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Come si è creata la frattura tra Francia e Israele?
Commento di Michelle Mazel
(Traduzione di Yehudit Weisz)
David Ben Gurion con Charles De Gaulle La Francia ha appena assunto la guida di un'iniziativa europea contro Israele. Non è la prima volta: è da decenni che tra Parigi e Gerusalemme non c’è più intesa. Chiunque abbia seguito la visita del Presidente Chirac e poi quella di Macron nei vicoli della Città Vecchia, ha potuto constatare quanto siamo lontani da quel giorno di primavera del 1961, quando il Primo Ministro israeliano David Ben-Gurion, invitato a pranzo dal Generale de Gaulle, sentì il suo ospite dichiarare "Israele è nostro alleato e amico". Come si spiega una simile inversione di tendenza? Alcuni direbbero che de Gaulle non aveva chiesto il parere del Quai d'Orsay. L'Oriente ha sempre affascinato la Francia e ispirato i suoi romanzieri. Un'affinità molto particolare si era sviluppata nel secolo scorso tra i potenti arabi nei loro lunghi abiti da cerimonia e i diplomatici francesi, molti dei quali provenivano da una certa élite assai ristretta. Con il giovane Stato di Israele non è successo niente del genere. Certo, noi oggi viviamo in un'altra epoca e il Ministero degli Affari Esteri si è aperto a una rappresentanza più vasta. Tuttavia, il suo atteggiamento nei confronti di Israele non è cambiato. Non solo perché questo Stato non può competere in munificenza con le ricche monarchie petrolifere che sanno come trattare ambasciatori e delegazioni con un fasto - per non dire una generosità - d’altri tempi. Il fatto è che, come tutti i francesi, la maggior parte di questi diplomatici è cresciuta in una Francia dove vive una consistente popolazione di immigrati provenienti da Paesi tradizionalmente ostili sia agli ebrei che al loro Stato, e dove un antisemitismo che credevamo essere scomparso per sempre, è ormai riemerso alla luce del sole. Naturalmente esistono delle leggi, ma a cosa servono quando c'è sempre un pubblico pronto a ridere e ad applaudire questo o quel comico discutibile e le sue ripugnanti battute sulla Shoah? E poi possiamo sempre coprire l'odio nei confronti dell'ebreo con il mantello dell'antisionismo. È ancora più facile poiché un'intera narrativa si occupa di demonizzare e delegittimare lo Stato ebraico mentre i media alimentano le fiamme. Basta solo leggere i commenti che i quotidiani più seri accettano di pubblicare. Si evoca l’onnipotente "lobby ebraica" e la sua influenza sulla politica europea. Non molto tempo fa, Mélenchon ha attribuito la vittoria di Boris Johnson alla pressione delle autorità della comunità ebraica al soldo di Israele. In tali condizioni, è difficile farsi un’idea informata, soprattutto perché il sistema scolastico fa fatica ad affrontare tematiche cosiddette "sensibili" e si guarda bene dall’affrontare la storia del conflitto. Le analisi condotte dai più rinomati istituti di ricerca lo dimostrano bene: la narrativa palestinese ha sostituito la verità storica, tanto più da quando l'UNESCO l'ha adottata e nega ogni legame tra il popolo ebraico e l'ebraismo con i suoi luoghi santi, dal Monte Moriah e dal Tempio di Gerusalemme alla tomba dei Patriarchi a Hebron. Oggi si può scrivere qualsiasi cosa su Israele senza timore di essere contraddetti. È ovvio che il governo francese ascolta la sua opinione pubblica e che la sua politica estera ne è influenzata.
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