lunedi` 25 novembre 2024
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Lo dice anche il principe saudita Bin Salman: Khamenei è il nuovo Hitler


Clicca qui






La Stampa Rassegna Stampa
08.05.2020 'L'Europa non ceda all'aggressività di Russia e Cina'
Francesca Sforza intervista il premier polacco Mateusz Morawiecki

Testata: La Stampa
Data: 08 maggio 2020
Pagina: 15
Autore: Francesca Sforza
Titolo: «La Polonia: 'L'Europa ha perso la memoria. Ora non ceda alle manovre di Russia e Cina'»
Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 08/05/2020, a pag.15 con il titolo "La Polonia: 'L'Europa ha perso la memoria. Ora non ceda alle manovre di Russia e Cina' " l'intervista di Francesca Sforza al premier polacco Mateusz Morawiecki.

Immagine correlata
Francesca Sforza

Mentre l'Europa e gli Stati Uniti celebrano oggi il giorno della fine della seconda guerra mondiale, per Mosca il Giorno della Vittoria, di solito festeggiato con una grande parata militare sulla Piazza Rossa, sarà domani. Quest'anno però la pandemia ha costretto il Cremlino a annullare le celebrazioni. In quest'intervista, il premier polacco Mateusz Morawiecki, ripercorre con noi il senso del passato per il suo Paese, e la luce che proietta sull'Europa presente.

La risposta di Morawiecki alle affermazioni revisionistiche di Putin
Mateusz Morawiecki

