Oms: sul virus ritardi colpevoli. Ed è scontro con Trump, anche quando non cè motivo Pessimo breve redazionale contraddetto dall'accurata analisi di Gianni Vernetti
Testata: La Stampa Data: 08 aprile 2020 Pagina: 14 Autore: Gianni Vernetti Titolo: «L'idea di Trump: sospendere i fondi all'Oms - Ritardi ed errori, il fallimento dell'Organizzazione Mondiale della Sanità»
Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 08/04/2020, a pag. 14, la breve "L'idea di Trump: sospendere i fondi all'Oms"; a pag. 21, con il titolo "Ritardi ed errori, il fallimento dell'Organizzazione Mondiale della Sanità" l'analisi di Gianni Vernetti.
Mai perdere una occasione per criticare Trump, il pessimo il riassunto non firmato a proposito della sua idea di sospendere i fondi americani all'Oms, un'organizzazione non solo inutile ma dannosa, visti i ritardi nella gestione della pandemia. La breve di pag. 14 è però contraddetta dall'accurata analisi di Gianni Vernetti, che chiarisce i motivi del fallimento dell'Oms.
Ecco gli articoli:
"L'idea di Trump: sospendere i fondi all'Oms"
Trump sta considerando di bloccare i fondi all'Organizzazione mondiale della sanità perché l'accusa di essere "sinocentrica", di aver aiutato la Cina a nascondere il Coronavirus e di aver criticato la sua decisione di bloccare a fine gennaio i voli dalla Repubblica Popolare. L'Oms risponde che è stata Pechino a ritardare la pubblicazione dei dati, mentre lei ha dichiarato la pandemia appena possibile.
Gianni Vernetti: "Ritardi ed errori, il fallimento dell'Organizzazione Mondiale della Sanità"
Gianni Vernetti
Donald Trump
Si è fin qui discusso molto delle inefficienze e dei ritardi da parte di molti Stati e governi nella risposta alla pandemia, parole spese dimenticando il clamoroso fallimento dell'organismo mondiale preposto alla "governance" globale della salute: la "World Health Organisation" (Organizzazione Mondiale della Sanità). Dopo l'esplosione dell'epidemia di Sars nel 2002, e in seguito alle molte inefficienze allora rilevate nella gestione della crisi da parte delle autorità di Pechino, vennero ridisegnate le regole internazionali per migliorare il contrasto delle future pandemie. Il primo provvedimento adottato fu la revisione nel 2005 della "International Health Regulations", lo strumento giuridicamente vincolante del diritto internazionale, progettato per sostenere i singoli Stati membri delle Nazioni Unite nella tutela della salute globale. Tale revisione assegnò all'Organizzazione Mondiale della Sanità poteri straordinari per colmare le lacune dei singoli Stati, spesso riluttanti ad adottare provvedimenti radicali di contrasto delle epidemie, molte volte per ragioni politiche ed economiche locali. Un insieme di regole e di nuovi poteri che avrebbero permesso all'Organizzazione Mondiale della Sanità di svolgere non solo un ruolo di leadership nel contrasto della pandemia, ma anche di denunciare e mettere in mora gli Stati che non avessero applicato adeguatamente le direttive internazionali (tracciamento dei contagi, restrizioni negli spostamenti, ecc...). Non solo tutto ciò non è successo, ma l'Organizzazione Mondiale della Sanità ha contribuito direttamente e in modo decisivo a ritardare la risposta globale alla pandemia. E' sufficiente osservare la cronistoria degli eventi chiave della diffusione del coronavirus. Nonostante i primi casi rilevati a Wuhan a dicembre e la denuncia di diversi medici cinesi il 1 gennaio (fra cui Li Wenliang, poi arrestato per aver diffuso «informazioni allarmistiche» e in seguito deceduto per il virus) e nonostante i ripetuti "warning" lanciati dal governo di Taiwan fin dal mese di dicembre, il 14 gennaio il Direttore generale della Oms/Who, l'etiope Tedros Ghebreyesus, ha preferito rilanciare le posizioni "minimizzanti" del governo cinese dichiarando che non vi fossero «prove di trasmissione da uomo a uomo del coronavirus da poco identificato. In più il direttore generale Ghebreyesus ha dichiarato il coronavirus come emergenza sanitaria solo il 30 gennaio, quando il contagio aveva già raggiunto 19 Paesi e infettato oltre 8.000 persone, ed ha atteso fino all'11 marzo per dichiarare quella del Covid-19 una pandemia globale, quando oramai il contagio aveva raggiunto 114 Paesi. Purtroppo l'eccesso di deferenza nei confronti della Cina da parte dell'Organizzazione Mondiale della Sanità ha rallentato la risposta globale alla pandemia, legittimando in molti Paesi (inclusa l'Italia) quell'insieme di posizioni minimizzanti e persino negazioniste, che hanno fatto perdere settimane preziose nella lotta al virus. Nel mondo dopo il coronavirus cambieranno molte cose, e fra queste andrà ripensata in modo radicale anche la "governance" della salute globale.
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