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La Stampa Rassegna Stampa
19.04.2020 Coronavirus e politica globale: ecco le quattro domande che dobbiamo porci
Editoriale di Maurizio Molinari

Testata: La Stampa
Data: 19 aprile 2020
Pagina: 1
Autore: Maurizio Molinari
Titolo: «Covid cambia gli equilibri tra potenze»
Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 19/04/2020  con il titolo "Covid cambia gli equilibri tra potenze", l'editoriale del direttore Maurizio Molinari.

A destra, Dry Bones, di Yaakov Kirschen:
Sostenitore BDS: "Non tradire la causa, rifiuta il vaccino fatto in Israele!"
Omar Barghouti, fondatore del movimento BDS: "Se Israele sviluppa un vaccino per il Coronavirus puoi usarlo"
Il presidente BDS Barghouti ha tradito la causa!

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Maurizio Molinari

La pandemia Covid 19 è una crisi globale e in quanto tale sta modificando i rapporti fra gli Stati, innescando dinamiche inattese e ponendo quattro interrogativi dalle cui risposte dipende la definizione di quello che sarà il nuovo assetto internazionale. Il primo, e più cruciale, dubbio riguarda l'equilibrio di forza fra Usa e Cina perché si tratta delle due potenze che già prima della pandemia erano in lizza per la leadership globale, duellando tanto sul commercio che sulla sicurezza. Al momento la pandemia sembra indebolire entrambe. La Cina è la Nazione da dove il virus si è originato, non ha saputo prevenire la diffusione del contagio sul Pianeta e dunque, nonostante i risultati positivi nella lotta al Covid 19 in patria e gli aiuti che sta inviando all'estero, ha perduto una parte importante della credibilità a cui affidava l'ambizione a guidare la globalizzazione. Gli Stati Uniti da parte loro sono stati colti di sorpresa da una minaccia che già aveva investito l'Europa e, nonostante un'imponente mobilitazione di risorse, sembrano al momento la nazione più colpita - dal punto di vista economico e sanitario - sollevando dubbi sulla capacità di mantenere la leadership globale quando la pandemia sarà passata.

Il secondo interrogativo riguarda il tentativo di Cina e Russia di far implodere l'Occidente: le "interferenze maligne", come le definisce la Nato, sono in corso almeno dal 2016 e continuano durante la pandemia. Studi, analisi e ricerche condotti nelle ultime settimane da Nato, Ue e singoli Stati nazionali - inclusa l'Italia - documentano come l'arrivo del contagio in Europa abbia coinciso con un'offensiva di comunicazioni digitali, attraverso i social network, con cui anzitutto "attori cinesi" ma anche "attori russi" hanno diffuso contenuti tesi a delegittimare in primo luogo l'Unione Europea ma anche il legame atlantico mettendo in contrapposizione la mancanza di solidarietà fra Paesi occidentali con gli aiuti in arrivo da Pechino, Mosca e altre nazioni a loro vicine. Il fatto che tali "ingerenze maligne" siano continuate in coincidenza con la fase più acuta della pandemia in Europa lasciano intendere quante risorse Cina e Russia stiano investendo per riuscire a portare a compimento il tentativo di far implodere Ue e Nato, facendo leva sui rispettivi soft power. E dunque è legittimo chiedersi se possano avere successo in questo assedio all'Occidente.

Da qui al terzo interrogativo il passo è breve ovvero: Nato e Ue usciranno più deboli o più forti dalla pandemia? Riguardo alla Nato la questione investe la capacità dell'Alleanza di includere la Sanità nel concetto strategico, dunque nell'idea stessa della sicurezza collettiva. Se la Nato dopo l'11 settembre 2001 ha riconosciuto nel terrorismo una nuova minaccia e pochi anni più tardi ha creato un comando cyber per difendersi dagli attacchi via web alle infrastrutture civili, ora è chiamata a rafforzare ulteriormente la difesa del fronte interno definendo l'attacco di virus come pericolo collettivo. Alcuni primi, timidi, passi sono stati compiuti in questa direzione ma il più resta da farsi. L'Ue è ancora più indietro perché la scarsa solidarietà verso i partner colpiti, il disaccordo sugli interventi economici-finanziari e soprattutto l'incapacità di reagire assieme a una minaccia che ha colpito tutti i membri impongono una rapida inversione di tendenza per garantire ai cittadini europei che l'idea stessa di identità comune esista ancora.

Ma è il quarto fronte di cambiamento di equilibri fra Stati quello che al momento si profila come il più carico di conseguenze. Ed è legato all'efficienza nella reazione al virus. Gli Stati che avranno dimostrato di saper gestire meglio la pandemia usciranno politicamente più forti da questa crisi globale mentre quelli che l'avranno gestita peggio saranno più deboli. Avremo una nuova metrica di leadership e credibilità internazionale, basata su una miscela di parametri senza precedenti: efficienza sanitaria, velocità amministrativa, sviluppo digitale e coesione sociale. È ancora presto per dire come tale classifica sarà composta ma le informazioni che abbiamo al momento suggeriscono che in Europa la nazione più efficiente nel contenere il virus sul fronte sanitario e per efficienza amministrativa sia stata finora la Germania così come in Asia al momento spiccano analoghi risultati di Sud Corea, Taiwan e Singapore mentre in Medio Oriente è Israele che si distingue per ricorso al digitale e coesione sociale. Ma l'epidemia è ben lungi dall'essere passata e su questo fronte tutto può avvenire. Anche se il messaggio per l'Italia è inequivocabile: come gestiremo la fase 2 avrà un impatto sul nostro futuro peso e ruolo internazionale. Tanti e tante incognite ci suggeriscono quanto Covid 19 può avere conseguenze strategiche nell'equilibrio fra Stati, sulla tenuta delle alleanze esistenti e nel veder nascere nuove tipologie di leadership. Proprio come avviene dopo i grandi conflitti della Storia.

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