Gli Usa versano all'Oms 500 milioni l'anno. Il 'Dragone' (che lo manovra) dodici volte meno Commenti di Gian Micalessin, Daniele Raineri
Testata:Il Giornale - Il Foglio Autore: Gian Micalessin - Daniele Raineri Titolo: «Gli Usa versano all'organismo 500 milioni l'anno. Il 'Dragone' (che lo manovra) dodici volte meno - Un Trump impaurito ora se la prende con l’Oms 'filocinese' (e ha ragione)»
Riprendiamo dal GIORNALE di oggi, 16/04/2020, a pag.16 con il titolo "Gli Usa versano all'organismo 500 milioni l'anno. Il 'Dragone' (che lo manovra) dodici volte meno", il commento di Gian Micalessin; dal FOGLIO, a pag. 1-4, con il titolo "Un Trump impaurito ora se la prende con l’Oms 'filocinese' (e ha ragione)" il commento di Daniele Raineri.
Ecco gli articoli:
IL GIORNALE - Gian Micalessin: "Gli Usa versano all'organismo 500 milioni l'anno. Il 'Dragone' (che lo manovra) dodici volte meno"
Gian Micalessin
Numeri e bilanci parlano chiaro. Ogni anno gli Stati Uniti versano all'Oms (Organizzazione Mondiale della Sanità) dai 400 ai 500 milioni di dollari mentre il contributo della Cina non supera i 40 milioni. Ma il senso di questa sproporzione, e della rabbia di un Donald Trump pronto a tagliare i fondi dell'Oms, si comprende soltanto esaminando l'operato di Tedros Adhanom Ghebreyesus, il microbiologo etiope che ne occupa la poltrona di direttore generale. All'origine di tutto c'è la sua elezione sostenuta, nel 2017, dalla Cina manovrando il voto di una quarantina di paesi africani assoggettati alle sue politiche neocolonialiste. Politiche diligentemente difese da Ghebreyesus durante i mandati da ministro della Sanità e degli Esteri di un'Etiopia trasformatasi nella «piccola Cina» d'Africa. La dubbia indipendenza e autonomia del primo direttore generale dell'Oms senza una laurea in medicina emerge subito dopo la nomina. Uno dei suoi primi atti pubblici è, infatti, la candidatura ad ambasciatore di buona volontà dell'Oms di Robert Mugabe, l'oggi defunto dittatore dello Zimbabwe, buon amico della Cina, accusato di innumerevoli violazioni dei diritti umani. La proposta indecente, subito ritirata, innesca una serie di rivelazioni sull'operato dell'ex ministro della Sanità accusato di aver messo la sordina a tre epidemie di colera scoppiate in Etiopia durante il suo mandato. La sudditanza del dg dell'Oms alla Cina diventa plateale con lo scoppio del contagio da Coronavirus, che l'agenzia dell'Onu definisce come pandemia soltanto l'11 marzo quando il morbo sta già facendo strage in Italia e in Europa. Ma per capire l'inerzia dell'Oms e la sua deferente accondiscendenza ai diktat di Pechino bisogna partire dal 14 gennaio. Quel giorno, a epidemia già conclamata, l'Oms in un tweet ricorda come le indagini preliminari di Pechino «non dimostrano la diffusione tra umani». Ancor più scandaloso è il silenzio dell'Oms sulla vicenda del dottor Li Wenliang, il medico censurato dalle autorità cinesi e di fatto lasciato morire per aver denunciato già a fine di dicembre la diffusione di un morbo simile alla Sars. La piaggeria di Ghebreyesus emerge con ancor maggior evidenza durante la trasferta cinese del 30 gennaio quando, dopo un incontro con il presidente Xi Jinping, spiega che «la Cina sta effettivamente definendo nuovi standard per la lotta alle epidemie». Fedele alla linea del numero uno l'agenzia Onu non esita a criticare le politiche di prevenzione dell'amministrazione Trump colpevole di bloccare tutti i voli della Cina. Per l'Oms le misure adottate da Washington il 31 gennaio servono soltanto ad «alimentare le paure e lo stigma». Nulla da dire invece sui rigorosi controlli imposti a metà febbraio ai suoi funzionari nel corso di un sopralluogo nella provincia di Hubei, durante il quale nessuno verifica i dati cinesi, ma al termine del quale l'Oms elogia l'operato di Pechino dipingendolo come «il più ambizioso agile e aggressivo sforzo di contenimento della storia». Oggi, 131mila morti dopo, i risultati della piaggeria dell'Oms sono sotto gli occhi di tutti.
