michelle Mazel
(Traduzione di Yehudit Weisz)
Ali Khamenei
Ci sono notizie che occupano la prima pagina di tutti i giornali, ci sono quelle che hanno diritto soltanto a un trafiletto in mezzo al giornale, e poi ci sono quelle che non meritano neppure di essere pubblicate. È il caso, ad esempio, delle ultime dichiarazioni che l'Ayatollah Ali Khamenei, Leader Supremo della Repubblica islamica dell'Iran, ha rilasciato il 21 maggio scorso. Di cosa si trattava precisamente? Ah sì. “Il regime sionista è un tumore canceroso che deve essere estirpato.” Non era la prima volta che uno o l’altro dei leader iraniani aveva affermato la propria determinazione a cancellare lo Stato ebraico dalla faccia della terra. Il più delle volte le proteste puntavano solo contro il suddetto Stato, anche se dopo l'elezione del Presidente Trump ci sono state alcune condanne contro l’America. Questa volta, comunque, è stato Mike Pompeo, capo della diplomazia americana, a reagire per primo. Intervenuto quello stesso giorno, ha condannato le affermazioni che, secondo lui, evocano gli appelli al genocidio di Adolf Hitler e che mettono in evidenza il fatto che l'Iran non ha (più) posto nella comunità internazionale. Quello che però più sorprende è che l'Unione Europea pubblica poco dopo un comunicato vincolante : “L'Unione Europea condanna le dichiarazioni minacciose del Leader Supremo iraniano, l’ Ayatollah Ali Khamenei che mettono in dubbio la legittimità di Israele. Tali dichiarazioni sono assolutamente inaccettabili e rappresentano una fonte di profonda preoccupazione. Sono inoltre incompatibili con l'obiettivo di un Medio Oriente stabile e pacifico come auspicato dall'Unione europea. L'Unione Europea ribadisce il suo impegno fondamentale per la sicurezza di Israele.” Questo comunicato è tanto più straordinario in quanto arriva nel momento in cui, nei Paesi dell'Unione, si stanno moltiplicando le dichiarazioni che riguardano la volontà espressa dal Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu, sulla base del Piano di Pace presentato dal Presidente Trump, di annettere un certo numero di insediamenti situati in Giudea e Samaria. Se la condanna sembra sia generale, delle divergenze di opinione sulle possibili misure da adottare in caso di esecuzione del progetto hanno finora bloccato qualsiasi decisione. Pubblicando questo suo comunicato l'Unione Europea avrebbe forse voluto riequilibrare la propria posizione e dimostrare che criticare questa o quella iniziativa israeliana non equivaleva a negare la legittimità dello Stato ebraico? In ogni caso, ciò che sorprende è che i grandi quotidiani come Le Figaro e Le Monde, che hanno dedicato analisi approfondite, sia sul tema dell'annessione che su quello dei dibattiti concernenti le sanzioni previste, non abbiano ritenuto opportuno porsi la domanda o, quanto meno, fornire informazioni dettagliate ai propri lettori, sia sul comunicato dell'UE sia sulle circostanze che lo hanno motivato. Allo stesso modo non hanno sottolineato che la Germania di Angela Merkel aveva fortemente criticato Khamenei, seguito in questo dalla Gran Bretagna. La Francia, che aveva ritenuto opportuno lanciare un forte avvertimento a Israele il 19 maggio durante l'inaugurazione del nuovo governo, non ha invece ritenuto opportuno esprimersi sulle affermazioni di Khamenei. Aggiungiamo che, dato che quest’ultimo aveva pubblicato queste sue considerazioni sul suo profilo Twitter, la Ministra israeliana per gli Affari strategici ha chiesto l'immediata sospensione del suddetto profilo in conformità con la policy di questo social network.
Michelle Mazel scrittrice israeliana nata in Francia. Ha vissuto otto anni al Cairo quando il marito era Ambasciatore d’Israele in Egitto. Profonda conoscitrice del Medio Oriente, ha scritto “La Prostituée de Jericho”, “Le Kabyle de Jérusalem” non ancora tradotti in italiano. E' in uscita il nuovo volume della trilogia/spionaggio: “Le Cheikh de Hébron".