Presidente è vero che non siete stati invitati alle celebrazioni del 75° a Mosca? «L'esclusione della Polonia dalle celebrazioni rappresenta una condizione posta da Mosca che significa una cosa sola: per prendere parte al dibattito storico bisogna accettare la narrazione russa. Ma per la Polonia significherebbe aderire a una menzogna: non possiamo consentire che il carnefice venga scambiato con la vittima. Il Patto Ribbentrop-Molotov è stata la prova diretta della preparazione dell'aggressione congiunta alla Polonia, della suddivisione delle aree di influenza e dell'occupazione degli altri paesi della regione del Mar Baltico - Lituania, Lettonia ed Estonia. A seguito di questa decisione milioni di cittadini sono stati sottoposti a repressioni di massa».
I russi vi accusano di non rispettare la memoria dei tanti soldati dell'Armata Rossa che morirono nei combattimenti contro i nazisti. Cosa risponde? «L'Armata Rossa è rimasta sul territorio polacco per quasi 50 anni, imponendo un regime, quello comunista, inviso alla stragrande maggioranza dei polacchi. L'attivismo dell'Armata Rossa sul nostro territorio non era certo mirato a ripristinare la nostra indipendenza, ma, al contrario, piuttosto a destituirci nuovamente della nostra sovranità. Per riconquistarla abbiamo dovuto aspettare fino al 1989».
Molti monumenti russi sono stati smantellati… «Occorre distinguere tra lo smantellamento o la trasformazione in oggetti da museo dei monumenti simbolo dell'assoggettamento della Polonia e il rispetto per i sepolcri dei soldati dell'Armata Rossa. Le autorità polacche custodiscono i luoghi di sepoltura di tutti i soldati caduti sul nostro territorio, indipendentemente dalla loro nazionalità. Tutte le tombe vengono mantenute e restaurate con risorse pubbliche polacche. Mi piacerebbe che anche in Russia si manifestasse analogo rispetto per i luoghi di sepoltura dei polacchi vittime delle repressioni sovietiche».
Anche alla parata di Londra del 1946 la Polonia non fu invitata, e solo quest'anno era prevista la partecipazione dei reduci polacchi. Come lo spiega? «Durante la Seconda guerra mondiale i polacchi non soltanto adempirono agli impegni dell'alleanza unendosi alle azioni di difesa in Francia e Gran Bretagna, ma anche combattendo al fianco degli alleati dal 1939 fino alla fine della guerra. Diventarono famosi per il loro eroismo lottando su molti fronti, di cui è esempio la conquista di Montecassino da parte delle truppe del generale Anders o il contributo degli aviatori polacchi nella Battaglia di Inghilterra. Purtroppo, a causa del coinvolgimento dell'Europa nella guerra fredda e il ritrovarsi della Polonia sotto l'Urss, gli eroi polacchi non hanno goduto degli onori che avrebbero meritato. Molti dei comandanti, come il generale Sosabowski o il generale Maczek, furono costretti all'esilio per il resto della loro vita, svolgendo pesanti lavori fisici. Una parte di loro fu inoltre privata della cittadinanza polacca e coloro che decisero di tornare in Polonia, come ad esempio il capitano Witold Pilecki che volontariamente si fece rinchiudere ad Auschwitz per trafugare notizie agli alleati, furono condannati a morte dalle autorità comuniste».
L'Europa secondo lei ha una percezione corretta della storia e della memoria polacche? «I crimini della Germania nazista e della Russia sovietica hanno inghiottito milioni di vite innocenti. I polacchi si rendono conto di quanto sia importante commemorare le vittime, ne sono testimoni i siti degli ex campi di concentramento tedeschi costruiti nei territori polacchi occupati. Lo stato polacco custodisce e mantiene i luoghi di sterminio, come Auschwitz-Birkenau, Treblinka o Majdanek. Noto però con preoccupazione la sorte dei luoghi di memoria in altri paesi, tra cui quanto rimane del campo di Gusen in Austria. Fu un luogo di esecuzione dell'intellighenzia polacca, di sterminio degli ebrei polacchi ed europei, ma anche di diverse migliaia di cittadini italiani. Complessivamente furono imprigionati e trucidati nei lager di Mauthausen-Gusen i cittadini di ben 26 paesi. Nonostante le preziose iniziative della popolazione locale, fino a oggi non si registra un'azione reale dello stato austriaco. Ecco perché continuo a credere che sia necessario intraprendere l'iniziativa di acquisto di queste aree, per assicurarne una doverosa commemorazione e costruire un centro educativo».
Alcuni sostengono che sia la Russia che la Cina sfruttino oggi la pandemia per la propria propaganda politica. Cosa ne pensa? «Di fronte alla lotta contro il coronavirus, dovremmo agire in maniera solidale, perché il virus non conosce confini e attacca l'intera popolazione. Tuttavia, non si può ingenuamente credere che tutte le manifestazioni di aiuto internazionale, in particolare quelle offerte da paesi che lottano per il dominio nel mondo, come Russia o Cina, derivino unicamente da motivazioni altruistiche. Dobbiamo essere estremamente attenti affinché nessuno sfrutti il momento per rompere le nostre alleanze e minacciare la nostra sicurezza».
Secondo lei quali sono i margini per cooperare con Russia e Cina nel rispetto degli interessi europei? «Dovremmo mantenere le relazioni con loro, ma non a spese della nostra solidarietà interna europea».
A proposito di solidarietà: non crede che anche la Polonia sulla questione dei migranti sia stata poco solidale con l'Italia? «La crisi migratoria è stata la cartina tornasole delle responsabilità dei governanti d'Europa. Dall'inizio della crisi abbiamo sottolineato la necessità di agire su due binari paralleli: indirizzare gli aiuti umanitari nelle aree più nevralgiche e rendere più impermeabili le frontiere esterne dell'UE, affinché diventasse impossibile attraversarle illegalmente. Secondo i dati dell'Ocse, la Polonia è il paese che negli ultimi anni ha accolto il maggior numero di immigrati, prevalentemente ucraini. Una parte di loro sono persone in fuga da aree di guerra. Siamo solidali con chi ha bisogno di aiuto».
La Commissione Ue ha avviato una procedura di infrazione contro la Polonia per la nuova legge sulla magistratura. Come reagirà il suo governo? «Manteniamo la nostra posizione secondo cui l'organizzazione del sistema giudiziario appartiene alle decisioni sovrane dei paesi membri. La Polonia, nel rispetto della costituzione vigente, mira a un potere giudiziario onesto e trasparente. Ci rendiamo conto che l'onestà non possa essere conveniente per tutti, ma noto con piacere che non siamo soli: anche il governo della Slovacchia ha annunciato un programma di riforme del sistema giudiziario».

Per inviare la propria opinione alla Stampa, telefonare: 011/65681, oppure cliccare sulla e-mail sottostante

lettere@lastampa.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT