|
|
||
Tutto un secolo. Due donne ebree del ‘900 si raccontano Giorgina Arian Levi – La Giuntina Le donne la storia l’hanno fatta per conto loro. Per lo più in silenzio e sapendo che la loro, di storia. Sarebbe passata in silenzio. Uno dei pochi punti esclamativi al femminile nella tradizione ebraica è un breve passo del Talmud, in cui Beruryah praticamente l’unica figura femminile fra i maestri, passa per l’appunto alla storia rimproverando uno studente che la ferma per strada e le chiede un insegnamento. “Vai a ripassare la legge – replica lei indispettita – e in particolare quel passo che dice: non fermarti a ciarlare con le donne!” Di contro a questo silenzio interrotto solo per paradosso dalle parole di Beruryah, il ruolo delle donne nell’ebraismo è, come ben si sa, non solo importante ma soprattutto fondante: a loro è affidata la trasmissione dell’identità. E non soltanto, come spesso si dice, sul profilo biologico della mera riproduzione (cioè: è ebreo chi è figlio di madre ebrea in virtù del vecchio adagio latino mater sempre certa). L’ebraismo sa infatti che i primi anni di formazione, e non solo il concepimento e la nascita, sono guidati dalla presenza della madre. Presenza sommessa ma non silenziosa, a cui è assegnato il compito di porre i fondamenti della persona. Al di là dei silenzi e del ruolo materno, la storia delle donne è un terreno costellato di ostacoli e di impenetrabili zone d’ombra, per lo studioso. Almeno finchè le donne non hanno preso voce, cioè in tempi recenti: e allora la storia hanno incominciato a scriversela da sole. Incominciando, per l’appunto, dalla propria. Come ha fatto, in un libro avvincente per la sua spontaneità e per la capacità di farci sentire a casa nostra in un tempo e un luogo così lontani, Anna Curiel Fano in “Giorgio e io” (Marsilio pp. 344 Euro 19,00). E’ la storia del suo grande amore per Giorgio Fano, filosofo e scrittore triestino. Una storia poco convenzionale, di un legame tanto appassionato quanto sfuggente, in cui i libri hanno una grande parte. Più che la Trieste in esterna, infatti, è fra gli scaffali e le pagine da correggere che questo amore si materializza. Partendo dalla libreria di Umberto Saba, che però non ha le stesse idee di Giorgio: “Lui s’è fissato coi libri antichi, io invece preferisco quelli moderni. E allora abbiamo deciso: la libreria sarà tutta sua o tutta mia”. Tutto questo è raccontato attraverso gli occhi di Annetta e le parole di suo figlio Guido, un grande matematico: ne viene fuori un libro davvero intenso. Non meno intensa è un’altra storia al femminile. Anzi sono due: quella di Giorgina Arian levi insieme a Nina Montedoro. Il libro s’intitola Tutto un secolo. Due donne ebree del ‘900 si raccontano e verrà presentato da Furio Colombo domenica 25 settembre alle ore 18 presso la Comunità ebraica di Torino. E’ un’occasione davvero speciale perché domani Giorgina compie novantacinque anni. E di cose da raccontare ne ha ancora tante, sul filo del secolo cui appartiene. Memorie d’infanzia, l’esilio in Bolivia, il ritorno in Italia, la militanza comunista e quella ebraica. Gli studi, l’insegnamento. Anche l’incontro con Nina Montedoro, “un’indomita ebrea proletaria”. Il teatro di questo incontro è la casa di riposo: il luogo dove trasformare l’impegno in ricordo, le fatiche vissute in serena conversazione. Auguri di tutto cuore. Elena Loewenthal |
Condividi sui social network: |
|
Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui |