Profughi a Samo, un disastro Cronaca di Marta Ottaviani
Testata: Avvenire Data: 28 aprile 2020 Pagina: 22 Autore: Marta Ottaviani Titolo: «In fiamme il campo di Samos. I rifugiati senza più niente»
Riprendiamo da AVVENIRE di oggi, 28/02/2020, a pag.22, con il titolo "In fiamme il campo di Samos. I rifugiati senza più niente" il commento di Marta Ottaviani.
Marta Ottaviani
Profughi a Samo
Una notte di paura, che si unisce a una quotidianità fatta di speranze infrante e miseria, sulle quali, ora pesa anche la minaccia di Covid-19. Fra domenica e lunedì un incendio ha devastato parte del campo per rifugiati di Samos, che potrebbe accogliere al massimo 650 persone, ma dove vivono in 7mila. Non ci sono state vittime, ma in 200 sono rimasti senza una tenda sotto la quale dormire e parte del campo è stata evacuata. Secondo le autorità, l'incendio non avrebbe origine dolosa, ma ha fatto tomare in primo piano la gestione di questi luoghi, dove, oltre ai problemi igienici, spesso ce ne sono altri di convivenza fra etnie diverse. Non ci sono, infatti, solo i siriani ad aver rischiato la vita per sperare in una vita migliore in Europa. Fra gli oltre 40mila migranti che vivono sulle principali isole greche di fronte alla costa turca ci sono anche pachistani, afghani, iraniani, iracheni, egiziani, marocchini e algerini. 'Atti in cerca della libertà, tutti costretti alla miseria. Le fiamme sarebbero divampate in seguito a tensioni interne nel campo fra migranti provenienti dal nord Africa, di madrelingua araba e un gruppo di afghani. La polizia ha già arrestato sette persone che sarebbero responsabili delle violenze successive allo scoppio del rogo, che è stato di proporzioni ingenti, anche a causa del materiale facilmente infiammabile e dei fornelletti a gas usati dai migranti per cucinare, che hanno avuto l'effetto di amplificare la potenza delle fiamme. Già nell'ottobre scorso un altro incendio aveva lasciato senza riparo alcuno circa 700 persone. Anche in quel caso si era parlato di scontri fra migranti, ma la versione ufficiale non aveva convinto del tutto. La situazione, infatti, soprattutto sulle isole di Samos e di Lesbos, è drammatica. Oltre alle condizioni di vita disperate, ci sono da considerare anche i difficili rapporti con i residenti, stremati da un sovraffollamento difficilmente sostenibile e da dieci annidi austerity che hanno messo in ginocchio l'economia locale. Una guerra fra poveri, che a svolte sfocia in episodi di razzismo e violenza sui quali deve intervenire la polizia. La situazione è stata ulteriormente esacerbata dall'epidemia di coronavirus. Atene sta cercando di correre ai ripari e qualche giorno fa ha spostato circa 2.500 persone dal campo di Moria, sull'isola di Lesbo e tristemente famoso per essere una baraccopoli da 14mila anime, sulla terraferma, dove le condizioni igieniche sono nettamente migliori. In due campi non lontani dalla capitale Atene sono state trovate alcune persone positive al Covid19 e per questo gli spazi sono stati messi in quarantena. Una misura male accolta dai rifugiati, che hanno accusato il governo di averli rinchiusi in ghetti dove era facile ammalarsi, per salvare la situazione che in Grecia è risultata subito meno grave rispetto ad altri Paesi. Alcuni hanno anche cercato di fuggire, ma sono stati catturati subito dalla polizia.
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