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Il Foglio Rassegna Stampa
28.05.2020 Germania, AfD: una 'alternativa' sempre più estremista
Commento di Daniel Mosseri

Testata: Il Foglio
Data: 28 maggio 2020
Pagina: 1
Autore: Daniel Mosseri
Titolo: «L'AfD ha già scelto: nessuna tentazione moderata, l'anima è sempre più radicale»
Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 28/05/2020 a pag.I, l'articolo di Daniel Mosseri dal titolo "L'AfD ha già scelto: nessuna tentazione moderata, l'anima è sempre più radicale".

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Daniel Mosseri

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Berlino. Quando lo scorso febbraio i deputati della Cdu in Turingia hanno eletto governatore il liberale Thomas Kemmerich in un voto congiunto con i sovranisti dell'AfD, Angela Merkel si è infuriata. Ottenute le dimissioni di Kemmerich, la cancelleria si è fatta restituire le chiavi della Cdu dall'ormai ex delfina Annegret Kramp-Karrenbauer (Akk). Dello scivolone della Cdu in Turingia ha cercato di approfittare Friedrich Merz: l'eterno anti Merkel è convinto che riposizionando la Cdu più a destra sarà in grado di dimezzare i voti dell'AfD. Secondo la cancelliera, invece, l'estrema destra tedesca è irrecuperabile. A dare ragione a Merkel ha contribuito la direzione dell'AfD in Brandeburgo lunedì scorso, stabilendo 18 a 3 che Andreas Kalbitz può restare in seno al partito. Giorni prima era uscita la notizia che in gioventù Kalbitz aveva fatto parte di una un'associazione neonazista illegale: il co-leader dell'AfD, Jörg Meuthen, lo aveva espulso seduta stante dal partito. Se all'interno dell'AfD a Berlino e all'ovest ci si vergogna della contiguità fra il partito e il sottobosco neonazista tedesco, nei Länder orientali la questione non preoccupa. Chi ha dunque ragione: Merkel, che chiude ai nazionalisti xenofobi, oppure Merz secondo cui si possono recuperare? Secondo Benjamin Konietzny il piano di Merz non ha Muro. Corrispondente parlamentare di n-tv, canale all news tedesco del gruppo Rtl, dal 2017 Konietzny segue congressi, direzioni, manifestazioni ed eventi del partito di estrema destra. Attento osservatore della dirigenza dei populisti tedeschi, ma anche del loro elettorato, non ritiene che la destra tedesca sia sul punto di istituzionalizzarsi né che i suoi elettori guardino con nostalgia alla Cdu. Per raccontare AM, Konietzny parte da Björn Höcke: il destrissimo capo dell'AfD in Turingia "è diventato una leggenda", afferma, descrivendolo come "un ottimo oratore" e un provocatore che fa sempre notizia con le sue uscite revansciste e revisioniste, ma la verità è che Höcke "è il capo solo in Turingia, uno dei più piccoli Länder della Germania". Anche la sua leadership di "Der Flügel", la corrente più estrema del partito, sarebbe da considerarsi solo presunta "visto che Der Flügel non è davvero una corrente ma un gruppo di persone che la pensano allo stesso modo". Ridimensionare il fenomeno Höcke non significa perb sdoganare l'AfD. Al contrario, per Konietzny è palese come il cammino verso il radicalismo avviato dal partito nel 2015 con l'abbandono della piattaforma euroscettica e l'adozione di quella xenofoba non si sia mai interrotto. Se n'è accorto per primo il fondatore, l'economista euroscettico Bernd Lucke (allontanato nel 2015), e poi la donna subentrata alla guida dei sovranisti, Frauke Petry (uscita dall'AfD nel 2017). Chiunque abbia tentato di rallentare la discesa del partito verso un maggiore radicalismo ha fallito, osserva il giornalista. "Anche il co-leader Jörg Meuthen lo sa: e poiché ha la reputazione di essere un moderato, si guarda bene dal correggere la linea del partito". E quando ci ha provato con Kalbitz, è stato bacchettato dalla base del partito. Konietzny osserva che Meuthen non è certo una testa calda: già consigliere del ministero delle Finanze in Assia, nel 1997 è diventato professore di Economia all'Università di Scienze Applicate di Kehl. "Come profilo avrebbe potuto fondare l'AfD insieme a Lucke". Oggi il partito guidato da Meuthen resta bene ancorato alle sue posizioni di populismo radicale: di conseguenza il tentativo di riportare all'ovile cristiano-democratico parte del suo elettorato non sembra esperibile. Ammettiamo che Merz diventi il nuovo presidente della Cdu: "Non ci sono segni che un partito tradizionale riesca a sfilare elettori a un partito radicale diventando esso stesso più radicale", dice Konietzny ricordando l'exploit dell'AfD in Baviera nel 2018 nonostante una svolta a destra del partito cristiano-sociale bavarese (Csu) diventato improvvisamente critico con l'Islam e gli immigrati. "Ed è successo cosi in tutta Europa", prosegue Konietzny, portando a esempio la Francia e i Paesi Bassi. Unica eccezione l'Austria, dove i popolari riescono a strappare qualche elettore ai sovranisti del Fpö: "Ma in Austria la Fpö è un partito vecchio e integrato nel sistema, mentre l'AfD è un elemento nuovo e isolato dagli altri partiti". L'establishment tedesco e gli elettori dell'AfD continuano insomma a guardarsi in cagnesco: se metà di loro sono approdati al populismo passando per altri partiti - principalmente la Cdu - l'altra metà è composta da persone che non aveva mai votato. "Questi elettori temono il sistema, odiano gli inciuci, credono che nessuno diventi ministro per competenza ma solo per conoscenza". Anche l'AfD ha avuto i suoi scandali, ricorda Konietzny: "Quello dei finanziamenti illeciti ma anche quello dell'elezione di Meuthen e dell'altro co-presidente Tino Chrupalla, rimasto peraltro favorevole a Kalbitz, ndr: i due sono stati scelti dopo riunioni a porte chiuse alle spalle dei delegati dell'ultimo congresso". Una mossa che i sostenitori dell'AfD non hanno gradito per niente. E se si votasse domenica prossima, il partito prenderebbe al massimo fra il 9 (Forsa) e il 10,5 per cento (Infratest-di map).

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