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Giorgia Greco
Libri & Recensioni
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Dan Benaya Seri-I biscotti salati di nonna Sultana
I biscotti salati di nonna Sultana – Dan Benaya Seri

Ed. La Giuntina



E’ il quartiere bucariota di una Gerusalemme antica lo sfondo del romanzo di Dan Benaya Seri che la casa editrice Giuntina pubblica nella collana Israeliana.



Con uno stile poetico che narra di antiche leggende l’autore ci introduce in una famiglia popolare, dove la magia e la superstizione accompagnano il trascorrere quieto e pacato dei giorni e dove il tempo è scandito dal lattaio Elkotzer che sveglia quella piccola comunità alla preghiera.



Nonna Sultana, i cui occhi malati ormai non vedono più, è una fra le più belle figure femminili di questo romanzo e rappresenta la memoria di un passato ormai perduto ma nel quale ella ama riandare con la mente per sopportare le sofferenze della sua vita.



Ed è sempre nonna Sultana a dare un senso alla trama che fra tabù ancestrali, equivoci e pregiudizi fortemente radicati procede fra le feste del calendario ebraico e l’arrivo del vento caldo del deserto, che l’autore con una prosa immaginifica descrive come “un vento pigro cominciò a far lentamente sudare le pecore e le corde alle quali erano legate divennero umide; e allora anche le donne la videro: polvere. Le strade si svuotarono, le persiane si chiusero in fretta e l’acqua fresca veniva presa dai pozzi e messa nelle giare di argilla. Durerà una settimana brontolò mamma Zohara osservando incollerita la polvere che ricopriva il sentiero.Quando l’aria sembrava schiarirsi, immediate giungevano grandi folate di fuoco che seminavano la disperazione tra le creature……”



La contrapposizione con il mondo ashkenazita, più ricco e avanzato, è ben tratteggiata dal pensiero di mamma Zohara: “ Alla fine non avrebbe potuto fare a meno di recarsi dalle ashkenazite e lavare i loro panni come una schiava. Con quelle aveva sempre mantenute le distanze. Detestava i loro abiti eleganti e il modo in cui si mettevano in mostra sotto quegli orrendi ombrellini che compravano dai truffatori che venivano dal mare. I volti dei loro bambini le facevano correre brividi freddi sulla pelle. Ai suoi occhi erano come animali troppo nutriti che scorazzavano per la via con le loro bizzarre scarpe di feltro emanando odore di profumo mischiato a quello di disgustosa panna montata. Aveva messo in guardia i suoi figli: non avvicinatevi!”



Clara a sedici anni viene data in moglie ad un giovane zoppo e ritardato, il figlio di mamma Zohara.



Clara “non era bella e nemmeno brutta, e anche se Arugias il sensale di matrimoni l’aveva elogiata in lungo e in largo, l’unica cosa che la faceva notare era l’altezza”.



La sua timidezza, la sua dolcezza si contrappongono al carattere forte e imperioso di mamma Zohara ed è a lei che Clara obbedisce in tutto e per tutto, un ‘obbedienza venata di amore e rispetto.



La consapevolezza che Eliyahu, della cui malattia Zohara non sa darsi pace, non potrà dare un bimbo a Clara è il preambolo di una tragedia che troverà il suo fertile humus nel pregiudizio e nel tabù che permea la società ebraica di quell’epoca.



Amore e odio, rivalità e gelosie si alternano in questo libro epico e terribile, appassionato e tragico; capace di commuoverti per le stravaganze di Eliyahu, di farti inorridire dinanzi al teatro delle crudeltà umane e di farti sorridere davanti alle dolci ingenuità di Clara.



Solo uno scrittore come Dan Benaya Seri che conosce profondamente il mondo sefardita poteva padroneggiare un romanzo come questo, una tessitura a più voci, un mirabile caleidoscopio di colori, odori e suoni.



Giorgia Greco

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