Franz Lehár, il re dell'operetta adorato da Hitler Commento di Roberto Giardina
Testata: La Nazione Data: 06 maggio 2020 Pagina: 23 Autore: Roberto Giardina Titolo: «Il re dell'operetta adorato da Hitler»
Riprendiamo da NAZIONE/RESTO del CARLINO/IL GIORNO di oggi 06/05/2020, a pag.23 con il titolo "Il re dell'operetta adorato da Hitler" il commento di Roberto Giardina.
Roberto Giardina
Franz Lehár
«È scabroso le donne studiar... Donne, donne, eterni dei», il 30 dicembre del 1905, alla prima della Vedova allegra al Theater an der Wien, tra il pubblico si trova un giovane e entusiasta spettatore, Adolf Hitler. Il compositore Franz Lehár avrebbe compiuto oggi 150 anni. Rimase uno dei preferiti del Führer, e Lehár grazie alla sua protezione evitò la fine di molti suoi colleghi. Quasi tutti i musicisti, gli attori e gli impresari dei teatri di operetta a Vienna erano ebrei. Qualcuno riuscì a fuggire all'estero dopo l'Anschluss del '38, gli altri morirono nei Lager. «Ma dove posso fuggire a 68 anni», protestò Lehár quando gli consigliarono di partire. Era nato a Kormon, nell'impero austroungarico, oggi in Slovacchia, figlio del direttore di una banda militare. Da giovane, come il padre, non riesce a vivere con le sue prime composizioni. Nel 1898 dirige la banda militare a Trieste. Non era ebreo, lo era sua moglie Sophie. Nel '34, protestò che Sophie era cattolica come lui, ma non sarebbe bastato. Ci pensò Hitler che "arianizzò" Sophie con un decreto, ariana honoris causa, grazie alla Vedova allegra. Klaus Mann scrisse che nel '32 si trovò seduto a un tavolo della sala da te "Carlton" a Monaco. A un tavolo vicino, un avventore con i baffetti, parlava con entusiasmo delle operette, «dal sano umorismo e dalla musica gradevole e popolare». Era Adolf Hitler. Amava Richard Wagner e anche Franz Lehár. E il compositore gli dimostrava la sua gratitudine, lo ringraziò personalmente in un incontro nel 1936. Albert Speer, l'architetto del Ill Reich, ricorda nelle memorie che «il Führer era estasiato di aver parlato con Lehár». Nel '39 il compositore denunciò alla Gestapo il suo avvocato ebreo. L'anno dopo, riceve dalle mani del Führer la "Goethe Medaille", un'ambita onorificenza, e per il compleanno di Hitler gli regala il testo della Vedova allegra rilegata in marocchino rosso. II librettista è Leo Stein, ebreo ma scomparso nel 1921, quindi non è più un problema. Nel '41, dirige un concerto di propaganda nella Parigi occupata. Nel '42 dirige a Budapest, una versione arianizzata di Zigeneuerliebe, Amor di zingaro. Gli zingari finiscono nei forni crematori come gli ebrei. 11 4 dicembre del '42, muore a Auschwitz Fritz Löhner-Beda, uno dei suoi librettisti ebrei. Lehár sostenne di essersi prodigato per salvargli la vita, ma non è vero. Nel maggio del '45, in un'intervista con Klaus Mann disse di non aver mai collaborato con i nazisti e di non aver saputo nulla della fine di Leo Stein. Nel '43 riusci a andare in Svizzera con la moglie per motivi di salute, e portò con sé gran parte del suo patrimonio, valutato dalle autorità elvetiche intorno ai 750mi1a franchi, una piccola fortuna per l'epoca. Dopo la guerra tentò di ottenere la cittadinanza in Svizzera, non poteva vivere a Vienna occupata dai russi. Ma ci furono sdegnate proteste da parte della comunità ebraica. «Non si puó accettare che venga a vivere a Zurigo chi con il sorriso sulle labbra ha fatto affari con i nazisti», scrisse il settimanale Israelitisches Wochenblatt. Franz Lehár si ritirò in Austria, a Bad Ischl, vicino a Salisburgo, dove mori nel 1948.
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