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Zvi Mazel/Michelle Mazel
Diplomazia/Europa e medioriente
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E’ la fine della cecità europea? 25/05/2020
E’ la fine della cecità europea?
Commento di Michelle Mazel

(Traduzione di Yehudit Weisz)

Javad Zarif on Twitter:

In occasione della “Giornata internazionale di Al Quds” (Giorno di Gerusalemme), un evento annuale creato dall'ayatollah Khomeini nel 1979, i leader iraniani e i loro alleati di Hezbollah hanno dato sfogo alla retorica più violenta per invocare la distruzione di Israele. Ali Khamenei, il Leader Supremo aveva lanciato il segnale con il suo discorso del 22 maggio, in cui affermava: “Il regime sionista è un tumore canceroso che deve essere eliminato.” In quello stesso giorno a Beirut, s’infiamma Nasrallah: “La Palestina deve essere liberata dal fiume (il Giordano) al mare (Mediterraneo), Israele non ha alcuna legittimità e deve essere distrutto.” E il Ministro degli Esteri iraniano Mohammed Zarif ha ulteriormente ribadito: “Israele rappresenta il più grande pericolo per la pace e la sicurezza nel mondo, nonché il più grande violatore dei diritti umani”. E questo attacco è accompagnato da un bellissimo poster che proclama che la soluzione finale è vicina e che la Palestina sarà libera. E’ stato allora che l'Unione Europea, emergendo dai suoi lunghi anni di letargo, ha pubblicato un comunicato vincolante: “L'Unione Europea condanna le dichiarazioni minacciose del Leader Supremo iraniano, l’ Ayatollah Ali Khamenei che mettono in dubbio la legittimità di Israele. Tali dichiarazioni sono assolutamente inaccettabili e rappresentano una fonte di profonda preoccupazione. Sono inoltre incompatibili con l'obiettivo di un Medio Oriente stabile e pacifico come auspicato dall'Unione europea. L'Unione Europea ribadisce il suo impegno fondamentale per la sicurezza di Israele.” La reazione europea e la sua tempestività hanno colto di sorpresa gli iraniani. Va detto che in generale l'Europa ha nei confronti dell’Iran uno sguardo amorevole. Si sentirebbe a disagio ad accusarlo per le violazioni quotidiane dei diritti umani, la persecuzione degli omosessuali, le torture nelle carceri, le esecuzioni sommarie e il modo vergognoso in cui le donne sono sottoposte a restrizioni di un'altra epoca. Inoltre, da quando sono saliti al potere in Iran, gli ayatollah hanno incessantemente ripetuto la loro intenzione di imporre l'Islam sciita a tutto il Medio Oriente; il raggiungimento di questo obiettivo ovviamente passa attraverso la distruzione di Israele, per il quale avvertono un odio profondo e ossessivo che manifestano senza complessi. La qualifica di "piccolo Satana" in contrapposizione al "grande Satana" che è l'America, fa sorridere noi occidentali, poiché non capiamo il peso che questa parola ha nella narrativa islamica. Questo odio per lo Stato ebraico è associato a un virulento antisemitismo che non si preoccupa minimamente di nascondere. Per decenni l'Europa non ha mai trovato nulla da ridire e si è anche guardata bene di non protestare contro l’Esposizione annuale di caricature antisemite e sulla Shoah, organizzata a Teheran in occasione della "Giornata di Gerusalemme".  L'Alto Commissario europeo Joseph Borrell, che ha condannato così fortemente le minacce del Leader Supremo, aveva tuttavia dichiarato in un'intervista rilasciata a Politico (quotidiano americano) il 18 febbraio del 2019, mentre era Ministro spagnolo degli Affari Esteri, di essere consapevole della volontà iraniana di distruggere Israele - e non aveva esitato a dire: "L'Iran vuole cancellare Israele, questa non è una novità. Devi conviverci ” .    Come spiegare allora questa inversione di rotta? Vi sono tutte le ragioni per credere che, evocando la “soluzione finale”, il leader iraniano abbia finalmente risvegliato la coscienza europea.

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Michelle Mazel scrittrice israeliana nata in Francia. Ha vissuto otto anni al Cairo quando il marito era Ambasciatore d’Israele in Egitto. Profonda conoscitrice del Medio Oriente, ha scritto “La Prostituée de Jericho”, “Le Kabyle de Jérusalem” non ancora tradotti in italiano. E' in uscita il nuovo volume della trilogia/spionaggio: “Le Cheikh de Hébron".


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