La visita di Mike Pompeo in Israele Commento di Sharon Nizza
Testata: La Repubblica Data: 14 maggio 2020 Pagina: 14 Autore: Sharon Nizza Titolo: «Pompeo da Netanyahu, uno stop all’espansione di Pechino»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 14/05/2019, a pag.14, con il titolo "Pompeo da Netanyahu, uno stop all’espansione di Pechino", il commento di Sharon Nizza.
Neanche una riga sulla visita di Pompeo in Israele sulla Stampa di oggi, mentre Repubblica copre la notizia con l'ottimo servizio di Sharon Nizza.
Ecco l'articolo:
Sharon Nizza
Mike Pompeo con Bibi Netanyahu
Il braccio di ferro Usa-Cina ha raggiunto Gerusalemme, in occasione della visita lampo del Segretario di Stato americano Mike Pompeo ieri in Israele. Durante la breve dichiarazione alla stampa in apertura del colloquio con Netanyahu, Pompeo ha ringraziato il premier per la grande partnership nella lotta al coronavirus e per avere condiviso informazioni «a differenza di altri Stati che le hanno offuscate e nascoste». Aggiungendo: «Parleremo anche di quel Paese», alludendo probabilmente non solo alla controversia sull’origine del Covid, ma anche al malumore americano verso i crescenti investimenti cinesi in infrastrutture israeliane. Tra i progetti presi di mira, la costruzione e gestione del porto di Haifa, nei pressi di una base della marina militare, la valutazione di partner cinesi per lo sviluppo della rete 5G e soprattutto l’appalto per la costruzione di un impianto di desalinizzazione, che sarà responsabile del 25% del fabbisogno idrico israeliano, in cui una multinazionale cinese è arrivata alla fase finale. Gli Usa protestano anche per via della prossimità dell’impianto alla base militare di Palmachim, dove transitano soldati americani. «A un giorno dal giuramento del nuovo governo Netanyahu-Gantz, è evidente che Pompeo è venuto qui non solo per parlare di quello che sta a cuore a Israele, ma anche di ciò che importa agli americani» dice a Repubblica Mordechai Chaziza, esperto di relazioni sino-mediorientali. «C’è anche un precedente che viene in mente: nel 2000 gli Usa di Clinton bloccarono la vendita alla Cina da parte di Israele del sistema radar Phalcon, poco prima dell’inizio dei colloqui di Camp David, voluti fortemente dall’allora premier Ehud Barak». Ora a Gerusalemme sta a cuore capire se l’amministrazione Usa darà luce verde a una possibile annessione di alcune aree della Cisgiordania, come previsto dal piano “Pace per prosperità” presentato da Trump a gennaio. L’accordo di governo tra Netanyahu e il suo ex rivale, ora alleato, Benny Gantz - che pure ha avuto un colloquio separato con Pompeo – prevede che dal 1° luglio sia possibile portare avanti una legislazione per il riconoscimento della sovranità israeliana su alcune parti nei Territori C, a partire dalla Valle del Giordano, dove la popolazione palestinese è minima e gli interessi di sicurezza israeliani sono strategici. In un’intevista al quotidiano Israel Hayom , Pompeo ha affermato che la decisione sull’annessione spetta a Israele, ma nelle scorse settimane erano giunti altri segnali dall’amministrazione Trump: qualsiasi mossa da parte di Israele dovrà essere inclusa nella visione onnicomprensiva del piano, ovvero anche il riconoscimento dello Stato Palestinese. Gli Usa stanno valutando che impatto avrebbe un’eventuale mossa unilaterale di Israele sulla stabilità dell’area e le ripercussioni per Trump in vista delle elezioni di novembre.
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