Leggo con piacere come i medici e in genere tutto il personale infermieristico di origine palestinese siano una componente di fondamentale importanza all'interno del sistema sanitario israeliano, specie in un momento di particolare emergenza come quello attuale. La notizia mi rallegra ma, nello stesso tempo, non mi stupisce. La grande tradizione della medicina araba (e persiana) fin dai tempi del Medioevo è risaputa così come il contributo dato dalla stessa allo sviluppo di quella europea. Nel califfato arabo di Granada, prima della Reconquista dei Re Cattolici, medici arabi ed ebrei erano sicuramente di gran lunga più competenti e ricercati dei loro omologhi spagnoli. Una grande tradizione che evidentemente non si è persa. Questa ovvia considerazione dovrebbe servire anche da motivo di riflessione per coloro che (e sono parecchi all'interno di questo sito) quando sentono parlare di palestinesi pensano subito e solo a terroristi, bombaroli, infidi e traditori. Non è fortunatamente così, il popolo palestinese dimostra anche in questi drammatici momenti di avere al suo interno intelligenza, competenze, spirito di solidarietà per essere valutato per quello che è, nel male, quando c'è da condannarlo, nel bene, come in questo caso, dove sono gli stessi concittadini israeliani a esprimere apprezzamento.
Alessandro Bortolami
Gentile signor Bortolami,
l'amore e l'ammirazione che traspaiono dalle sue righe per gli arabi e in particolare per i palestinesi sono così commoventi che mi dispiacerebbe molto deluderla. I palestinesi non sono tutti bombaroli e terroristi, vi sono anche brave persone tra essi ma trasformarli in grandi medici mi sembra esagerato. Se così fosse tutto il mondo si farebbe curare da medici arabi e i loro ospedali, con tutti i soldi che hanno, dovrebbero essere il massimo della modernità e della tecnologia. Invece vengono a curarsi in Israele e nei nostri ospedali c'è la fila di pazienti arabi e persino africani, soprattutto bambini. Nei miei articoli scrivo spesso che negli ospedali israeliani lavora anche personale qualificato arabo israeliano, dai primari all'ultimo impiegato o infermiere, ed è la dimostrazione che in Israele nessuno sa cosa sia l'apartheid tanto strombazzata dai palestinesi di Abu Mazen e dalle ignoranti sinistre mondiali. Purtroppo devo informarla che mentre in Israele tutti collaborano all'emergenza attuale, Le varie leadership palestinesi continuano la loro opera di diffamazione contro lo stato ebraico arrivando addirittura a convincere la popolazione che i soldati israeliani vanno nei territori muniti di bombolette per spruzzare il virus. Tutti i centri antivirus nelle città palestinesi sono gestiti dal Ministero della sanità israeliano e dal suo programma speciale per aiutare i palestinesi che vengono riforniti di tutto. Inoltre alcuni medici del Centro Sheba di Tel Aviv hanno incontrato al valico di Erez i colleghi di Gaza per trasmettere loro informazioni sulle tecniche di cura più innovative (Israele.net). Mi dica, signor Bortolami, chi si comporterebbe con tanta generosità con il nemico che vuole eliminarlo dalla faccia della terra e che da anni lo colpisce quotidianamente con i missili? Questa è la realtà con cui confrontarsi.