Burqa: in Gemania si accende il dibattito Commento di Roberto Giardina
Testata: Italia Oggi Data: 15 maggio 2020 Pagina: 13 Autore: Roberto Giardina Titolo: «Il burka sta dividendo i tedeschi»
Riprendiamo da ITALIA OGGI di oggi 15/05/2020, a pag.13 con il titolo "Il burka sta dividendo i tedeschi" il commento di Roberto Giardina.
Roberto Giardina
I verdi perdono punti a causa del coronavirus, spaccati tra fondamentalisti e pragmatici. Il leader Robert Habeck è al fianco di Markus Söder, il premier cristianosociale della Baviera, d'accordo nella riapertura delle case automobilistiche a patto di favorire nuovi modelli di vetture ecologiche, ma non riesce a buttare fuori dal partito Boris Palmer, il sindaco di Tubinga, che vorrebbe lasciar morire gli anziani contagiati, perché tanto avrebbero pochi mesi di vita. Palmer, 47 anni, insiste sostenendo di non violare i principi dei Grünen, i verdi, cha trovato la solidarietà di un buon terzo degli iscritti, tra cui Antje Vollmer, ex vicepresidente del Bundestag. Non è il miglior modo per conquistare simpatie, e nei sondaggi hanno perso un buon terzo dei sostenitori, crollati al 14%. Fino a gennaio, sembrava possibile che il prossimo cancelliere, dopo Frau Merkel potesse diventare un verde. Oggi si dubita che possano entrare nel governo, dopo le elezioni del settembre 2021. È un vecchio vizio, quello di sostenere tesi difficili da condividere. Vietare il burka è da razzisti? A Kiel i verdi si sono opposti al divieto di indossare il burka all'Università, in nome della libertà di religione. Non si capisce come proprio da sinistra, e da parte delle donne che si battono per l'emancipazione, si possa difendere il Kofptuch, il velo islamico, o un totale occultamento del corpo femminile come il burka. Una delle tante trappole, e tra le meno perdonabili, in cui cade Canem. Özdmir, di origine turca, fino al 2018 capo del partito, è intervenuto da Berlino per spiegare che il burka è ben differente dal velo islamico, e che non ci si può battere per una falsa tolleranza. KII burka è solo simbolo di una totale oppressione della donna», ha dichiarato a Kiel il portavoce della Cdu, Tobias von der Heide il politically correct. In nessuna pagina del Corano si trova una sola parola sul velo, e sull'obbligo di celare i capelli. Per non parlare del burka o del nikab che lasciano liberi solo gli occhi. A Kiel, nello SchleswigHolstein, piccolo Land sul Baltico, è al governo una coalizione tra cristianodemocratici, liberali e verdi, la cosiddetta Jamaika Koalition, dai colori dei partiti, e il primo ministro è Daniel Gunther della Cdu. Tutto è nato all'inizio dell'anno scorso. Una studentessa tedesca della facoltà di agricoltura, convertita all'islam, non costretta come Silvia Romano, è apparsa in aula completamente velata. E il professore l'ha allontanata. Lei ha presentato ricorso. L'ateneo le ha dato torto, ed è iniziata la vertenza. In estate si era giunti a un compromesso tra la studentessa e le autorità universitarie: la giovane avrebbe dovuto svelare il viso a un'altra donna che potesse identificarla prima di partecipare alle lezioni o presentarsi a un esame. Ma l'accordo non è stato approvato dal governo, I cristianodemocratici hanno presentato una legge per vietare il Kopftuch a scuola. I Grünen hanno fatto opposizione, e si è rischiata una crisi di governo. Ma non tutti i verdi erano d'accordo. Alcuni deputati si sono dissociati, come la direzione nazionale del partito. Czem Özdmir, di origine turca, fino al 2018 capo del partito, è intervenuto da Berlino per spiegare che il burka è ben differente dal velo islamico, e che non ci si può battere per una falsa tolleranza. «Il burka è solo simbolo di una totale oppressione della donna», ha dichiarato a Kiel il portavoce della Cdu, Tobias von der Heide. Per il liberale Christopher Vogt «è un'espressione del fondamentalismo e dell'islamismo». Ed ha ricordato come di recente in Olanda chi indossa per strada il burka rischia una multa di 140 euro. Alla fine, anche i verdi del Baltico hanno capito, e si sono associati al divieto, che viene ribadito nel regolamento scolastico del Land, in ogni livello di insegnamento. E l'esempio sarà seguito dalla vicina Amburgo, città Stato. Ma non sono solo i verdi del Nord a difendere il velo o il burka. A metà gennaio si è arrivata alla rissa a cazzotti all'università di Francoforte tra chi si oppone al velo e quanti si battono per consentirlo ovunque. E dovuta intervenire la polizia per dividere i due gruppi. Si discuteva in un simposio sul divieto del Kopftuch in tutta la Germania. Sul podio si trovava Naila Chikhi, nota scrittrice musulmana, che si batte per i diritti delle donne arabe: «Mi chiedo se per voi non sono abbastanza musulmana», ha chiesto a chi l'insultava.
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