Il caso di Silvia Romano: chi sono i terroristi di Al Shabaab Commento di Davide Romano
Testata: La Repubblica Data: 12 maggio 2020 Pagina: 2 Autore: Davide Romano Titolo: «Contro il terrorismo di AI-Shabaab ascoltiamo le tante vittime somale»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA - Milano, di oggi 12/05/2020, a pag. 2, con il titolo "Contro il terrorismo di AI-Shabaab ascoltiamo le tante vittime somale", il commento di Davide Romano.
Davide Romano
Terroristi islamisti di Al Shabaab
La festa per la liberazione di Silvia Romano è stata funestata da troppe polemiche. Se una nostra concittadina viene liberata dalla prigionia di un gruppo di tagliagole, dobbiamo solo esserne felici. Si tratta di un ritorno alla vita. E mi dispiace che ci siano tante persone che non capiscono la differenza tra un reality show e le sofferenze di una ventiquattrenne che ha passato 18 mesi di prigionia. Dopo tanta paura, oggi è solo il momento di festeggiare e di lasciare Silvia alla sua famiglia. Sarebbe invece il caso di ragionare su cosa dovranno fare le istituzioni. Di certo, come si è fatto con i sequestri della mafia e delle altre organizzazioni criminali, sarà doveroso affrontare il tema di chi sono i rapitori e come combatterli. E di come evitare che certi estremismi arrivino anche qui. Milano è una metropoli multietnica, e può dunque trovare gli anticorpi all'islamismo al suo interno. Prendendo per esempio l'iniziativa di incontrare la comunità somala della città per farne conoscere le vite. Tanti di loro sono italiani da decenni, e farebbe bene alla nostra città conoscerli meglio. Le nostre due nazioni sono legate — nel bene e nel male — almeno dalla seconda metà dell'800. Dal secondo dopoguerra arrivarono in tanti a Milano e in Italia come studenti. Poi nel 1969 ci fu il colpo di Stato militare di Siad Barre, e da allora iniziò il flusso di rifugiati politici. Dal 2006, la Somalia è vittima di Al-Shabaab, lo stesso gruppo qaedista che ha imprigionato Silvia Romano. Il cuore dei milanesi di origine somala da allora batte forte, ogni volta che arrivano notizie dell'ennesimo attentato terrorista. Cinque anni fa l'intera comunità ha pianto per la strage dell'albergo Maka al-Mukaram di Mogadiscio, dove tra le decine di vittime c'era anche l'ambasciatore all'Onu Yusuf Mohammed Ismail. Nato a Roma, era stato tra le voci più forti nel denunciare il fondamentalismo islamico. Sua sorella, Maryan, è la storica portavoce della comunità milanese, anche lei da sempre in prima linea contro il fanatismo religioso. Sono tante le storie che possono raccontarci. Quelle di un islam sufi tanto tollerante da permettere la coesistenza con ebrei e cristiani. Storie di donne che potevano vestirsi di tanti colori, prima dell'arrivo degli islamisti. Di una società matriarcale dove c'erano donne sapienti dell'islam, e oggi combattenti con successo contro l'infibulazione. Quanta luce e quanta fierezza in loro, se solo volessimo ascoltarle e guardarle negli occhi.
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