Su Twitter l'odio antisemita del regime iraniano Commento di Giulio Meotti
Testata: Il Foglio Data: 28 maggio 2020 Pagina: 1 Autore: Giulio Meotti Titolo: «280 caratteri antisemiti»
Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 28/05/2020 a pag.1, con il titolo "280 caratteri antisemiti", l'analisi di Giulio Meotti.
A destra: Ali Khamenei
Giulio Meotti
Roma. L'account del partito Alba dorata in Grecia, del suprematista bianco Alex Jones negli Stati Uniti e del gruppo neonazista tedesco Better Hanover, per citare soltanto alcuni profili che Twitter ha bannato per violazione delle regole contro l'incitamento all'odio, l'antisemitismo e il razzismo. O il leader della Nazione dell'islam, Louis Farrakhan, costretto a cancellare un tweet in cui paragonava gli ebrei alle “termiti”. Ma quando la Guida suprema della Repubblica islamica d'Iran, l'ayatollah Ali Khamenei, paragona gli ebrei israeliani a un “cancro”, Twitter glissa. Khamenei ha pubblicato dieci giorni fa un poster che evoca la “soluzione finale”. Si vede Gerusalemme conquistata dai terroristi e senza più ebrei, sovrastata dalla scritta: “La Palestina sarà libera. Soluzione finale”. ) Sono partite subito richieste di mettere al bando l'account Twitter di Khamenei. Richieste, come già successo, ignorate. Khamenei ha appena “chiarito” sempre su Twitter che l'espressione “soluzione finale” (coniata dai nazisti a Wannsee) non si riferisce agli ebrei, ma “solo” a Israele. E ha concluso il suo nuovo tweet con le testuali parole: “Eliminating Israel & it will happen” (“Eliminare Israele ed è ciò che accadrà”). E l'Iran per far sì che “it will happen” finanzia con miliardi di dollari i gruppi terroristici antisraeliani. “I ventisette paesi Ue e Josep Borrell condannano le dichiarazioni di Khamenei che mettono in discussione la legittimità di Israele”, ha detto l'Alto rappresentante per la politica estera dell'Unione europea. Tali dichiarazioni sono “totalmente inaccettabili e incompatibili con l'obiettivo” di garantire che “la regione sia stabile e pacifica. L'Ue ribadisce il proprio impegno a favore della sicurezza di Israele”. E con una lettera al ceo di Twitter, Jack Dorsey, la neo ministra israeliana per gli Affari strategici Orit Farkash-Hacohen ha chiesto la “sospensione immediata” dell'account di Khamenei “per la sua costante pubblicazione di post antisemiti e genocidi”. Anche un anno fa, un tweet del leader iraniano ha sollevato dubbi sui termini di servizio di Twitter e sul doppio peso del gigante sociale. Khamenei aveva già twittato: “Israele è un tumore maligno canceroso nella regione dell'Asia occidentale che deve essere rimosso e sradicato: è possibile e accadrà”. Le regole di Twitter dettano: “Non puoi fare specifiche minacce di violenza o desiderare gravi danni fisici, morte o malattie di un individuo o di un gruppo di persone”. Eppure, quando i tweet di Khamenei vengono segnalati alla direzione del social, la risposta è quasi sempre la stessa: “Non vi è stata violazione delle regole di Twitter contro comportamenti abusivi”.
Un invito iraniano alla "soluzione finale" per "liberare" la Palestina
In risposta a una richiesta di commento, un rappresentante di Twitter aveva risposto a Fast Company sul caso Khamenei: “Bloccare un leader mondiale da Twitter o rimuovere i loro controversi tweet nasconderebbe informazioni importanti che le persone dovrebbero potere vedere e discutere”. Una risposta in linea di principio corretta, salvo che Twitter è appena intervenuta per segnalare un tweet di Donald Trump contro il voto via posta, a suo dire “falsato”. In fondo al tweet del presidente americano, il social ha inserito una frase in blu, “leggi come stanno le cose sul voto postale”. Nulla di simile è mai comparso sotto ai tweet di Khamenei per segnalare la sua invocazione alla distruzione dello stato di sei milioni di ebrei israeliani. Siamo in pieno paradosso algoritmico. Il paradosso è che il Global Times, una sorta di Pravda inglese del Partito comunista cinese, diffonde propaganda antiamericana su Twitter, che è vietato in Cina, su come i soldati americani avrebbero portato il Covid-19 a Wuhan lo scorso autunno. Twitter, nel frattempo, oscurava il popolare sito web Zero Hedge per avere pubblicato un articolo che collegava uno scienziato cinese all'epidemia. Non meno paradossale del bando che il presidente iraniano Hassan Rohani ha deciso contro l'uso nel paese di qualsiasi prodotto israeliano, compresi hardware o software. Come ha spiegato David Horovitz su Times of Israel, “farebbe arretrare l'Iran di 50 anni: niente computer, internet, telefoni cellulari”. Forse Jack Dorsey potrebbe dare loro una mano: niente Twitter a chi lo usa per invocare una nuova “soluzione finale del problema ebraico”.
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