Riprendiamo dal MANIFESTO di oggi, 01/05/2020, a pag.4, con il titolo "Biden sulla scia di Trump: 'Se vinco l'ambasciata resta a Gerusalemme' " il commento di Michele Giorgio.
Michele Giorgio, come sempre, intinge la penna nel fiele prima di scrivere un articolo su Israele, e anche il pezzo di oggi non fa eccezione. Ha però almeno il merito di riportare una notizia ignorata dagli altri quotidiani, quella cioè delle dichiarazioni di Biden su Gerusalemme e Israele. Anche se il candidato democratico ha criticato Donald Trump per i modi e i tempi del trasferimento dell'ambasciata Usa nella capitale israeliana, ha chiarito di essere favorevole al suo mantenimento a Gerusalemme. Per questo il quotidiano comunista lo attacca. Da non dimenticare: se non ci fosse stato Trump a trasferire l'Ambasciata americana a Gerusalemme, sarebbe ancora a a Tel Aviv.
Ecco l'articolo:
Michele Giorgio
Joe Biden con Benjamin Netanyahu
Gerusalemme «Il trasferimento non doveva farsi nel contesto in cui è avvenuto...(è stata una mossa) miope e frivola. Ma ora che è fatto non tornerei a trasferire l'ambasciata a Tel Aviv». Con queste e poche altre frasi Joe Biden ha spiegato quale sarà la sua politica in Medio oriente se diventerà presidente degli Stati uniti. Una linea che nella sostanza si annuncia in continuità con quella di Trump. L'aspirante presidente ed ex vice di Barack Obama si è confermato rappresentante a pieno titolo dell'Ancien Régime democratico che un paio di mesi fa gli ha fatto vincere le primarie contro il senatore progressista Bernie Sanders, in quel Congresso di Vienna che è stato il decisivo Super Tuesday.
Benjamin Netanyahu con Donald Trump
INTERVENENDO a una raccolta fondi virtuale, Biden non ha fatto tremare i polsi a gruppi e organizzazioni filo-Israele. Li ha rassicurati. Solo in una occasione ha preso le distanze dalle scelte di Trump: se vincerà, riaprirà il consolato americano a Gerusalemme per «coinvolgere i palestinesi», con la prospettiva di mantenere viva la soluzione dei due Stati. Ma ha precisato: «Sono stato un orgoglioso sostenitore di uno Stato ebraico israeliano sicuro e democratico per tutta la mia vita». Biden non ha fatto riferimenti all'intenzione del premier Netanyahu, a partire dal luglio, di «estendere la sovranità» di Israele sulle colonie ebraiche e la Valle del Giordano, ossia annettere unilateralmente allo Stato ebraico larghe porzioni della Cisgiordania palestinese, in linea con il piano «Accordo del Secolo» presentato da Trump a fine gennaio. Non l'ha fatto nonostante il suo ex avversario Sanders si fosse pronunciato, poco prima, contro la mossa del primo ministro israeliano, esortando gli Usa a non appoggiare l'annessione. Questa settimana il Jewish Democratic Council of America ha tenuto un webinar con il senatore Chris Coons e il consigliere per la politica estera Tony Blinken, entrambi collaboratori di Biden. I due hanno balbettato sul tema dell'annessione.
BIDEN HA DETTO che sarebbe un errore «pregiudicare» ciò che forse avverrà con una nuova amministrazione. Con ogni probabilità Biden continuerà a non prendere posizione. Poi come ha fatto con Gerusalemme, proclamerà l'annessione un dato di fatto sul terreno ormai irreversibile. Finora solo le deputate democratiche Ilhan Omar e Rashida Tlaib e, con toni meno accesi, Alexandria Ocasio-Cortez, si sono espresse contro le intenzioni del governo israeliano. Intanto i ministri degli esteri della Lega araba, riuniti ieri al Cairo su richiesta palestinese, hanno respinto il piano di annessione israeliano.
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