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Informazione Corretta Rassegna Stampa
06.05.2020 Antiamericanismo e antisemitismo vanno sempre a braccetto
Analisi di Giuliana Iurlano

Testata: Informazione Corretta
Data: 06 maggio 2020
Pagina: 1
Autore: Giuliana Iurlano
Titolo: «Antiamericanismo e antisemitismo vanno sempre a braccetto»
Antiamericanismo e antisemitismo vanno sempre a braccetto
Analisi di Giuliana Iurlano


A destra: la copertina (Einaudi ed.)

Nel suo libro di alcuni anni fa, “La nazione più odiata. L’antiamericanismo degli europei” (Einaudi, 2007), Andrei S. Markovits scriveva: “Si può scrivere sull’antisemitismo europeo senza mai menzionare l’antiamericanismo. Ritengo che sia impossibile fare il contrario”. Oggi, invece, si può. Perché antiamericanismo e antisemitismo vanno a braccetto. Per quanto l’antisemitismo sia un fenomeno nato in un tempo ben più lontano rispetto all’antiamericanismo, tuttavia, dal momento in cui Israele è nato, l’antiebraismo e l’antisionismo come “copertura protettiva di atteggiamenti antisemiti” si sono sempre di più associati all’odio nei confronti degli Stati Uniti, la grande potenza planetaria che, dopo la fine del secondo conflitto, ha irradiato la sua influenza in ogni parte del mondo. Inoltre, anche nella stessa società americana, per quanto in frange sempre più esili rispetto agli anni ’60, caratterizzati dalla contestazione studentesca, antiamericanismo e antisemitismo si sono congiunti in una miscela vociante. Viceversa, in Europa i due fenomeni associati sono ancora vivi, soprattutto nei settori della sinistra e in misura minore della destra. La sinistra marxista europea, egemone in vasti settori della politica e della società del Vecchio Continente, per quanto in forte ritirata, ha lasciato, tuttavia, un sedimento ideologico che permane soprattutto tra la gioventù studentesca. La guerra del 1967, vinta da Israele contro i suoi nemici che ne volevano la distruzione, ha proiettato un’immagine dello Stato ebraico come di una forza oppressiva, espansiva, demolitrice. Il “dio denaro ebraico” aveva dato vita ad un’entità statuale in grado di diffondere nell’intero pianeta la forza di una superiorità ancestrale, fino a quel momento tenuta sotto controllo e ricacciata negli abissi degli Inferi. Ma la guerra del 1967 fu soltanto l’epifenomeno di un odio che covava contro Israele fin dalla sua nascita nel 1948. La vittoria del sionismo fu letta come la vittoria finale del “dio denaro ebraico”, sostenuto, come mai nel passato, dal “dio denaro americano”. Il 1948 fu, per la sinistra europea, l’anno cruciale in cui la somma dei due denari aveva dato vita ad una realtà di potere mondiale a danno dei poveri del pianeta e, in particolare, del Terzo Mondo. Per la sinistra marxista e terzomondista, ma anche per parte del mondo conservatore tradizionalmente anti-ebraico, antiamericanismo e antisemitismo (quest’ultimo spacciato, per ragioni di opportunità, sotto le spoglie di antisionismo) rappresentavano lo strumento di una lotta senza quartiere contro le potenze del denaro associate in un progetto infernale di conquista del mondo e di globalizzazione dell’economia mondiale sotto il proprio controllo congiunto: “È il potere sui generis di Israele e i suoi stretti legami con gli Stati Uniti – scrive ancora Markovits – che hanno trasformato questo paese mediorientale in un co-protagonista nella parte del cattivo agli occhi di molti oppositori della globalizzazione”, fenomeno tutto interno al potere del “dio denaro israelo-americano”. Se, negli anni immediatamente successivi alla sua nascita, Israele fu considerato “come elemento costituente de facto degli Stati Uniti”, oggi, dopo il suo grande sviluppo economico per opera del Likud e dei suoi alleati a partire dal 1977, esso non è più considerato “uno Stato potente [che] appartiene a una potenza ancora più grande, gli Stati Uniti”, ma come una potenza che condivide con Washington il progetto malsano di controllo del pianeta. In breve, Israele, ancora per molti, è l’incarnazione dell’“ebreo collettivo”, del sodale dell’“americano collettivo”, mentre la congiunzione dei “due denari” è considerata la causa principale della globalizzazione del capitalismo e dello sfruttamento che esso produce.


Giuliana Iurlano è Professore aggregato di Storia delle Relazioni Internazionali presso l'Università del Salento. Collabora a Informazione Corretta


takinut3@gmail.com

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