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Fiamma Nirenstein ci parla della guerra antisemita contro l'Occidente

Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein". 
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)

Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine. 



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Informazione Corretta Rassegna Stampa
27.04.2020 IC7 - Il commento di Diego Gabutti: Ayatollah caricati a molla
Dal 20 al 25 aprile 2020

Testata: Informazione Corretta
Data: 27 aprile 2020
Pagina: 1
Autore: Diego Gabutti
Titolo: «IC7 - Il commento di Diego Gabutti: Ayatollah caricati a molla»
IC7 - Il commento di Diego Gabutti
Dal 20 al 25 aprile 2020

Ayatollah caricati a molla

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Adolf Hitler, Iosif Stalin

A Hitler — ha raccontato il figlio dell’architetto (nonché criminale di guerra nazista) Albert Speer — piacevano i cartoni animati di Walt Disney, soprattutto Topolino. Per rilassarsi e riprendere fiato, dopo avere pianificato per tutto il giorno guerre e olocausti insieme ai suoi boiardi, se ne guardava uno ogni sera (prima d’andare a nanna, immagino, abbracciato a un rottweiler di peluche). Stalin, dopo aver firmato qualche migliaio di condanne a morte, da parte sua non si stancava mai di guardare i musical hollywoodiani (specialmente Ginger Rogers e Fred Astaire, che si faceva proiettare privatamente nella sua dacia, in tarda serata, di ritorno dal Cremlino) per riprendersi dalla malattia professionale dei tiranni (meglio, dei mostri): lo stress. Commissionava musical anche ai suoi registi di corte (lo racconta Gian Piero Piretto in un grande libro, Il radioso avvenire, Einaudi 2001). Sembra che gli piacessero anche Stanlio e Ollio e i film western. Invitava a cena, sempre dopo mezzanotte, mai prima, il capo dell’NKVD Lavrentij Pavlovič Berija e il ministro degli esteri Vjačeslav Michajlovič Molotov, entrambi reduci da una giornata operosa, trascorsa vuoi massacrando kulaki vuoi torturando trotskisti e altri eretici. Tutti insieme, tiravano mattina bevendo vodka, fumando la pipa e accennando qualche passo di danza mentre Fred Astaire cantava Oh, Lady Be Good e Cheek To Cheek.

Ma provate a regalare per Natale o per il compleanno a qualche bambino una pistola a tappo o una spada-laser di Star Wars; fategli vedere un telefilm d’azione, oppure provate a scaricargli da Apple o Google Store un’«app violenta», dove si spara al Joker in una simulazione dei film di Batman: vi diranno che volete trasformare quel povero innocente in uno Stalin o in un Hitler. Alle anime belle le armi giocattolo fanno orrore. Aborrono la violenza, ma soltanto quella dei film e dei fumetti, cioè la violenza per finta, visto che sulle loro magliette continua a campeggiare (non più con la frequenza d’un tempo, ma sempre più spesso di quanto sia conveniente) l’icona stessa d’ogni moderno culto della violenza: la zazzera di Che Guevara, che andava anche in bagno con una pistola (vera) sotto l’ascella. Rabbrividiscono, sensibili come sono, di fronte a un fucile di latta e perdono i sensi alla vista d’un soldatino di piombo. Sono oggetti diseducativi: erudiscono i pupi alla violenza. Sono ammessi, in via eccezionale, i trenini elettrici (purché NO-TAV, a bassa velocità). Come si diceva, non sono altrettanto severi con le armi vere. Odiano, questo sì, le armi usate dalle «più oscure potenze», tipo gli USA o Israele, nazioni notoriamente assassine e imperialiste. Ma quando le armi, per esempio il kalashnikov o il tritolo, vengono usate dai terroristi islamici, pudicamente ribattezzati «guerriglieri», come nel tempo dei tempi Che Guevara e semblables… be’, allora cambia la musica, compagni, fratelli. Quando un jihadista si fa esplodere alla fermate d’autobus, oppure taglia la testa a un ostaggio «crociato», non lo fa perché è stato educato male (come i figli degli elettori della Lega, o di Giorgia Meloni, coi loro costumi di carnevale da Zorro e Capitan America). No, lo fa per «disperazione» o perché (come diceva il boss grillista Alessandro «Dibba» Di Battista, uno che nell’Italia di Ubu Roi potrebbe diventare presidente del consiglio, e quindi praticamente ci siamo) «il terrorismo è la sola arma rimasta a chi si ribella». Per rilassarsi, la sera, dopo gli attentati, forse anche bin Laden e il «califfo» Abu Bakr al-Baghdadi guardavano cartoni animati disneyani e vecchi musical hollywoodiani insieme ai loro seguaci (gli sgozzatori di bambini, i mercanti di schiavi, gli stupratori di donne infedeli, gli assassini psicopatici). Bravi ragazzi, i jihadisti. Religiosissimi. Non potevano educarli meglio. Come al Führer e a Baffone, modelli insuperati di buona educazione, quand’erano bambini devono avere sempre regalato loro balocchi da centro giochi educativo: cammellini di stoffa e ayatollah caricati a molla.

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Diego Gabutti

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