Israele verso il governo: ecco i ministeri ancora in dubbio Commento di Fabio Scuto, ma il titolo del Fatto è pessimo
Testata: Il Fatto Quotidiano Data: 15 maggio 2020 Pagina: 17 Autore: Fabio Scuto Titolo: «Israele, King Bibi inciampa sulla nomina dei ministri»
Riprendiamo dal FATTO Quotidiano di oggi, 15/05/2020, a pag.17 con il titolo "Israele, King Bibi inciampa sulla nomina dei ministri", l'articolo di Fabio Scuto.
Mentre l'articolo di Scuto riporta i fatti delle ultime ore da Israele, il titolo prende di mira Netanyahu. Non stupisce, sul giornale di Marco Travaglio.
Ecco l'articolo:
Fabio Scuto
Benny Gantz, Benjamin Netanyahu
Il primo ministro Benjamin Netanyahu è stato costretto a rinviare il giuramento del nuovo governo, quasi travolto dal malcontento del suo stesso partito, il Likud. Dopo aver parlato con il leader di Kahol Lavan Benny Gantz - l'ex rivale e ora alleato - ha chiesto un rinvio di un paio di giorni per completare la distribuzione dei portafogli di ministro nel suo partito. Nonostante questo sia il governo con il maggior numero di ministri della storia di Israele - sono 36 con 16 viceministri - Netanyahu non ha ancora definito una nuova posizione per sette dei suoi stretti sostenitori del Likud, la maggior parte dei quali erano ministri nel suo ultimo gabinetto.
LA CAPACITA’ di persuasione del Bibi nazionale ha adesso tutto il week end per trovare una soluzione. Tra gli importanti incarichi ministeriali sicuri nel nuovo governo ci sono Gabi Ashkenazi (Kahol Lavan), che diventerà ministro degli Esteri, Israel Katz (Likud) che sarà alle Finanze, Avi Nissenkorn (K.L.) che assumerà il portafoglio della Giustizia e Yuli Edelstein (Likud), che sostituirà Yaakov Litzman come ministro della Sanità. Si prevede che Yariv Levin (Likud) sarà il prossimo presidente della Knesset dopo che Gantz si è dimesso dalla carica mercoledì pomeriggio. Amir Peretz e Itzik Shmuli, (Labour), dovrebbero diventare rispettivamente ministri dell'Economia e del Welfare. I restanti incarichi sono nelle mani di Bibi. Il nuovo governo del primo ministro Netanyahu chiude un anno di stallo politico in Israele, con tre elezioni consecutive. Già mercoledì sera Netanyahu aveva informato formalmente il presidente Reuven Rivlin e il presidente della Knesset Benny Gantz che era riuscito a formare una squadra. Le difficoltà di Netanyahu non riguardano gli accordi con Kahol Lavan di Benny Gantz - il protocollo di intesa tra i due partiti consta di 14 pagine, comprende la rotazione del premier dopo 18 mesi ed è stato firmato già da una settimana - ma oltre al Likud ci sono anche quelli alleati. Nell'Esecutivo certamente non ci sarà il partito sionista Yamina dopo che i colloqui di mercoledì tra il suo leader Naftali Bennett e Netanyahu non hanno prodotto risultati. Nel Likud, Avi Dichter (ex capo del Mossad) ha annunciato che non voterà a favore del governo dopo aver visto sfumare il suo posto da ministro e con lui la lista dei delusi è piuttosto lunga. Nonostante ciò la fiducia al governo non appare in discussione con oltre 70 voti sicuri (la maggioranza alla Knesset è 61 seggi). Gli israeliani sperano che Yuri Eldestein - un fedelissimo di Netanyahu - destinato alla Sanità mostri una visione più moderna del suo predecessore Yaakov Litzman, un ministro già controverso molto prima dello scoppio della pandemia, ma il virus lo ha fatto diventare il bersaglio per ogni errore compiuto in Israele in questi tre mesi. Litzman - un religioso ultra-ortodosso - prima ha ignorato il coronavirus, poi ha evocato le preghiere come argine alla pandemia, poi ha violato personalmente le direttive del suo ministero sui comportamenti sociali andando per sinagoghe, meeting religiosi e funerali, infine si è contagiato e ha contagiato mezzo governo.
MA SARÀ ANCORA ministro. Perchè Litzman è il leader di uno dei tre partiti religiosi che da dieci anni sono alleati stabili nei governi guidati da Netanyahu. L'anziano religioso avrà l'Edilizia. In che modo il primo ministro intende garantire contemporaneamente che Israele sia pronto per la prossima ondata del coronavirus, approvare il piano di annessione della Cisgiordania che rischia di riaccendere il fronte palestinese (i cui primi allarmanti segnali si sono già visti questa settimana) e gestire la sua difesa nel processo al tribunale distrettuale di Gerusalemme? Solo Netanyahu lo sa. Forse, come indicato dalla campagna orchestrata contro il procuratore generale e il procuratore di Stato, "colpevoli" di aver mandato a processo, spera ancora in un "big bang" istituzionale che fermerà i suoi processi.
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