IL FOGLIO - Daniele Raineri: "Un Trump impaurito ora se la prende con l’Oms 'filocinese' (e ha ragione)"
Daniele Raineri
Martedì il presidente americano, Donald Trump, ha annunciato che gli Stati Uniti smetteranno di finanziare l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) perché è una struttura troppo influenzata dalla Cina, che sparge la propaganda cinese e che ha molte colpe nella gestione della crisi coronavirus. E’ un’accusa sparata davanti ai giornalisti in stile Trump, e ci sono ragioni politiche per farla adesso, ma non è una bugia. In molti contestano all’Oms di essere diventata troppo filocinese – per esempio se ne è occupata a febbraio la Cnn, che di certo non è una rete trumpiana ma ha raccontato con molta preoccupazione come la Cina è riuscita a escludere Taiwan dall’Organizzazione e che il motivo è puramente politico (la Cina vorrebbe che il mondo intero non riconoscesse l’esistenza di Taiwan come stato indipendente). Il 28 gennaio – quindi nel mezzo dell’epidemia cinese, pochi giorni dopo il lockdown della città di Wuhan – il direttore dell’Oms, Tedros Adhanom Ghebreyesus, andò a incontrare a Pechino il leader Xi Jinping e ne elogiò in pubblico “le doti molto rare di leadership”. Quel giorno l’etiope disse: “Apprezziamo molto la serietà con la quale la Cina sta affrontando questa epidemia, e specialmente l’impegno dei suoi leader e la trasparenza che hanno dimostrato”. Questo frammento di discorso fu ripetuto sui media cinesi allo sfinimento per le settimane successive, ma il riferimento alla trasparenza è incomprensibile. Il governo cinese ha censurato la notizia dell’epidemia nella fase iniziale, ha minacciato dottori e giornalisti che ne parlavano e ha fatto sparire testimoni. Il dottore Li Wenliang, che morì di Covid-19, fu minacciato e costretto a dichiararsi pentito. La dottoressa Ai Fen, che in un’intervista accusò la censura di regime di avere ritardato le misure contro l’epidemia, è sparita e la famiglia e i colleghi sono stati arrestati. E questi sono soltanto due casi conosciuti. C’è il sospetto che il legame con la Cina possa avere rallentato la risposta dell’Oms, che già è accusata di essere appesantita da una costosa burocrazia internazionale. Il 14 gennaio l’Organizzazione ha ripetuto l’annuncio cinese che “il virus non si trasmette da uomo a uomo” e che ovviamente era infondato. A fine gennaio l’Oms ha definito “moderato” il rischio che l’epidemia si potesse estendere ad altri paesi, salvo poi correggere pochi giorni dopo in “molto alto”. L’Oms accetta come buoni i dati forniti dalla Cina sul numero dei malati anche se – come ha scoperto a marzo il South China Morning Post – a febbraio il governo cinese non ha inserito nel conteggio ufficiale dei contagiati tutti i positivi asintomatici. E questo vuol dire che il numero di contagiati in Cina a fine febbraio non era circa 80 mila, ma 120 mila. L’Oms sostiene che gli asintomatici non siano contagiosi e lo siano di rado che è una nozione molto contestata dai medici italiani che possono contare sullo studio dei test di massa eseguiti a Vo’ Euganeo nel Veneto, e anche dagli esperti che lavorano per il governo americano. Nel 2017 la nomina di Ghebreyesus, sponsorizzato dai cinesi, contro il candidato spinto dagli americani fu considerata una vittoria del soft power di Xi Jinping. Ghebreysus è legato al governo di Pechino fin da quando era ministro della Sanità in Etiopia e una delle sue prime mosse da direttore dell’Oms fu tentare la nomina di Robert Mugabe, il dittatore dello Zimbabwe che andava molto d’accordo con la Cina, come ambasciatore onorario delle Nazioni Unite – ma non ebbe successo. Trump è in una posizione particolare, è accusato di non avere capito nulla della pandemia in arrivo oppure di avere capito ma di avere minimizzato per non danneggiare l’economia, che poi è stata travolta lo stesso. E’ l’unico leader occidentale che non sale nei sondaggi – come di solito succede quando una nazione si sente in pericolo e si compatta – e i media hanno una collezione di sue dichiarazioni recenti da rinfacciargli, nelle quali dice che “è soltanto un’influenza”, “per fortuna siamo intervenuti subito e abbiamo tutto sotto controllo”, “ci sono soltanto quindici casi e presto caleranno a zero”. Suonano male considerato che l’America è il paese con più contagiati al mondo e il virus ha colpito in modo durissimo molte città, a partire da New York. Per questo il suo attacco contro l’Oms adesso è considerato un tentativo molto affannato di deflettere la responsabilità e non prendersi la colpa della situazione.
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